Le dimissioni del Card. Marx sono una saggia decisione. Rappresentano un esempio per i vescovi italiani, omissivi e silenti per quanto riguarda la pedofilia del clero nel nostro paese.
Il Card. Reinhard Marx ha scritto una Lettera a papa Francesco (seguita poi da una sua Dichiarazione personale esplicativa) molto sincera ed efficace. Egli ha presentato le sue dimissioni da arcivescovo di Monaco.
Marx è stato presidente della Conferenza episcopale tedesca fino al 2020 e uno dei più stretti consiglieri di Francesco per affrontare la riforma della Curia romana. Il suo testo è lineare, lontano dal linguaggio ecclesiastico e parte dai fatti che hanno documentato le caratteristiche incredibili per estensione e quantità degli abusi sessuali sui minori da parte del clero tedesco. Da questa situazione è decollato il Synodaler Weg, percorso sinodale che da due anni sta procedendo in Germania. Marx scrive: “Ci sono responsabilità individuali per i fatti specifici, l’abuso del prete contro il minore e l’occultamento delle sue responsabilità da parte del vescovo”. Ma ciò avviene perché nelle curie si è creato nel tempo una situazione di segretezze, di abitudini quasi scontate, di prestigio della Chiesa da difendere, di silenzio rigoroso su qualsiasi procedura. Si tratta di un sistema di cui è protagonista l’istituzione Chiesa. Ognuno può isolarsi nella sua responsabilità individuale quando ha, se non altro, taciuto? “Ma noi, come vescovi, rappresentiamo anche l’istituzione Chiesa nel suo insieme” dice Marx. Dopo un lungo riflettere, ha deciso che si sentiva responsabile del sistema e ha scritto al papa. Il problema del “sistema” è al centro dei suoi due testi. Egli l’ha visto aggravarsi quando si è accorto che stava crescendo l’opinione secondo la quale ci si poteva cavare d’impaccio con un semplice modifica dell’amministrazione del meccanismo ecclesiastico.
Marx è partito dai risultati di uno studio (MHG) commissionato dalla Conferenza episcopale tedesca. In Francia in settembre avremo i risultati definitivi della Commissione Sauvé, in aprile i vescovi spagnoli hanno divulgato dati molto preoccupanti. Il nostro auspicio è che il Papa accetti le dimissioni; il gesto di Marx sarà così credibile e non sospettato di essere un tiramolla concordato e servirà soprattutto come esempio per tanti vescovi che, davanti ai fatti e magari alle sollecitazioni del Vaticano, perché si accorgano che si può fare diversamente dal chiedere alla vittima di tacere “per il bene della Chiesa”, dal ricorrere alle procedure interne segrete, dal fare finta di non conoscere la vittima, dalle prescrizioni nei processi e via di questo passo.
Questa sferzata di Marx ci costringe a ritornare sulla situazione italiana della pedofilia del clero che non è difficile da riassumere. Negli ultimi dieci anni il problema si è posto, sia per l’eco di quanto avveniva in altri paesi (a partire da USA e Irlanda), sia per fatti di cronaca interna, sia per l’incalzare dei messaggi dal Vaticano sulla “tolleranza zero”. Gli interventi dei vescovi si sono succeduti in quest’ordine con dichiarazioni del tipo: la situazione italiana è diversa perché il problema è ben minore che altrove, non siamo in condizione di avere dati completi, non siamo obbligati in base al Concordato a denunciare i fatti all’autorità civile, le vittime vengono considerate elemento del tutto secondario della questione.
Gli abusi non riescono ad avere l’eco sui media che si meriterebbero, i preti condannati a volte vengono gestiti in situazioni protette, non è nato un movimento diffuso ma fatti ben precisi sono emersi in parecchie diocesi e sono ben noti (nella più importante, quella di Milano, c’è un caso in cui è coinvolto direttamente l’arcivescovo Mario Delpini). La Conferenza episcopale si è concentrata sulla organizzazione di Commissioni diocesane (o interdiocesane) per la Tutela dei minori con il compito di occuparsi di formazione (nei seminari soprattutto) e di prevenzione. Quanto serviranno e funzioneranno queste strutture, ovviamente nei tempi lunghi, sarà tutto da verificare (quella di Milano è composta da dieci preti, due donne e l’avvocato della Curia che difende i preti accusati di pedofilia!). Con queste commissioni i vescovi pensano di avere fatto ad abundantiam il loro dovere. Ma non è così.
“Noi Siamo Chiesa” e altri gruppi e movimenti che seguono la questione hanno ben altre opinioni. La purificazione della nostra Chiesa per riprendere credibilità, anche a partire da questa questione centrale, passa da punti che abbiamo reso espliciti e incalzanti in tanti nostri documenti negli ultimi dieci anni. Li riproponiamo: prima di tutto istituire una Commissione nazionale d’indagine indipendente dalle autorità ecclesiastiche con larghi poteri (tipo quella tedesca), con tempi e risorse adeguate per accertare i fatti; si inizi sempre a denunciare i fatti all’autorità civile; non si boicotti il Motu Proprio “Vos estis lux mundi”; si inizino immediatamente dopo la segnalazione dei fatti le “indagini previe” nelle Curie; si preparino dei momenti importanti di pentimento collettivo; ci si occupi delle vittime in tutti i modi anche con risorse finanziarie. Aggiungiamo: “qualche vescovo segua l’esempio del Card. Marx” e anche “papa Francesco abbia sempre più coraggio nel destituire vescovi”.
Milano, 7 giugno 2021 NOI SIAMO CHIESA