Governo italiano, CEI e Vaticano - 2 marzo 2021

01-03-2021 - Notizie

La Repubblica, il Vaticano e i Vescovi si incontrano. Suggeriamo tre argomenti per l’ordine del giorno

Domani martedì due marzo il governo incontrerà i vertici della Conferenza Episcopale e del Vaticano in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi del 1929 e del nuovo Concordato del 1984. L’incontro si presenta all’insegna dell’ordinaria amministrazione. I protagonisti ritengono, a quanto si capisce, che non ci siano particolari contenziosi tra la Chiesa e la Repubblica. Ora il nuovo clima di unità nazionale comprende un’area di opinione che era in gran parte esterna al Governo precedente e che, talvolta, si richiamava, in modo strumentale, a simboli religiosi per sostenere posizioni di tipo sovranista. E la crisi determinata dalla pandemia non dà tempo e spazio per questioni che altre volte erano aperte mentre l’intervento concreto delle strutture ecclesiastiche nelle attuali situazioni di sofferenza facilita lo spirito di collaborazione tra istituzioni civili e strutture ecclesiastiche.
Ciò premesso, in queste occasioni non è male ricordare che la situazione dei rapporti Stato-Chiesa non è, di per sé, così semplice nel nostro paese. Problemi ne esistono, a partire da quelli da tempo sollevati da quell’area di credenti che ritengono che una maggiore laicità sia importante per l’evangelizzazione in una fase in cui, a fianco della fine dell’era di Cristianità e in presenza di una secolarizzazione diffusa, compaiono nuove domande di senso e di ricerca di spiritualità, favorite sia dalla situazione di difficoltà, esistenziale o spesso materiale in cui ora tutti ci troviamo, sia dalla constatazione della fragilità improvvisa e generalizzata della nostra civiltà.
Ci limitiamo a elencare le questioni sollevate tante volte. Abbiamo un Concordato che stabilisce una condizione di privilegio della Chiesa cattolica, un sistema dell’ottopermille più volte discusso, l’insegnamento della religione nelle scuole che dovrebbe essere generalizzato ma come “storia delle religioni” insegnata da docenti assunti con concorso, problemi fiscali non ancora risolti, cappellani militari... 
Ci pare utile approfittare di questa ricorrenza per fare presente, almeno a futura memoria se non saranno recepite subito come pure meriterebbero, tre specifiche questioni molto importanti ma lontane da qualsiasi intervento o dibattito attuale.

Una legge sulla libertà religiosa
Manca in Italia una legge sulla libertà religiosa, che in attuazione dell’art.19 della Costituzione garantisca diritti (e obblighi) per le Confessioni religiose “nuove” del nostro paese, che non rientrano nel quadro istituzionale previsto dagli artt. 7 e 8 della Costituzione. Siamo fermi alla legge sui “culti ammessi” del 1929! Una tale legge è non solo doverosa ma sempre più necessaria per non lasciare ampie aree di credenti, soprattutto quelle che fanno capo all’Islam, all’arbitrio di provvedimenti amministrativi incostituzionali, espressione dell’ostilità che circola purtroppo in alcune aree del paese verso i nuovi culti. Un solo esempio tra i tanti: quello delle autorità urbanistiche di certe amministrazioni locali che rendono difficile o impossibile la costruzione o l’uso di luoghi di preghiera. Una legge ragionevole e condivisa era in dirittura d’arrivo nel 2007 ma fu bloccata dall’intervento diffidente della CEI che temeva che ci sarebbero state Confessioni con diritti troppo estesi tali da essere su livelli simili a quelli della Chiesa cattolica.

