Bollettino - Dicembre 2008

 

CINQUANT’ANNI DI VITA - CHIESA PARROCCHIALE DI SAN DEFENDENTE - RONCO DI COSSATO
1958 - 2008
Auguri!

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numero unico - dicembre 2008
a cura di don Mario Marchiori, scritto a più mani e a più voci
Tel. 01593749 - e-mail: donmariocossato@libero.it - www.unachiesaapiuvoci.it

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In programma “il tuo restauro”. Burocrazia permettendo, daremo presto inizio ai lavori.

COMPLETATI I LAVORI DI RESTAURO
CINQUANT’ANNI: QUATTRO PARROCI CON QUATTRO VESCOVI

Dopo le due precedenti pubblicazioni (aprile 2006 e dicembre 2008) con le quali vi illustravo progetti e lavori della ristrutturazione della nostra chiesa parrocchiale, desidero ora aggiornarvi e dedicare spazio agli ultimi interventi, alle attività svolte, al bilancio e ai prossimi appuntamenti in calendario.
Il mio sguardo è però, prima di tutto, rivolto al passato e si proietta ovviamente al prossimo 6 dicembre, festa di compleanno della nostra chiesa parrocchiale, il cinquantesimo.

Il 6 dicembre 1958 cadeva di sabato come quest’anno e nei giorni successivi si leggeva nel “Biellese”:

“Esattamente il 4 giugno scorso il Vescovo (Carlo Rossi) giungeva a Ronco di Cossato per la cerimonia della posa della prima pietra nelle fondamenta su cui stava per iniziare la costruzione della nuova Chiesa. Sabato 6 dicembre 1958 il Vescovo è di nuovo tornato a Ronco per benedire e inaugurare solennemente il tempio eretto a tempo di record”.
“Domenica 7 dicembre cadeva pure il 25° di possesso parrocchiale di D. Umberto Serralunga”.

- Parroco dal 1933, don Serralunga, il giorno dopo l’indimenticabile giornata, poté celebrare la sua festa giubilare nella nuovaprimapietra.jpgchiesa.

Morì pochi anni dopo, orgoglioso e soddisfatto per avere anche lui la chiesa accanto alla casa, come gli altri parroci della diocesi.

E intanto negli ultimi anni aveva ridotto di molto le funzioni nella chiesetta della frazione, la vecchia parrocchiale, lui che faticava salire a piedi fin lassù, per la bassa statura e la pesante costituzione.

L’ultimo evento speciale per lui, celebrato nella tanto sognata e contemplata chiesa, fu il suo funerale, svoltosi “in forma solennissima” e con larga partecipazione di clero e di fedeli. Si tenne il 21 maggio 1964. Era morto infatti il 19 maggio, giorno del suo sessantanovesimo compleanno.

Gli anziani, ancora oggi, lo ricordano come il maestro, attività che molti preti allora svolgevano con passione, severità, come fonte di sostentamento e che anch’egli svolse per tanti anni.

I suoi successori usufruiscono della capiente struttura e si adoperano per abbellirla e ammodernarla.

- don Nicola Di Nubila (parroco dal settembre ‘64) ne ricoprì il pavimento, per anni rimasto in cemento grezzo, con piastrelle in graniglia e la dotò di un primo generatore ad aria calda per l’inverno. Il nostro pensiero e ricordo riconoscente al simpatico e cordiale prevosto, rispettoso e schivo, ma di spiccata intelligenza.

Rinunciò all’incarico il 30settembre del ‘68.

- don Bruno Crivellaro, insegnante di religione (parroco dal 1° ottobre ‘68), ne fece rifare il tetto lesionato dall’alluvione, successivamente decise per l’intonaco interno ed esterno della struttura e così i rossi mattoni rimasero per tutti un caro ricordo. In quindici anni, instancabile, realizzò per i ragazzi e i giovani il campetto di pallavolo e di pallacanestro, il campo da bocce, l’oratorio in due riprese, organizzò campi estivi al Mazzucco e molteplici altre attività. Per motivi di salute si ritirò nell’ottobre del 1983. Morì poi a Biella il 7 gennaio 1994.

- don Mario Marchiori, nell’estate dell’83, succede a don Bruno malato, e, con l’apporto sempre generoso e la collaborazione dei parrocchiani, nei trascorsi 24 anni, ha cercato di conservare al meglio le strutture coi necessari interventi per adeguarle alle esigenze dei tempi.

