LA PARITA’ È SCRITTA NEL VANGELO

09-06-2021 - Notizie

LA PARITA’ È SCRITTA NEL VANGELO di Federica Tourn

PATRICIA FRESEN, ex suora domenicana, è diventata prete a sessantadue anni, in un torrido giorno di agosto del 2003. A consacrarla a Barcellona sono state due vescove, durante una cerimonia commovente e, ovviamente, clandestina. Sembrava un sogno impossibile: la religiosa sudafricana lo aveva desiderato sin da quando, negli anni ’80, studiava teologia a Roma ma, si sa, il sacerdozio nella Chiesa cattolica è vietato alle donne. «ln Sudafrica facevamo le serve dei preti: potevamo soltanto dire “sì padre, no padre”», racconta oggi Fresen. Un malato terminale di Aids le aveva rivolto vocazione: «Voleva che fossi io a dargli l’estrema unzione, anche se non essendo sacerdote, non potevo amministrare i sacramenti. Di fronte alla mia esitazione, mi disse: “posso vedere il prete che è in te”. Allora mi feci coraggio e gli diedi la benedizione che chiedeva».

All’inizio del 2005, in una piccola cappella in Austria, Fresen ha ricevuto di nascosto anche l’ordinazione episcopale: «È stato indimenticabile - ricorda - il vescovo, mentre mi ungeva il capo di olio, piangeva di commozione». Secondo Fresen, oggi sono circa 320 le donne prete - lei stessa in quindici anni ne ha ordinate da sola più di duecento - e, a dispetto del Vaticano e della morale tradizionale, continuano a crescere e fare proseliti nel nome di un Dio più inclusivo, tollerante e gay friendly.

Ormai, infatti, le donne cattoliche non aspettano più l’autorizzazione della Chiesa ma si organizzano (e si alleano) per prendere il posto che ritengono spetti loro di diritto. In Francia la teologa Anne Soupa, co-fondatrice del Comité de la jupe (il comitato della gonna), la scorsa primavera ha deciso di autocandidarsi a cardinale della diocesi di Lione dopo le dimissioni di Philippe Barbarin, accusato di aver coperto un pedofilo. In appoggio alla sua iniziativa, altre sette donne del collettivo Toutes Apôtres! (tutte apostole), il 22 luglio scorso si sono autocandidate a ruoli di rilievo, tradizionalmente riservati ai maschi. Fra di loro c’è anche Loan Rocher, che dodici anni fa ha completato la transizione da uomo a donna e oggi vorrebbe diventare diacona: «Con la mia testimonianza di fede - sostiene - posso far sentire l’amore di Dio alle persone Lgbt». Il nunzio apostolico Celestino Migliore le ha ricevute in veste ufficiale (tutte tranne Soupa) ma è stato poco più di un gesto di cortesia, subito spazzato via dalla nomina di Olivier de Germay a nuovo arcivescovo di Lione, un noto conservatore proveniente da ambienti militari e con imbarazzanti trascorsi omofobi. Toutes Apôtres! comunque non si, è fatta intimidire e ha preannunciato che altre candidature “irricevibili” sa- ranno presentate anche il prossimo 22 luglio.

IL SINODO DELLE DONNE

Intanto, per l’8 marzo 2022 è stato convocato a Roma (ancora non si sa se in presenza o in modalità virtuale) un grande sinodo della chiesa cattolica al femminile, dove soltanto le donne avranno diritto di voto: un’assemblea che non perderà tempo nella denuncia di clericalismo e patriarcato ma tirerà dritto sulle questioni strutturali, formulando proposte concrete per cancellare la disuguaglianza di genere e dare anche alle donne la possibilità di predicare e assumere ruoli decisionali. L’idea è scattata a gennaio 2020, quando donne provenienti dai cinque continenti hanno risposto all’appello della rete Catholic Women’s Council e si sono date appuntamento all’ombra del Vaticano per rivendicare il loro posto nella chiesa. In quell’occasione è stato lanciato un pellegrinaggio internazionale per dare visibilità alle iniziative delle varie organizzazioni femminili in preparazione del primo grande “Sinodo delle donne”. «Non si tratta di adattarci alla secolarizzazione ma di obbedire al Vangelo, che predica la parità di uomini e donne nel cammino verso la santità», chiarisce Zuzanna Flisowska, responsabile dell’ufficio romano di Voices of Faith, una piattaforma internazionale nata nel 2014 per dare visibilità alle iniziative delle donne cattoliche che premono per un cambiamento all’interno della Santa Sede. Le violazioni di cui il clero è responsabile sono molte, infatti: dagli abusi fisici, psicologici e di potere fino alla demonizzazione del corpo della donna e al divieto di votare nei sinodi. Ne fa un esaustivo elenco una lettera aperta delle donne delle comunità cristiane di base dal significativo titolo “Chiesa chiedici scusa”, inviata nel maggio 2020 con oltre 600 firme alle gerarchie ecclesiastiche. Una provocazione? «Niente affatto - spiega Paola Cavallari, presidente dell’Osservatorio interreligioso sulla violenza contre le donne, una delle proponenti - volevamo denunciare il senso di sacralità di cui si ammanta il clero maschile e che è all’origine della discriminazione delle donne nella chiesa».

L’ingiustizia più eclatante resta ancora oggi l’impossibilità per una donna di diventare prete, ribadita nel 1994 dalla lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis di papa Giovanni Paolo II. Un’esclusione che nei secoli è stata motivata con interpretazioni teologiche sempre meno convincenti e che è ancora più difficile da sostenere di fronte alla penuria di vocazioni, che in alcune zone del sud del mondo ha raggiunto livelli drammatici.

