Viaggio apostolico a Budapest - IV

15-09-2021 - Notizie

CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE
DURANTE IL VOLO DI RITORNO DA BRATISLAVA

Volo papale
Mercoledì, 15 settembre 2021

[Multimedia]

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Matteo Bruni:

Buongiorno, Santità. Grazie per questi giorni che si sono aperti con l’adorazione eucaristica a Budapest e conclusi con la celebrazione e la preghiera, unita, questa mattina a Šaštin. Tra i due momenti, tante immagini, tante parole, tanti incontri, ed è bello che si sia potuto riprendere a incontrarsi di persona. Bella anche la partecipazione e la gioia del popolo di Dio, in questi giorni.

Questi giorni li ripercorriamo attraverso le domande dei giornalisti.

La prima domanda viene da un giornalista ungherese, il signor István Károly Kuzmányi, di Magyar Kurír.

István Károly Kuzmányi, di Magyar Kurír:

Santo Padre, La ringraziamo per la Sua visita a Budapest dove ha citato il venerabile cardinale József Mindszenty, che disse: “Se ci sono un milione di ungheresi che pregano, non ho paura del domani”. Ed ecco la mia domanda: perché ha deciso, dopo 21 anni, di partecipare da Papa al Congresso Eucaristico Internazionale, partendo da questo evento? Come vede il futuro del cristianesimo europeo e cosa pensa che possiamo fare, noi ungheresi, per questo? Grazie.

Papa Francesco:

Bene, grazie, grazie tante. All’inizio non si capiva bene: “Ma viene soltanto alla cerimonia, e a noi ungheresi non ci visita?”, e qualcuno la pensava male. No. Io ho spiegato che era già pianificata – ma in mente – la visita in Slovacchia, e la incominciai dopo. Ma ho promesso al vostro Presidente, con il quale mi sono incontrato – questa è la terza volta che lo incontro –, ho promesso di vedere il prossimo anno o l’altro di poter venire, perché sono tanti i valori degli ungheresi… Mi ha colpito il senso dell’ecumenismo, per esempio, che voi avete, con una profondità grande grande grande. E questo mi ha colpito.

In genere, l’Europa deve – lo dico sempre, questo, lo ripeto – prendere i sogni dei grandi, dei padri fondatori dell’Unione Europea. L’Unione Europea non è – diciamo – una riunione per fare le cose…, è un fatto molto spirituale, c’è uno spirito alla base dell’Unione Europea, che hanno sognato Schuman, Adenauer, De Gasperi, questi grandi: tornare lì. Perché c’è un pericolo: che sia soltanto un ufficio di gestione, l’Unione Europea, e questo non va. Deve andare proprio alla mistica [allo spirito], cercare le radici dell’Europa e portarle avanti. E credo che tutti i Paesi debbano andare avanti. È vero che alcuni interessi, forse non europei, cercano di usare l’Unione Europea per le colonizzazioni ideologiche, e questo non va. No, l’Unione Europea dev’essere indipendente in sé stessa, e tutti i Paesi allo stesso livello, ispirati dal sogno dei grandi fondatori. Questa è la mia idea. E voi ungheresi: con voi sono stato l’anno scorso [due anni fa] in Transilvania. È stata bellissima quella Messa in ungherese!

Matteo Bruni:

Grazie, dr. Kuzmányi. La seconda domanda viene da Bohumil Petrik, di Dennik Standard:

Bohumil Petrik di Dennik Standard:

Dennik Standard con RTVS, chiediamo: la vaccinazione ha diviso i cristiani, anche in Slovacchia. Lei dice che è proprio un atto d’amore fare il vaccino. E allora, quando non si fa il vaccino, come lo chiamerebbe? Perché alcuni credenti, pure, si sono sentiti discriminati. Ci sono anche diversi approcci nelle diverse diocesi su questo punto: anche prima della Sua visita, potevano accedere ai Suoi eventi papali solo quelli vaccinati, poi si è cambiato, potevano anche quelli con il tampone, e via dicendo. E quindi, tutti noi vogliamo sapere: come riunirsi, come riconciliarci su questo tema?