- e ben quattro Vescovi: nei cinquant’anni ben quattro Vescovi si recano a San Defenedente per incontrare i parroci, la Comunità e per celebrare: Carlo Rossi, Vittorio Piola, Massimo Giustetti, Gabriele Mana e il 20 febbraio scorso don Alceste Catella, da pochi mesivescovo a Casale.

L’opera di un prete però non si valuta solo in riferimento alle strutture, indispensabili per la pastorale, ma per lo più resta nascosta, perché passa attraverso il contatto con le persone.

Eleviamo insieme il nostro grazie ai predecessori e al Signore, la cui presenza misteriosa si sente e opera attraverso tanta gente attenta e sensibile.

Vi ripropongo qualche foto e qualche scritto indirizzato ai fedeli dai parroci che hanno operato in questi primi cinquant’anni. Rileggendoli ne individuiamo l’impronta pastorale e il loro stile nel proporre il vangelo.

Chi poi li ha conosciuti di persona, potrà ancora meglio ravvivarne il ricordo.

Le prime confidenze
UN SALUTO, UN SOGNO E UNA SPERANZA

Miei cari parrocchiani

il 4 ottobre p. v., “sposerò” la vostra Chiesa. In genere chi sta per affrontare una nuova vita, delle nuove abitudini, una nuova categoria di persone, è preso da una comprensibile trepidazione. Il futuro sta nelle mani di Dio, è vero, ma abbiamo sempre un po’ paura proprio perché le mani di Dio, oltre che paterne, sono misteriose e imprevedibili: dove ci aspettavamo rose e fiori potremmo trovarci triboli e spine e viceversa.

L’Amministrazione Parrocchiale, pregandomi di preparare questo numero del Bollettino in occasione del mio Ingresso Parrocchiale mi ha offerto l’occasione, ed io volentieri ora ne approfitto, di porgere il primo saluto a voi, miei diletti figli. Il 4 ottobre forse non potrò vedervi tutti e poi, anche se ci foste tutti, preoccupato come sarò per le sacre cerimonie e per i preti che mi staranno attorno, probabilmente non mi accorgerò e non sorriderò a molti di voi, specialmente ai più poveri e ai più brutti.

E’ per questo che il mio primo, sincero e affettuoso saluto lo indirizzo a quelli tra voi che sono poveri e non hanno il vestito bello per venire a trovarmi la prima Domenica d’ottobre. Il secondo saluto va a coloro che, avendo impegni o altri interessi, non potrò vedere nel pomeriggio del mio Ingresso Parrocchiale. Non si preoccupino della
“cattiva figura“, sono sciocchezze queste, la cattiva figura la fanno quelli che pensano male. Avremo un tempo enorme davanti per trovarci. Gli ammalati stiano tranquilli, sarà mia gioia e mio dovere andare a trovarli.

Sono già passati 28 anni dal giorno della mia nascita, miei cari, eppure qualche volta, mi vergogno a dirvelo, mi sorprendo

a sognare come un giovanottino di 18 anni. Quando non si sa cosa fare, si sogna. E’ comodo e piacevole.

Voi non avete meritato un buon Prevosto. Non pensate che lo dica per sedurvi; è meglio non farsi illusioni; nessuno conosce me stesso meglio di me. Così è la vita. Con la scarsità di preti che c’è in giro, bisogna accontentarsi di quel che si trova.

don_nicola.jpgIl mio sogno e la mia speranza consistono in questo: nella parrocchia di S. Defendente non faremo grandi cose e non creeremo grandi organizzazioni. Ce ne manca la voglia e la possibilità. Però mi piacerebbe che fosse una parrocchia nuova, diversa dalle altre, moderna nel senso più bello della parola senza bigotti ma senza gente anche che fa la Comunione solo quando si sposa. Mi accontenterei che tutti, dal più dotto al più ignorante, studiaste la vita di Gesù Cristo. Mi basterebbe che la leggeste. Poi vorrei che quelli che sono in pericolo di vita (vecchi, ammalati), quando parlerò loro del Paradiso non mi dicessero “nessuno mai è tornato indietro”. Mi accontenterei che dicessero: “Mah! Abbiamo provato tante cose nella vita e le più ci sono andate male, proviamo anche questa, non si sa mai, se poi ci fosse veramente... “.
Infine vorrei che quando vi chiederò soldi per questa o quella famiglia della nostra Parrocchia non mi rispondeste: “Per quel fannullone? Quell’ubriacone? Non le darò niente, provino a lavorare, ecc...“. Tutte le volte chi vi sentirò disprezzare uno qualunque dei miei parrocchiani sarò triste, anche se voi non ve ne accorgerete, perché parlerete male di un mio figlio.