In Amazzonia, per esempio, il numero dei sacerdoti è sempre più esiguo e sono spesso le donne ad amministrare le comunità, a battezzare e ad accompagnare i morenti. Una constatazione che è stata al centro del dibattito del Sinodo per l’Amazzonia nel 2019 ma che non è bastata per riaprire la discussione sull’ordinazione femminile. Una delusione amara per le cattoliche e una sconfitta per la chiesa, che ha perso, ancora una volta, un’occasione per affrontare in modo onesto e lungimirante la crisi che la divora dall’interno, fra scandali per pedofilia ed emorragia di fedeli.

CARBONARI CATTOLICI

D’altronde, come abbiamo visto, le donne prete sono già una realtà, per quanto non riconosciuta dalla Chiesa cattolica. Negli Stati Uniti dal 1975 la Women’s Ordination Conference si batte per l’ordinazione femminile e in Europa nel 2002 tre vescovi dissidenti hanno dato il via alla successione apostolica, ordinando sette donne su una barca in navigazione sul Danubio: saranno proprio due di loro, diventate vescove, ad ordinare Fresen a Barcellona l’anno successivo. Per questi “carbonari cattolici” il rischio è l’espulsione immediata dalla Chiesa: trasgredire i dettami del diritto canonico e spingere le donne al sacerdozio costa infatti la scomunica. Fresen, poi, è stata scomunicata personalmente nel 2007 dal cardinale Raymond Burke, per aver osato ordinare delle donne a Saint Louis, nel Missouri, dove lui era arcivescovo. «Non trovavo una sola chiesa in tutta la città che mi ospitasse per la cerimonia, erano tutti terrorizzati da Burke - ricorda ridendo Fresen - alla fine le ho consacrate in una sinagoga liberale guidata da una rabbina». Davvero troppo per l’ultraconservatore Burke, lo stesso che, a capo del Dignitatis Humanae Institute e in compagnia di Steve Bannon, avrebbe voluto fondare una scuola di sovranismo nell’Abbazia di Trisulti, in provincia di Frosinone.

Tuttavia, se per alcune la questione dell’ordinazione femminile è imprescindibile, per altre non è che un palliativo: «La vera questione non è tanto trovare un posto in questa chiesa, quanto crearne una nuova in cui predica chi ha il dono di farlo - sottolinea Paola Lazzarini, presidente della rete Donne per la Chiesa - bisogna lavorare sulle coscienze e smettere di rivolgersi alle gerarchie per ogni cosa». Insomma, prima si declericalizza il sacerdozio e poi si pensa a introdurre le donne: la pensano così anche le attiviste tedesche di Maria 2.0 che, dopo i girotondi intorno alle cattedrali e gli “scioperi” nelle parrocchie (ne abbiamo parlato su Fq millennium n. 33), tre mesi fa hanno affisso sui portoni di centinaia di chiese in Germania sette tesi sulla parità fra uomini e donne.

MARIA 2.0

Maria 2.0 o Lutero 2.0? Il riferimento al riformatore è voluto e se viene evocata una nuova divisione della chiesa, Maria Mesrian, teologa e responsabile del gruppo di Colonia, non si scompone: «Non è per forza una cosa negativa, anche se non è quello il nostro scopo», precisa. «Il punto è che chiesa sta morendo – aggiunge -i fedeli si allontanano per gli scandali, le donne sono un’alternativa all’immobilismo e all’omertà delle istituzioni ecclesiastiche».

Per ora, il Vaticano tace. La recente ammissione delle donne ai ministeri laicali dell’accolitato e del lettorato (potranno leggere i Vangeli durante la messa e porgere l’ostia o diventare chierichette), disposta da papa Francesco con il motu proprio “Spiritus domini”, e la nomina di suor Nathalie Becquart a sottosegretaria del Sinodo dei vescovi con diritto di voto, sembrano tuttavia due piccoli gesti di apertura verso la “questione femminile”. «Sono una novità, certo, anche se suonano un po’ come un contentino per chi da anni chiede il voto per tutte le donne nelle assemblee, non il privilegio per una soltanto», commenta Paola Lazzarini, e aggiunge: «Sicuramente sono il segno che il papa, se vuole, può fare queste riforme anche da solo».

IL PAPA GRANDE ASSENTE

Francesco, in questa lotta delle donne per la parità, è il grande assente. Le cattoliche che si ritroveranno al Sinodo fra meno di un anno sono concordi nel dire che mantiene una visione conservatrice. Tutt’altro che rivoluzionario, come spesso viene indicato, sulle donne nella chiesa nel migliore dei casi il papa manca l’obiettivo, nel peggiore fa danni: nel suo ultimo libro, Ritorniamo a sognare. La Strada per un futuro migliore, Bergoglio sostiene che il carisma femminile deve «infondersi nella società clericale» quasi le donne fossero, come sottolinea ironica Soupa, una bustina di té da inzuppare nella tazza ecclesiastica.

Ma ormai è chiaro che nemmeno le parole seduttive del papa fermeranno le rivendicazioni delle donne, tutt’altro che intenzionate a farsi recintare nel ruolo abusato della cura. Anzi, c’è anche chi pensa addirittura di adire alla Corte europea dei diritti umani per il mancato rispetto della parità fra i sessi. A proporlo non è l’ultima arrivata a un campo scout ma la badessa benedettina Philippa Rath dell’Abbazia di Santa Ildegarda a Elbingen, in Germania. «Conosco giuriste che stanno verificando questa possibilità - ha dichiarato durante un webinar organizzato lo scorso 8 marzo da Voices of Faith - non è detto che si riesca a ottenere qualcosa ma un’azione civile portata avanti da migliaia di donne sarebbe comunque un segnale importante».

Chissà, nell’attesa di conquistare Roma, si può sempre passare prima da Strasburgo.

                                Federica Tourn, FQ MILLENNIUM MAGGIO 2021