Papa Francesco:

Questo è importante. È un po’ strano, perché l’umanità ha una storia di amicizia con i vaccini: da bambini noi, anche il morbillo, quell’altro, la poliomielite… Tutti i bambini sono stati vaccinati e nessuno diceva “mu”… Qui è venuto questo. Forse, questo è venuto per la virulenza e l’incertezza non solo della pandemia, ma anche della diversità dei vaccini, e anche per la fama di alcuni vaccini che non sono adatti o sono un po’ più che acqua distillata. Questo nella gente ha creato una paura. Poi, altri dicono che è un pericolo perché con il vaccino ti entra il vaccino dentro, e tante argomentazioni che hanno creato questa divisione. Anche nel Collegio cardinalizio ci sono alcuni “negazionisti” e uno di questi, poveretto, è ricoverato con il virus. Mah, ironia della vita… Sì, io non so spiegarlo bene: alcuni lo spiegano per la diversità della provenienza dei vaccini che non sono sufficientemente sperimentati e hanno paura. Ma si deve chiarire, chiarire e parlare con serenità di questo. In Vaticano, tutti vaccinati, tranne un piccolo gruppetto che si sta studiando come aiutarli.

Matteo Bruni:

Grazie, Bohumil, grazie Santità. La terza domanda viene da Daniel Verdú Palay di El Pais:

Daniel Verdú Palay di El Pais:

Buongiorno Santità, come sta? Domenica mattina Lei si è incontrato con il Primo Ministro Viktor Mihály Orbán; sono note o si possono capire alcune delle Sue divergenze su temi come i migranti, l’Europa, i nazionalismi… Volevamo chiederLe e sapere come è andata la riunione, se avete toccato il tema dei migranti, che adesso tornerà a essere molto importante con la crisi dell’Afghanistan, e cosa pensa delle leggi che lui ha promulgato sugli omosessuali. Glielo chiediamo anche perché pensiamo che Lei gli abbia chiesto di non lasciare morire l’Ungheria cristiana, ma ascoltando i Suoi discorsi di questi giorni sembrerebbe che sono a volte queste politiche quelle che uccidono i valori cristiani.

Papa Francesco:

Benissimo. Io sono stato visitato, perché è venuto il Presidente da me, ha avuto questo garbo, questa gentilezza, è venuto – è la terza volta che lo incontro – è venuto con il Primo Ministro e il Vice Primo Ministro, erano in tre. Ma ha parlato il Presidente. Il primo tema è stato l’ecologia. Davvero, chapeau a voi ungheresi per la coscienza ecologica che avete. Impressionante. Mi ha spiegato come purificano i fiumi…, tante cose che io non sapevo! E questa è stata la cosa principale. Poi io ho domandato sull’età media, perché sono preoccupato dell’inverno demografico. In Italia, se non sbaglio, l’età media è 47 e credo che la Spagna peggio ancora. Tanti villaggi vuoti o con una decina di anziani… è una preoccupazione seria… Come si risolve? E lì il Presidente mi ha spiegato – sempre il Presidente – mi ha spiegato la legge che hanno per aiutare le coppie giovani a sposarsi, ad avere figli. È interessante. È una legge… non so… assomiglia abbastanza a quella francese ma più sviluppata. Per questo i francesi non hanno il dramma che ha la Spagna e che abbiamo noi [in Italia]. Mi hanno spiegato questo e lì hanno aggiunto qualcosa di tecnico ambedue, il Primo Ministro e il Vice, com’era questa legge. E poi… di quale altra cosa hanno parlato? Sulle migrazioni niente, no, non se n’è parlato. E poi siamo tornati sull’ecologia, pure, e sì, la famiglia, nel senso di questo che io domandavo, e si vede che c’è tanta gente giovane, tanti bambini. Ma anche in Slovacchia: io sono rimasto stupito, tanti bambini e tante coppie giovani, e questa è una promessa. Adesso la sfida è cercare posti di lavoro, perché non vadano fuori, perché se non ci sono posti di lavoro, andranno fuori a cercar lavoro. Queste sono state le cose. Ha parlato sempre il Presidente e ambedue i Ministri aggiungevano qualche dato preciso. È stato un bel clima. Ed è durata abbastanza, credo 35-40 minuti.