Coraggio, miei cari. Per quel poco che conosco e so di voi, posso assicurarvi che vi apprezzo profondamente. Tutti i paesi si assomigliano, ma di voi ho sentito dire in particolare che siete persone laboriose, generose e soprattutto giuste. La mia maggiore preoccupazione è di non sciupare in voi queste buone doti. Basterà apportare qualche piccola modifica. Ma di questo ne parleremo in seguito. Per intanto godiamoci la dolcezza di questo primo trepido incontro e la tenerezza dei primi sguardi impacciati ma carichi d’amore, e cerchiamo di rimandare il più lontano possibile gli screzi e le incomprensioni che la trama capricciosa dei nostri giorni presto o tardi ci porterà.

Don Nicola Di Nubila

Don Bruno Crivellaro ritornato a Ronco

don_bruno.jpg “Cara e brava gente di Ronco…”. Così eravamo abituati ad ascoltare l’inizio della predica di don Bruno e così lo ricordiamo quando, invitato, è ritornato nella sua amata parrocchia in occasione della festa degli anziani il 3 dicembre 1989.

Un ricordo di don Massimo Tarello

Il mio primo incontro con don Serralunga risale al mese di marzo del 1955, quando, appena giunto a Cossato come viceparroco, preparavo l’ingresso al nuovo vicario Don Felice Bertola.

Di lui ebbi subito un’ottima impressione di sacerdote zelante, anche attraverso il racconto delle sue esperienze pastorali, prima come viceparroco a Cossato e poi, come parroco a S. Defendente a Ronco. I nostri rapporti, in seguito, si fecero più frequenti e fraterni.

Accanto a D. Felice ho potuto capire la sofferenza di D. Serralunga e il suo costante interessamento per avere una chiesa adatta alle esigenze della sua popolazione.

Ho seguito, direi passo-passo, tutto il cammino faticoso della pratica della costruzione della nuova chiesa nei suoi diversi aspetti, fino al giorno della sua radiosa conclusione.

Credo fermamente che la nuova chiesa sia dovuta anche alla preghiera e alle sofferenze di Don Umberto.

In questo momento di felice completamento delle opere, volute e tenacemente realizzate da D. Mario, per l’efficienza e la bellezza della vostra chiesa, è doveroso ricordare anche un po’ di storia, che nessuno mai potrà compiutamente scrivere senza anche ricordare, con riconoscenza, tutte quelle persone che ne sono state il vero fondamento. Auguro a tutti ogni bene!

Novembre 2008

D. Massimo Tarello osb - Finalpia

Un grande cantiere e, intorno, tanti piccoli cantieri

Rivedendo le poche foto del passato, cerco di immaginare il cantiere in movimento, aperto nel maggio ‘58, con la posa della prima pietra il 14 giugno successivo. Un cantiere frenetico, con cataste di mattoni e mucchi di sabbia, la fossa per la calce viva, impalcature in legno che salivano verso l’alto a mano a mano che crescevano i muri, manovali e muratori con povere attrezzature, sotto il sole cocente e sollecitati dal capocantiere e anche dal vigile prevosto che, di tanto in tanto, estraeva dalla rifornita cantina una bottiglia di rosso e la offriva per dissetare, e ne approfittava per ricordare il dovere di portare a termine i lavori concordati, possibilmente entro l’inverno. E la gente intorno a curiosare con le personali considerazioni su quella casa di Dio, che sarebbe divenuta anche la casa di molti di loro e delle generazioni future. Sì, è facile immaginare il fermento creato intorno a quell’insolito cantiere rispetto agli altri, più ridimensionati, delle casette nascenti, che incominciavano ad aprirsi in mezzo ai prati e ai vigneti della zona, poco a poco scomparsi.

I terreni su cui sono state edificate la scuola, la casa e la chiesa parrocchiale, e in seguito parte dell’oratorio, sono dono della nobile famiglia Cridis.

Altri hanno contribuito alle costruzioni.

A tutti il nostro ricordo riconoscente.

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Alcuni dati dell’archivio parrocchiale

Conservo nel cuore, come tanti di voi, molti ricordi. E rovistando negli scaffali e nei cassetti (chissà se qualcuno di voi vorrà aiutarmi a riordinare il passato?), vengono a galla i segni di una poliedrica attività parrocchiale: bambini, piccoli, ragazzi, adolescenti, giovani, sposi, adulti, e quanti se ne sono andati. Gli elenchi dell’archivio riportano in maniera stringata alcune tappe significative, ma non il vissuto di ognuno, poiché la vita non è questione di numeri o di date, ma di storie, diverse una dall’altra e intrecciate tra loro.

