BUON GIORNO SIGNORE!

10-03-2021 - Notizie

BUON GIORNO SIGNORE!

 

A febbraio la terra si risveglia. E’ stato un lungo sonno l’inverno; pareva quasi una morte. Ma tu, Signore, ci insegni che la morte è soltanto un’apparenza. Come quando ti portarono al letto della fanciulla “morta”, dicevano. E morta era di certo; però tu dicesti “dorme”. E la destasti. Diciamo meglio che la morte ha un’apparenza di perennità; e invece è un sopore che passa.

Sembrava morto il mondo, attanagliato dal gelo, gli alberi spogli, i nidi vuoti…Così come sembra morto uno che dorme. Se non fosse per quel lieve respiro che gli solleva con ritmo lento il petto, morto lo si direbbe. E invece è in attesa del risveglio.

Anche la notte è un greve sonno del cielo; poi sarà l’alba e l’aria sarà vibrante di voli, splendente di luci e di colori. Ecco: i colori dormivano, non si vedevano più: come morti. E invece la luce li resuscita: sono di nuovo là: il rosso, il giallo, lo splendente arancione, il pensoso violetto: un alfabeto cromatico che tu, Signore, ci hai offerto, come una tastiera di note.

Ecco,Signore, tre metafore: l’inverno, la notte, il sonno: tre metafore della risurrezione.

Ed io non so come sarà quella risurrezione vera che ci attende, oltre i cancelli della morte; ma intanto tu, Signore, insegnaci a vivere queste resurrezioni simboliche che fanno parte del nostro viver quotidiano.

Son tutte lente e dolcissime.

 

Il marzo è già il mese delle viole che appaiono sulle prode dei fossi tra le foglie secche e l’erba verde: la prima erba dell’anno. La primavera è già evidente. E’ certo ai primi passi ma s’incammina verso i fiori dell’aprile per veleggiare verso il trionfo del maggio.

Febbraio invece è un occhio semichiuso; e non se dorme o si risveglia. Astronomicamente è ancora inverno; e tale è l’apparenza delle cose. Eppure, in quell’inverno, fremono, appena percettibili, brividi nuovi. Man mano che si avanza la crosta del gelo diviene più cedevole, i rami degli alberi più flessibili, le cortecce più lustre sotto la circolazione della linfa che lentamente riprende a scorrere. Le gemme s’inturgidiscono, preparandosi a schiudersi.

Dacci occhi,Signore, per vedere i leggeri tremori dei rami, dacci, Signore, orecchi per udire gli impercettibili sussurri di una vitalità ancora in bozzolo; dacci attenzione per raccogliere i sottili messaggi della terra.

 

E poi c’è il risveglio del giorno.

E’ difficile dire quando la notte termina e quando il giorno inizia. E’ un passaggio così graduale dal buio al crepuscolo, ai primi fremiti di luce che stabilire distinzioni non si può. Il processo va colto nella sua continuità, così come procede verso il giorno. Ben lo percepiscono i galli che lanciano il loro canto del mattino quando il mattino ancora non si vede ma si avverte nell’aria.

Anche noi, Signore, vorremmo darti il “buon giorno” ancora prima del giorno, in un’attesa mai delusa dell’evento del sole. E il sole – ben lo sappiamo – è il simbolo di Cristo, “che illumina ogni uomo che viene a questo mondo”. Ogni uomo e ogni pianta, e ogni bestia che esce dalla sua tana.

E poi insegnaci, Signore, il nostro risveglio del mattino, quando usciamo dal sopore del sonno che ci avvicina ai morti e riprendiamo a vivere. Fa’, o Dio, che sia con stupore per l’inesausta meraviglia del mondo, che sia con gioia, per questo giorno che ci sta davanti, che sia speranza per il nostro ultimo risveglio quando tu ci desterai dalla morte, non più simbolica, per introdurci nella vita eterna.

 

ADRIANA ZARRI, con pseudonimo Myriam
rubrica Diverso pregare - Messaggero di Sant’Antonio - Febbraio 1990