Matteo Bruni:

Grazie, Santità; grazie Daniel. La quarta domanda viene da Jerry O’Connell, che fa una domanda per American Magazine:

Gerard O’Connell, American Magazine:

Prima, che siamo tutti contenti che l’intervento chirurgico ha prodotto un risultato splendido, che Lei è ringiovanito.

Papa Francesco:

Mi ha detto qualcuno che voleva farsi l’intervento, non so chi era, avevo sentito… Ma non è stata una cosa estetica!

Gerard O’Connell, American Magazine:

Santo Padre, Lei spesso ha detto che siamo tutti peccatori e che l’Eucaristia non è un premio per i perfetti ma una medicina e un alimento per i deboli. Come Lei sa, negli Stati Uniti, specialmente dopo le ultime elezioni, ma anche dal 2004 in poi, c’è stata fra i Vescovi una discussione sul dare la comunione a politici che hanno sostenuto leggi a favore dell’aborto e del diritto della donna a scegliere. E come Lei sa, ci sono Vescovi che vogliono negare la comunione al Presidente e ad altre alte cariche; ci sono altri Vescovi che sono contrari, ci sono alcuni Vescovi che dicono: “Non bisogna usare l’Eucaristia come arma”. La mia domanda, Padre: Lei cosa pensa di tutta questa realtà, e cosa consiglia ai Vescovi? Poi, una seconda domanda: Lei, come Vescovo, in tutti questi anni, ha pubblicamente rifiutato l’Eucaristia a qualcuno di questi?

Papa Francesco:

No, io mai ho rifiutato l’Eucaristia a nessuno, a nessuno. Non so se sia venuto qualcuno che era in questa condizioni, ma io mai, mai ho rifiutato l’Eucaristia. E questo già da prete. Mai. Ma mai sono stato cosciente di avere davanti a me una persona come Lei descrive, questo è vero. Semplicemente, l’unica volta che ho avuto un po’… una cosa simpatica, è stato quando sono andato a celebrare Messa a una casa di riposo ed eravamo nel salotto e ho detto: “Chi vuole fare la Comunione, alzi la mano”: tutti, i vecchietti, le vecchiette, tutti volevano la Comunione, e quando ho dato la Comunione a una signora mi ha preso la mano e mi ha detto: “Grazie, Padre, grazie. Sono ebrea…”. Io ho detto: “No… Anche quello che ti ho dato è ebreo… Avanti”. Questa è l’unica cosa strana, ma la signora si era comunicata prima, me l’ha detto dopo. No. La Comunione non è un premio per i perfetti. Pensiamo a Port Royal, al problema di Angélique Arnaud, al giansenismo: i perfetti possono comunicarsi. La Comunione è un dono, un regalo; la presenza di Gesù nella sua Chiesa e nella comunità. Questa è la teologia. Poi, coloro che non stanno nella comunità non possono fare la Comunione, come questa signora ebrea; ma il Signore ha voluto premiarla a mia insaputa. Perché? Perché stanno fuori dalla comunità, ex-comunitate – scomunicati, si chiamano. È un termine duro, ma questo vuol dire che non stanno nella comunità, o perché non appartengono, non sono battezzati, o perché si sono allontanati per alcune cose.