Ma anche ciò che si è celebrato dentro la chiesa, nei primi 50 anni, è un dato eloquente. Non c’è il registro delle Prime Comunioni.

Battesimi 797

Cresime 552

Matrimoni 472

Defunti 585

Nel dicembre 1988 così scriveva un parrocchiano sul bollettino parrocchiale:

COMPIE 30 ANNI LA NUOVA CHIESA PARROCCHIALE

Tento di esprimere un pensiero sull’attività della nostra parrocchia: sono un anziano che ha visto avvicendarsi ottimi parrociold_chiesa001.jpgche si son dati da fare per assicurare ai parrocchiani, oltre che l’assistenza spirituale, anche quella materiale. Questa ultima consiste nelle strutture dell’Oratorio, luogo di ritrovo e di sano convivio per i giovani e i meno giovani. Penso con il cuore pieno di gratitudine al caro don Umberto Serralunga, che è stato l’ideatore della nuova chiesa, ora ultimata, a don Nicola, esemplare per la sua umanità, a don Bruno Crivellaro che iniziò con tanti sacrifici ciò che oggi don Mario Marchiori porta avanti con commovente zelo. Basti ricordare il rifacimento del tetto della chiesa, il piccolo campanile, il tetto della canonica e dell’Oratorio... e tanti altri piccoli interventi che, messi insieme, formano qualcosa di miracoloso. Per non parlare poi della sensibilità con cui don Mario pensa a noi anziani.

Qui bisogna che io mi arresti perché la commozione mi prende!

Dico soltanto che avrei creduto di vedere il sole nero, ma non una luce così viva nella nostra comunità parrocchiale.

Parrocchiani, cari amici, fratelli di Cristo, stiamo vicini al nostro parroco don Mario che, ne sono sicuro, ci darà sempre il meglio di sé e ci aiuterà a vincere ogni difficoltà con la sua serena e sana schiettezza.

Giorgio Rolando

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Ieri e oggi.

“Semplice, nuda ed eloquente: come un atto di fede”. Questo scriveva don Antonio Ferraris in un articolo apparso sul giornale ‘Biellese’ del 1958. A noi oggi pare lontano quel 6 dicembre, data d’inaugurazione, ma con uno sforzo di immaginazione e con l’aiuto di qualche fotografia, scrutando i volti degli astanti ci è possibile rintracciarvi qualche epocale pensiero e gli inevitabili affanni.

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Più volte si recò anche nella nostra parrocchia, silenziosamente e nelle difficoltà, in bicicletta prima e in motoretta poi. Lo ricordiamo con affetto e grande riconoscenza.
Era l’epoca appunto della cosiddetta “apertura dei costumi”; la FIAT aveva soltanto da un anno immesso sul mercato la 500 che poteva venire acquistata in 12, 24, 36 rate ad un prezzo inferiore alle cinquecentomila lire. I media iniziavano a inviare messaggi precisi, ammiccanti e apparentemente innocui, come i beni di consumo che presentavano le reclames. Sulle note di ‘Volare’ pareva decollare la gioia di vivere, repressa fino ad allora, da una Chiesa che considerava ancora la sessualità come una funzione riproduttiva all’interno del matrimonio e non minimamente legata alla comunione gioiosa di emozioni di due soggetti, fatti anche di carne. Il lavoro, seppur duro, non mancava nelle nuove fabbriche che producevano ciò che il mercato sempre più edonistico richiedeva. Le scuole si aprivano ad un maggior numero di bambini che avevano l’obbligo di frequentarle.

E allora ecco che ci pare di sentire quel padre di famiglia che si rivolge a Dio per sapere se davvero la divina provvidenza l’aiuterà con i suoi cinque figli, e se potrà far usare alla moglie, che è molto stanca, la pillola contraccettiva. Detto per inciso, da almeno due anni era sul mercato mondiale, ma i farmacisti italiani si rifiutavano di venderla in ossequio alla morale cattolica. Ecco le preoccupazioni di quell’altro uomo, che in un angolo sembra domandare a Dio che gli conservi la salute insieme al lavoro perché possa pagare le rate dell’auto, che era così necessaria e le cambiali per la nuova casa, e sia salva la sua immagine di onest’uomo. Ed ecco una donna inginocchiata intenta a chiedere la grazia perché il figlio, che fa tardi il sabato sera andando a ballare, non si accartocci tra le sottili lamiere dell’auto. Beata bicicletta! E accanto a lei vi è un’altra mamma, che seriamente angosciata, si domanda se non sia veramente del diavolo quella musica rock che tanto piace alla sua figliola. Eppoi ci sono gli ammalati e i vecchi e i bimbi piccoli e chi baderà loro se le donne, emancipatesi, sono al lavoro lontano da casa.