L’ONU invita a una Commissione sulla pedofilia del clero
Nel febbraio del 2019, dopo tre giorni di esame del problema a Ginevra, la Convention of the Rights of the child dell’Onu nelle “Osservazioni conclusive” del suo periodico “Rapporto sull’Italia” ha scritto: “il Comitato è preoccupato per i numerosi casi di bambini vittime di abusi sessuali da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica nel territorio dello Stato Membro e per il basso numero di indagini criminali e azioni penali da parte della magistratura italiana”; e di conseguenza “ha indirizzato al Governo italiano una raccomandazione in cui chiede che si istituisca una commissione d’inchiesta indipendente e imparziale per esaminare tutti i casi di abuso sessuale di bambini da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica” al fine del “perseguimento dei presunti autori, l’adeguata punizione penale di coloro che sono stati giudicati colpevoli, e il risarcimento e la riabilitazione delle vittime minorenni, comprese coloro che sono diventate adulte”. La Conferenza Episcopale Italiana, a quanto sembra, non ha intenzione di avviare una propria commissione di indagine, come invece sarebbe logico. L’intervento dell’ONU è ignorato dai media, dal Governo, da tutti. Ma il problema è veramente grave e interessa il nostro Stato che è direttamente chiamato in causa e che può allora decidersi a un intervento diretto nella linea richiesta dall’ONU di fronte alla passività delle autorità ecclesiastiche, che noi abbiamo più volte denunciato- Non c’è nessuna norma concordataria che glielo impedisca, sarebbe un intervento “laico” nel senso più nobile del termine e a tutela dei soggetti più deboli per definizione.

NO alle armi nucleari
Il 22 gennaio è entrato in vigore il Trattato dell’ONU sul divieto delle armi nucleari. I media italiani (salvo “Avvenire” e “Manifesto”) hanno ignorato questa notizia molto importante. Probabilmente il complesso militare italiano e la NATO hanno un potere di interdizione straordinario sulla circolazione di queste informazioni. Il Governo italiano si rifiuta anche solo di discutere della questione: dà come ovvia la non sottoscrizione del Trattato che cerca di “nascondere”, si sente obbligato alla linea ostile della NATO che comprende al proprio interno paesi con armi nucleari (USA, Regno Unito, Francia) e paesi che le ospitano (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia). Nella discussione in Parlamento sulla fiducia al Governo il silenzio è stato completo da parte di tutti. Ma nel paese tante iniziative di base di gruppi e di amministrazioni locali hanno partecipato alla campagna “Italia, ripensaci!” per invitare alla firma ma senza ottenere efficacia politica. I sondaggi dicono che una larga maggioranza dell’opinione pubblica, trasversale agli schieramenti e costante nel tempo, è contraria alle armi nucleari. Il Card. Bassetti, presidente della CEI, Mons. Bettazzi, già presidente di Pax Christi e Mons Ricchiuti, presidente attuale di Pax Christi Italia, hanno firmato un Appello al governo perché accetti il Trattato. Per noi cristiani è questione di grande importanza perché coinvolge la nostra coscienza individuale e la nostra stessa vita comunitaria soprattutto da quando papa Francesco a Hiroshima ha detto che anche solo la detenzione delle armi nucleari con scopi di deterrenza è peccato grave ed ha ricordato più volte l’inderogabile necessità di questo disarmo per dare un futuro certo all’umanità. È una questione che interessa i rapporti Stato-Chiesa. Da una parte c’è la profezia della Chiesa (“basta sempre e dovunque alle armi nucleari”) fondata su molto realismo, dall’altra uno Stato, il nostro, che ospita armi nucleari di cui non ha nessun controllo e che inoltre negli ultimi quattro-cinque anni sono diventate più usabili su scenari limitati e, a causa delle nuovissime tecnologie, hanno aumentato i rischi di guerra per errore.

Ci sono questioni generali nei rapporti tra il potere ecclesiastico e quello civile nel nostro paese che sono di lungo periodo. Ma ci sono anche quelle passibili di un intervento immediato o, almeno, di una immediata apertura di discussione, non fondata su belle parole generiche e falsamente rassicuranti, che si estenda al tessuto associativo del nostro paese di ogni ispirazione e presenza. Perché, oltre alle tartine di caviale e allo champagne, non si inizia a dire qualcosa nell’incontro tra Parolin, Draghi e Bassetti?

 

Milano, 1 marzo 2021                                                               "Noi Siamo Chiesa"