Secondo, il problema dell’aborto. L’aborto è più di un problema, l’aborto è un omicidio. L’aborto… senza mezze parole: chi fa un aborto, uccide. Prendete voi qualsiasi libro di embriologia, di quelli che studiano gli studenti nelle facoltà di medicina. La terza settimana dal concepimento, alla terza settimana, tante volte prima che la mamma se ne accorga, tutti gli organi stanno già lì, tutti, anche il DNA. Non è una persona? È una vita umana, punto. E questa vita umana va rispettata. Questo principio è così chiaro, e a chi non può capirlo io farei due domande: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? Scientificamente è una vita umana. Seconda domanda: è giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Questo l’ho detto pubblicamente a Jordi Evole quando ho fatto [l’intervista]… L’ho detto l’altro giorno alla Cope [radio cattolica spagnola], ho voluto ripeterlo… e punto. Non andare con questioni strane. Scientificamente è una vita umana. I libri ci insegnano. Io domando: è giusto farla fuori, per risolvere un problema? Per questo la Chiesa è così dura su questo argomento, perché, se accetta questo, è come se accettasse l’omicidio quotidiano. Mi diceva un Capo di Stato che il calo della popolazione è incominciato da loro, hanno un vuoto dell’età, perché in quegli anni c’è stata una legge sull’aborto così forte che hanno fatto sei milioni di aborti, si calcolano, e questo ha lasciato un calo molto grande nella società di quel Paese. Adesso andiamo a quella persona che non è nella comunità, non può fare la Comunione, perché sta fuori dalla comunità, e questa non è una pena. No, tu stai fuori. La Comunione è unirsi alla comunità. Ma il problema non è teologico, che è questo semplice, il problema è pastorale, come noi vescovi gestiamo pastoralmente questo principio. E se noi vediamo la storia della Chiesa, vedremo che ogni volta che i vescovi hanno gestito non come pastori un problema si sono schierati sulla vita politica, sul problema politico. Per non gestire bene un problema si sono schierati sul versante politico. Pensiamo alla notte di San Bartolomeo: “Eretici! Sì, l’eresia è gravissima, sgozziamoli tutti!”. No, è un fatto politico. Pensiamo a Jeanne d’Arc, a questa visione, pensiamo alla caccia alle streghe… sempre. Pensiamo a Campo de’ Fiori, a Savonarola, a tutta questa gente: quando la Chiesa per difendere un principio lo fa non pastoralmente, si schiera su un piano politico. E questo è sempre stato così, basta guardare la storia. E cosa deve fare il pastore? Essere pastore. Essere pastore e non andare condannando, non condannando: essere pastore. Ma anche il pastore degli scomunicati? Sì, è pastore e dev’essere pastore con lui, essere pastore con lo stile di Dio. E lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Tutta la Bibbia lo dice. Vicinanza, già nel Deuteronomio, in cui dice a Israele: “Dimmi quali popoli hanno gli dei così vicini come tu hai me?”. Vicinanza, compassione. Il Signore che ha compassione di noi. Leggiamo Ezechiele, leggiamo Osea. Già dall’inizio è tenerezza. Basta guardare il Vangelo e le cose di Gesù. Un pastore che non sa gestire con lo stile di Dio, scivola e si mette in tante cose che non sono da pastore.

Per me… Non vorrei particolarizzare, perché Lei ha parlato degli Stati Uniti, perché non conosco bene bene i dettagli, do il principio. Lei mi può dire: se Lei è vicino, è tenero, è compassionevole con una persona, Le darebbe la Comunione? Questa è un’ipotesi. Sii pastore, il pastore sa cosa deve fare in ogni momento, ma come pastore. Ma se esce da questa pastoralità della Chiesa, immediatamente diventa un politico. Questo lo vedrete in tutte le denunce, in tutte le condanne non pastorali che fa la Chiesa. Con questo principio credo che un pastore può muoversi bene. I principi sono della teologia. La pastorale è la teologia e lo Spirito Santo che ti va conducendo a farlo con lo stile di Dio. Io oserei dire fino a qua. Se Lei mi dice: ma si può dare o non si può dare? È casistica, quello, che lo dicano i teologi. Si ricorda Lei la tempesta che si è armata con Amoris laetitia, quando è uscito quel capitolo di accompagnamento agli sposi separati, divorziati: “Eresia, eresia!”. Grazie a Dio che c’era il cardinale Schönborn lì che è un grande teologo e ha chiarito le cose. Ma sempre questa condanna, condanna… Basta con la scomunica, per favore non mettiamo più scomunica. Povera gente, sono figli di Dio, stanno fuori temporaneamente, ma sono figli di Dio e vogliono e hanno bisogno della nostra vicinanza pastorale. Poi il pastore risolve le cose come lo Spirito lo dice.

Matteo Bruni:

Grazie Santo Padre. Grazie Gerry. La prossima domanda, forse abbiamo tempo per un’altra domanda da parte di Stefano Maria Paci di SkyTg24. Prego Stefano.