Piuttosto semplice ricostruire i pensieri di quei fedeli, presenti all’inaugurazione nel lontano’58. Qualcuno di loro è certo tra noi oggi e può confermare o magari smentire le nostre supposizioni.

Ahinoi, le medesime preoccupazioni di quei padri e di quelle madri, di quelle figlie e figli. Dunque il tempo è trascorso invano? Si è portato via la rivolta studentesca del ’68, i sanguinosi anni di piombo, l’esplosione industriale, la prima repubblica e tutto quel che sta nel mezzo, invano? Un pensiero terribile questo, che si rischiara però alla fioca luce di una nuova consapevolezza che lentamente si è fatta strada nelle nostre menti grazie a voci preziose di uomini pensanti che si sono adoprati con passione umana, e fede talora, e hanno voluto renderci partecipi del loro lavoro e della loro conoscenza.

“Una Chiesa a più voci”

Ecco come si inserisce il progetto “Una Chiesa a più voci” iniziato da un anno, quasi in sinergismo ai lavori edili, come a sottolineare la duplice necessità.

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Ha dato inizio alle serate del venerdì il 14/11/2007 Mons. Gabriele Mana con l’argomento dolente dell’attuale ‘emergenza educativa’. Con la sua lettera pastorale “Tu segui me” ci presenta Gesù, educatore pazientissimo di Pietro, e sviluppa il tema: “ ...non c’è mai qualcuno che sa tutto e qualcuno che non sa niente cui io devo dare molte cose, c’è una reciprocità educativa: un neonato educa la mamma alla meraviglia, all’incanto, alla sorpresa, come la mamma dovrà educare il bambino...” e ancora “...bisogna introdurre nella nostra realtà il sacrificio, la rinuncia, il sapere che non tutto è dovuto, non tutto è facile...”.
Venerdì 14/12/ 2007 è stata la volta di Mons. Luigi Bettazzi che ha raccontato con semplicità e acutezza la vita e la morte di Mons. Romero che, inviato tra i Salvadoregni come uomo dell’Opus Dei per tutelare la dottrina della chiesa di Roma, a contatto con le umiliazioni e le sofferenze del popolo, dopo essersi lasciato convertire dal popolo, ha offerto ad esso la sua vita.
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Venerdì 22/02/ 2008 la voce del professor Giannino Piana, uno tra i più importanti teologi moralisti italiani, ha tracciato una linea tra le complesse e nuove frontiere di bioetica (eutanasia, aborto ecc.) e la ricerca scientifica, sempre nel più rigoroso rispetto per la vita umana.
Domenica 9/03/ 2008 è stato con noi per l’intera giornata Antonio Thellung, fondatore della “Comunità del mattino” e autore di molti libri illuminanti. L’argomento assai spinoso: “Per continuare a sperare anche se il futuro è inquietante”. Tra le molteplici riflessioni scegliamo questa: “... credere è un fatto mentale, aver fede è un atto d’amore attraverso il quale avviene un cambiamento. Lo sforzo non è credere in Lui, ma entrare nella Sua ottica” e ancora.. “la verità si riconosce dai frutti”.
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Venerdì 28/03/2008 il sociologo Bruno Guglielminotti ci ha indotti a riflettere ancora sulle difficoltà dell’educazione, seguendo il percorso dalla famiglia patriarcale e autoritaristica di 50 anni fa a quella matriarcale e troppo permissiva di oggi. Sullo sfondo le incoraggianti parole dell’Abbé Pier: “Educare, magari non bene, ma facendo il minor danno possibile, e senza perder mai la speranza”.
Mercoledì 23/04/2008 è intervenuto monsignor Luciano Pacomio, teologo e biblista per parlar di ‘Dio che si lascia raccontare dall’uomo’ con i diversi linguaggi della Bibbia. Attraverso la conoscenza profonda delle sacre scritture ha acceso il desiderio, anche in platea, di conoscere di più questo Dio così vicino all’uomo. Un fecondo incontro spirituale.
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Venerdì 16/5/2008 don Cesare Massa ha condiviso con i presenti i suoi pensieri di ottantaquattrenne sulla preghiera. “La preghiera dei giovani è una fatica, un lavoro: è difficile ritagliarsi degli spazi. Quella della terza età è più facilitata: è la preghiera di ciò che si è, della stanchezza, è una preghiera privilegiata, la preghiera di chi è povero e porta a Dio la sua vita a cuore aperto e con gli occhi che si chiudono”.
Venerdì 30/5/2008 ritorna il prof. Giannino Piana. Il tema ? “La famiglia in crisi, come porre Dio in tale contesto?”. Analizzate le cause della crisi, propone i valori della comunicazione come ascolto, della capacità di donarsi, della fedeltà creativa, della fecondità non solo procreativa, ma intesa come apertura all’altro, alla Comunità, alla società, fino ad esercitare ruoli importanti per vivere una reciprocità più calda”.
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Venerdì 13/06/2008 don Renato Rosso, “lo zingaro di Dio”, ha affrontato l’argomento de ‘I nomadi visti da chi, come fratello, vive con loro da 35 anni’. In questo delicato momento storico, in cui zingari e albanesi e marocchini sembrano sinonimi di ‘criminali’ e si corre il rischio di una nuova caccia alle streghe, una voce seria che punta il dito contro la più organizzata e ben radicata criminalità italiana, sottolineando collusioni, corruzioni, mallevazioni della classe politica, e non solo con essa, fa bene ascoltare un uomo che racconti e dica , con semplicità, che gli “zingari anche se stigmatizzati come ladri sono molto altro... un padre, una madre... e sono persone con grandi valori umani. Sono santi e delinquenti come gli altri. E ciò nulla ha da spartire con l’impunità”.
Venerdì 3/10/2008 Mons. Francesco Ravinale ha condotto una serata su ‘La tradizione’. Partendo dalla sua ultima lettera pastorale, con linguaggio familiare e propositivo, tenta di mostrare il volto bello della Chiesa che, attraverso l’impegno e la testimonianza della carità, radicata nella persona e nell’esempio di Gesù Cristo, educa se stessa e le generazioni future a mantenere viva la trasmissione della fede. Compito doveroso e possibile per i cristiani adulti.
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Venerdì 14/11/2008 don Giovanni Perini, biblista e direttore della Caritas diocesana, ha accompagnato la platea alla riflessione sull’altro. L’altro da sé, lo straniero...’Il più grande straniero per noi è Dio’ e accostato a ‘...mai nessuno può mettere le mani sull’altro!’ Tanto bello! Quanto inusitato!
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“Una Chiesa a più voci” domani