Stefano Maria Paci, Sky Tg24:

Buongiorno Santo Padre, io credo, conoscendoLa, che questo messaggio che sto per darle, Lei lo considererà una specie di regalo. Sapendo che io viaggio in volo con Lei, mi ha chiesto di darglielo, me lo ha inviato ieri sera Edith Bruck, la scrittrice ebrea deportata ad Auschwitz a 13 anni, vincitrice quest’anno del premio Strega giovani e Lei, fatto del tutto insolito, era andato a casa sua nel centro di Roma per incontrarla. È un lungo messaggio firmato “Sua Sorella Edith”, in cui La ringrazia per i Suoi ripetuti appelli e gesti contro l’antisemitismo di questo viaggio. Le prime parole sono: “Amato Papa Francesco, le Sue parole sull’antisemitismo mai sradicato oggi sono più attuali che mai, non solo nei Paesi che sta visitando ma in tutta Europa”.

Papa Francesco

È vero questo. L’antisemitismo è alla moda adesso, sta risorgendo. È una cosa brutta, brutta, brutta.

Stefano Maria Paci

E la domanda è sulla famiglia, Lei ne ha parlato con le Autorità ungheresi, ne ha riparlato ieri nell’incontro con i giovani. E da Strasburgo proprio ieri è arrivata la notizia di una risoluzione del Parlamento Europeo che invita gli Stati membri a riconoscere i matrimoni omosessuali e relativi rapporti di genitorialità. Santo Padre, qual’è il suo pensiero a proposito?

Papa Francesco:

Ho parlato chiaro su questo. Il matrimonio è un sacramento. Il matrimonio è un sacramento. La Chiesa non ha il potere di cambiare i sacramenti così come il Signore li ha istituiti. Queste sono leggi che cercano di aiutare la situazione di tanta gente, di orientamento sessuale diverso. E questo è importante, che si aiuti la gente. Ma senza imporre cose che, per la sua natura, nella Chiesa non vanno. Ma se loro vogliono portare la vita insieme, una coppia omosessuale, gli Stati hanno possibilità civilmente di sostenerli, di dare loro sicurezza di eredità, di salute,… I francesi hanno una legge su questo, non solo per gli omosessuali, per tutte le persone che vogliono associarsi. Ma il matrimonio è il matrimonio. Questo non vuol dire condannare le persone che sono così, no, per favore, sono fratelli e sorelle nostri. Dobbiamo accompagnarli. Ma il matrimonio come sacramento è chiaro, è chiaro. Che ci siano leggi civili che… Tre vedove, per esempio, che vogliono associarsi in una legge per avere il servizio sanitario, per avere poi l’eredità fra loro, ma si fanno queste cose. Questo è il Pacs francese, ma niente a che vedere con le coppie omosessuali; le coppie omosessuali possono usarla, possono usarla, ma il matrimonio come sacramento è uomo-donna. A volte, su quello che io dicevo, si crea confusione. Sì, dobbiamo, tutti uguali, rispettare tutti; il Signore è buono e salverà tutti. Questo non dirlo a voce alta [ride], ma il Signore vuole la salvezza di tutti. Ma per favore non fare che la Chiesa rinneghi la sua verità. Tanti, tante persone di orientamento omosessuale si accostano al sacramento della penitenza e si accostano per chiedere consiglio ai sacerdoti, e la Chiesa li aiuta ad andare avanti nella propria vita, ma il sacramento del matrimonio non va. Grazie.

Matteo Bruni:

Grazie Santo Padre…

Papa Francesco:

E grazie a voi! Volete una cosa bella su una persona di voi? Questo lo lascio come un fioretto prima di andarmene. Si diceva che questa giornalista è a disposizione 24 ore per il lavoro, che sempre lascia passare gli altri prima, lei dietro, e che sempre dà la parola agli altri e lei zitta. Bello, di un giornalista, che dicano questo, e questo lo dice Manuel Beltran sulla nostra Eva Fernandez. Grazie!

 

Il Papa: l’aborto è omicidio, la Chiesa sia vicina e compassionevole non politica

Francesco a colloquio con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Slovacchia ha parlato del dialogo con le autorità ungheresi, di antisemitismo e dei vaccini, come pure della comunione ai politici che approvano leggi abortiste

VATICAN NEWS

“L’aborto è un omicidio” la Chiesa non cambia la sua posizione, ma “ogni volta che i vescovi hanno gestito non come pastori un problema, si sono schierati sul versante politico”. Lo ha detto Papa Francesco dialogando con i giornalisti sul volo che da Bratislava lo riportava a Roma, a conclusione del viaggio a Budapest e in Slovacchia (per vedere il video integrale della conferenza stampa del Papa in aereo clicca qui).

Istávan Károly Kuzmányi (Magiar Kurir):
Santo Padre la ringraziamo della sua visita a Budapest dove ha citato il cardinale Mindszenty che disse: “Se ci sono un milione di ungheresi che pregano, non ho paura del futuro...”. Perché ha deciso di partecipare dopo 21 anni al Congresso eucaristico a Budapest e come vede il cristianesimo in Europa?

Qualcuno pensava male a proposito della visita a Budapest, era pianificata così, ma ho promesso al vostro presidente di vedere il prossimo anno o l’altro di poter venire. Sono tanti i valori degli ungheresi, mi ha colpito il senso dell’ecumenismo con una profondità grande, grande. In genere, l’Europa – lo dico sempre – deve riprendere i sogni dei suoi padri fondatori. L’Unione Europea non è una riunione per fare le cose, c’è uno spirito alla base della Ue che hanno sognato Schuman, Adenauer, De Gasperi. C’è il pericolo che sia soltanto un ufficio di gestione e questo non va, deve andare proprio alla mistica, cercare le radici dell’Europa e portarle avanti. E tutti i Paesi devono andare avanti. È vero che alcuni interessi, forse non europei, cercano di usare l’Unione Europea per le colonizzazioni ideologiche, e questo non va. Sono stato in Transilvania, era bellissima quella Messa.

Bohumil Petrik (Dennik Standard):
La vaccinazione ha diviso i cristiani in Slovacchia. Lei dice che è atto di amore fare il vaccino ma ci sono stati diversi approcci nelle diocesi. Come riconciliarci su questo tema?

È un po’ strano perché l’umanità ha una storia di amicizia con i vaccini: il morbillo, la poliomielite... Forse questa virulenza è dovuta all’incertezza, non solo della pandemia. C’è la diversità dei vaccini e anche la fama di alcuni vaccini che sono un po’ di più di acqua distillata e questo ha creato una paura. Altri che dicono che è un pericolo perché affermano che col vaccino ti entra il virus dentro. Anche nel Collegio cardinalizio ci sono alcuni negazionisti e uno di questi, poveretto, è ricoverato con il virus. Ironia della vita. Non so spiegarlo bene, alcuni dicono perché i vaccini non sono sufficientemente sperimentati. Si deve chiarire: in Vaticano sono tutti vaccinati tranne un piccolo gruppetto che si sta studiando come aiutare.

Daniel Verdú Palai (El Pais):
Domenica mattina lei si è riunito con Orban e si possono capire alcune delle divergenze. Volevamo chiedere come è andata la riunione, se ha toccato i temi dei migranti e come la pensa sulle leggi sugli omosessuali che ha promulgato.

Io sono stato visitato, è venuto il presidente da me, ha avuto questo garbo, è la terza volta che lo incontro ed è venuto con il primo ministro e con il vice primo ministro. Ha parlato il presidente. Il primo tema è stata l’ecologia, davvero chapeau a voi ungheresi, la coscienza ecologica che voi avete: mi ha spiegato come purificano i fiumi, cose che io non sapevo. Poi io ho domandato sulla media dell’età, perché sono preoccupato dell’inverno demografico, in Italia la media dell’età è 47 anni, in Spagna credo peggio ancora, tanti villaggi sono vuoti o con tanti anziani. Come si risolve? Il presidente mi ha spiegato la legge che loro hanno per aiutare le coppie giovani a sposarsi, ad avere figli. Interessante, è una legge che assomiglia abbastanza alla legge francese, ma più sviluppata. Mi hanno spiegato questo, lì hanno aggiunto qualcosa, il primo ministro e il vice primo ministro, su come era questa legge. Sull’immigrazione, niente. Poi siamo tornati sull’ecologia pure. La famiglia, nel senso della demografia: si vede che c’è tanta gente giovane, tanti bambini. Anche in Slovacchia, tante coppie giovani. Adesso la sfida è cercare posti di lavoro, perché non vadano fuori a cercarlo. Queste sono state le cose... Ha parlato sempre il presidente, ambedue i ministri aggiungevano qualche dato. L’incontro è durato abbastanza, circa 40 minuti.