Nell’ambito di ‘Una Chiesa a più voci’ molte altre ancora saranno le serate seguire: scoperto che i nostri affanni molto rassomigliano a quelli di altre epoche, cerchiamo il confronto con uomini dotti e illuminati che ci inducano a riflettere per meglio affrontare il nostro vivere quotidiano.

Molte serate, per lo più si sono svolte di venerdì perché questo è uno dei giorni che don Mario, da almeno dieci anni, destina alla catechesi rivolta a comunicandi e cresimandi, sempre accompagnati dai genitori nel difficile ascolto della Parola e come prosecutori dell’insegnamento della stessa.

In programma anche una proiezione delle tante fotografie, a data ancora da definire.

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Un pensiero riconoscente agli operatori pastorali Aita Agostino e Cordola Annamaria e ai numerosi collaboratori, volontari e volontarie.

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I diaconi Domenico Agnolin e Mario Borghetto in occasione del 25° di ordinazione di don Mario

Costruire con il Signore per non rendere vana la nostra fatica. E insieme.

Questo compleanno insolito vorrei fosse un richiamo a tutte quelle persone che, ancora vive e magari trasferitesi altrove, hanno celebrato qualche evento particolare e vissuto momenti belli o tristi in questa chiesa. Vorrei fosse per tutti un’occasione per non dimenticare chi se n’è andato e nel silenzio e nel mistero continua a seguire i passi della Comunità. Vorrei ancora fosse l’inizio di un nuovo cammino pastorale, in cui la presenza responsabile di laici affiancasse ancor di più il parroco per una più ampia condivisione di proposte e di scelte. Per me e per voi chiedo al Signore il dono dell’umiltà e della disponibilità al confronto e alla comprensione, guidati dallo Spirito che sempre anima la sua Chiesa. Facile a dirsi, meno a realizzarsi. Ma ce lo prefiggiamo tutti quale impegno di conversione per i prossimi anni, mettendo al centro il Signore che ci ripete con il Salmo: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori”. E, proprio per non rendere vane le nostre fatiche, ci affidiamo a Lui.

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Mons. Vittorio Piola
Mons. Massimo Giustetti
Mons. Alceste Catella

La chiesa in passato ha ospitato tanti gruppi: cori più diversi, festa degli anziani, anniversari di matrimoni, disabili e associazioni varie. Doveroso ricordare, e ringraziare la Campagnola, Noi Cantando, la Genzianella, Athletic Festival..., che nei mesi scorsi ci hanno rallegrato coi loro repertori.

Impossibile nominare tutti coloro che, negli anni, hanno collaborato o animato le tante celebrazioni, compresi i numerosi sacerdoti venuti da fuori.

E ai tempi i Vicari generali Mons. Giuseppe Botta e Mons. Fernando Marchi

Ecco la relazione finanziaria a novembre 2008 delle spese di ristrutturazione della chiesa

Ricordo che per il mantenimento (luce, riscaldamento, pulizie, fiori e il necessario per le celebrazioni ), la conservazione delle strutture e l’aiuto ai poveri, non può venire meno il vostro contributo.

Abbiamo creduto fermamente nella Provvidenza, come sempre in passato, e la risposta è stata decisamente generosa. Una scommessa vinta, come già scritto, nonostante la crisi economica in atto, che ha frenato non poche persone nelle offerte. Ma credo siano proprio queste le situazioni in cui la Provvidenza si manifesta con chiarezza.

Un grazie di cuore a chi ha contribuito in modi diversi e a quanti ancora daranno tempo, lavoro o denaro per completare l’opera, di cui diamo resoconto in altra pagina.

Un grazie di cuore a chi ha contribuito in modi diversi e a quanti ancora daranno tempo, lavoro o denaro per completare l’opera.

Nuovamente un grazie a tutti coloro che hanno reso possibile l’opera materiale e l’esperienza culturale e spirituale con tante voci ascoltate e partecipate.

Comprendiamo le difficoltà di molte famiglie, ma confidiamo nella generosità di chi vorrà ancora contribuire per saldare il debito.

 

 

 

Programma dei festeggiamenti

Sabato 6 dicembre ore 20,30 - 50° compleanno della chiesa e inaugurazione dei lavori di ristrutturazione
Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Gabriele Mana
Accompagna i canti Erich Bertot, costruttore dell’organo


Domenica 7 dicembre - festa di tutta la Comunità (ditte, volontari, simpatizzanti e parrocchiani tutti)
Ore 10,30 Celebrazione dell’Eucaristia presieduta da Mons. Luigi Bettazzi
Segue pranzo su prenotazione
Ore 20,45 Concerto polifonico con la Chorale di Valgrisanche

Lunedì 8 dicembre - Festa dell’Immacolata

Ore 10,30 Celebrazione dell’Eucaristia
Ore 16,30 Anniversari di Matrimonio
Segue spuntino su prenotazione.

ORARI DELLE CELEBRAZIONI NATALIZIE

Mercoledì 24 dicembre 2008 : Vigilia del Santo Natale
Ore 24.00 Solenne Celebrazione della Vigilia
Prove dei canti mezz’ora prima della celebrazione
Dopo la funzione , rinfresco per tutti in oratorio per lo scambio degli auguri.

Giovedì 25 dicembre 2008 : Solennità del Santo Natale
Ore 10,30 Solenne Celebrazione dell’Eucarestia

Venerdì 26 dicembre 2008: Santo Stefano, patrono della Diocesi
Ore 10,00 Solenne Celebrazione in Cattedrale a Biella.
Ore 20.00 Celebrazione anche in ricordo dei defunti

Domenica 28 dicembre 2008: Festa della Famiglia di Nazareth
Ore 10,30 Celebrazione dell’Eucarestia

Giovedì 1 gennaio 2009: Festa della Madre di Gesù
Ore 10,30 Celebrazione dell’Eucarestia

Domenica 4 gennaio 2009: Festa di San Defendente
Ore 10,30 Celebrazione dell’Eucarestia
Ore 15.00 Celebrazione nella chiesetta di Ronco
Siamo invitati a celebrare in quella che, fino al 5 dicembre 1958, fu la chiesa parrocchiale.

Martedì 6 gennaio 2009: Epifania del Signore
Ore 10,30 Solenne Celebrazione dell’Eucarestia

Celebrazione Comunitaria della Penitenza

Lunedì 22 dicembre - ore 20.45 nella chiesa parrocchiale di Ronco. Dopo l’ascolto e la riflessione sulla Parola di Dio, alcuni sacerdoti accoglieranno quanti desiderano celebrare individualmente il sacramento della riconciliazione.

Ogni venerdì celebrazione della messa per tutti i defunti, alle ore 20 in parrocchia

Nella nostra Comunità non si confessa alla vigilia di Natale!

Confessioni

Per le confessioni individuali troverete un sacerdote in chiesa parrocchiale sabato 20 dicembre dalle 14.30 alle 15.30.
Con il parroco si può concordare in altri orari. Per i ragazzi fisseremo il giorno e l’ora in un prossimo incontro di catechismo.
Evitiamo di collocare la confessione tra le ultime cose da fare. Accogliamo il dono del perdono predisponendoci per tempo e vivendo con calma l’incontro con un confessore, in parrocchia o altrove.

 

NATALE IERI E… OGGI

E infine voglio riproporvi, cari amici e parrocchiani, una pagina natalizia che scrissi nell’88. Io la trovo attuale e voi?

Se ripenso al Natale di un tempo, al Santo Natale di quando ero bambino, lo ricordo come la festa per eccellenza. Noi eravamo in tanti ad attendere in quella povera casa, con la sola cucina riscaldata, l’arrivo di Gesù Bambino, che veniva preparato in grande anticipo con il classico presepe. Tutto culminava con qualche piccolo dono fatto ad ognuno, di utilità spesso comune: si trattava solitamente di scarpe o di indumenti, cose di cui non eravamo poi così provvisti!

La nostra povertà però nulla toglieva al fascino indescrivibile della festa; quella paglia vera e quel Bimbo di gesso, con il bue e l’asinello che erano lì a richiamare la dura esistenza dei più, in tempi di privazioni, rinunce e infiniti calcoli per sopravvivere, consolavano la nostra vita, e quei pochi mandarini la rallegravano.

Ricordo ancora che un anno buttai nel cassone della legna da ardere il carbone dolce che non avevo mai visto prima, e ricordo ancor meglio quanto frugai per ritrovarlo non appena seppi che era un dono pagato a caro prezzo e commestibile. Piccoli regali recavano un autentico messaggio d’amore e noi, anche se bambini, sapevamo serbarlo in cuore almeno fino ad una nuova emozione: le uova di gallina, cotte e dipinte, della Pasqua.

xmas2008.jpgOggi il Natale è la festa dei figli unici, soffocati dalle cose, poveri di affetto, incapaci di gioire. Difficile, se non impossibile, ricreare il clima di attesa e di semplicità che caratterizzava il 25 dicembre di un tempo. Preciso che questa non vuole essere né un nostalgica esaltazione del passato né un esorcismo della nostra abbondanza, ma una rivisitazione di un tempo che non è poi così lontano e che non è bene dimenticare.

Come in Palestina, nell’anno zero, molti attendevano un Messia liberatore, salvatore, portatore di pace e di giustizia, così oggi molti sono alla ricerca di un Messia che dia sicurezza, forza, fiducia e speranza a vivere.

Se non è dunque il contesto in cui viviamo a suscitare tale bisogno, ma la ricerca che l’uomo conduce sempre uguale nei tempi, e se constatando oggi la nostra insicurezza e la paura per il domani non intravvediamo soluzioni umanamente possibili, perché rifiutiamo ostinatamente di lasciarci illuminare dalla fede?

Scrive don Mazzolari: “Le grandi feste cristiane sono come l’alta marea: raggiungono anche coloro che si sono allontanati o sono stati allontanati”.

La venuta di Cristo è l’alta marea, ognuno di noi il lido che viene ricoperto per essere ripulito a volte con asprezza, ma poi sempre reso fecondo.

Questa semplice e nuova consapevolezza di essere realmente lidi, ci sia presente prima di ogni sfiducia o entusiasmo. Non possiamo scostarci all’arrivo della marea, ma solo ad essa aprirci o chiuderci.

 

E’ il mio augurio personale, rivolto a tutti per il prossimo Natale e per il nuovo anno 2009!

Auguri di cuore!
don Mario Marchiori

 

 

 

Fotografie: Gianni Canepa e in parte tratte dal nostro archivio;
impaginazione R. Borchia - www.rborchia.com