Gerard O’Connell (America):
Per prima cosa volevo dirle che siamo tutti contenti per l’intervento chirurgico, che ha prodotto un risultato splendido, lei è ringiovanito!

Mi hanno detto che qualcuno voleva farsi l’intervento... Ma non è stata una cosa estetica...

Lei spesso ha detto che siamo tutti peccatori e che l’Eucaristia non è premio per i perfetti, ma una medicina e un alimento per i deboli. Come lei sa, negli Usa dopo le ultime elezioni c’è stata tra i vescovi una discussione sul dare la comunione ai politici che hanno sostenuto le leggi sull’aborto e ci sono vescovi che vogliono negare la comunione al presidente e alle altre cariche. Altri vescovi sono favorevoli, altri dicono di non usare l'Eucarestia come arma. Lei cosa pensa e cosa consiglia ai vescovi? E lei come vescovo in tutti questi anni ha pubblicamente rifiutato l’Eucaristia a qualcuno?

Non ho mai rifiutato l’Eucaristia a nessuno, non so se è venuto qualcuno in queste condizioni! Questo da prete. Mai sono stato cosciente di avere davanti a me una persona come quella che lei mi descrive, quello è vero. L’unica volta che ho avuto una cosa simpatica è stato quando sono andato a servire Messa in una casa di riposo. Ero nel salotto e ho detto: 'Chi vuole la comunione?'. Tutti i vecchietti hanno alzato la mano. Una vecchietta ha alzato la mano, ha preso la comunione e ha detto: “Grazie, sono ebrea”. E io: “Anche quello che ti ho dato è ebreo!”. Ma la signora si comunicò prima e dopo me l’ha detto... La comunione non è premio per i perfetti – pensiamo al giansenismo, pensiamo a Port Royal (des Champs), al problema di Angélique Arnaud, i perfetti possono comunicarsi – la comunione è un dono, un regalo, è la presenza di Gesù nella Chiesa e nella comunità. Poi, coloro che non stanno nella comunità non possono fare la comunione, come questa signora ebrea, ma il Signore ha voluto premiarla a mia insaputa. Fuori dalla comunità – scomunicati – perché non sono battezzati o si sono allontanati. È un termine duro, ma questo vuol dire che non stanno nella comunità, o perché non appartengono, non sono battezzati o perché si sono allontanati per alcune cose. 

Secondo problema, quello dell’aborto: è più di un problema, è un omicidio, chi fa un aborto uccide, senza mezze parole. Prendete voi un qualsiasi libro di embriologia per studenti di medicina. La terza settimana dal concepimento, tutti gli organi stanno già lì, tutti, anche il Dna... È una vita umana! Questa vita umana va rispettata, questo principio è così chiaro! A chi non può capire, farei questa domanda: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? È giusto assumere un sicario per uccidere una vita umana? Scientificamente è una vita umana. È giusto farla fuori per risolvere un problema? È per questo la Chiesa è così dura su questo argomento, perché se accettasse questo è come se accettasse l’omicidio quotidiano. Mi diceva un capo di Stato che il calo demografico è cominciato perché in quegli anni c’è stata una legge sull’aborto così forte che hanno fatto sei milioni di aborti e questo ha lasciato un calo di nascite nella società di quel Paese.

Adesso passiamo alla persona che non è nella comunità, non può fare la comunione. Questa non è una pena, è fuori. Ma il problema non è teologico, è pastorale, come noi vescovi gestiamo pastoralmente questo principio e, se noi guardiamo la storia della Chiesa, vedremo che ogni volta che i vescovi hanno gestito non come pastori un problema si sono schierati sul versante politico. Pensiamo alla notte di San Bartolomeo: eretici, sì, sgozziamoli tutti... Pensiamo a Giovanna d'Arco, alla caccia alle streghe... A Campo di Fiori, a Savonarola. Quando la Chiesa per difendere un principio lo fa non pastoralmente, si schiera sul piano politico, questo è sempre stato così, basta guardare la storia. Cosa deve fare il pastore? Essere pastore, non andare condannando. Ma anche il pastore degli scomunicati? Sì, è pastore e deve essere pastore con lui, essere pastore con lo stile di Dio. E lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Tutta la Bibbia lo dice. Vicinanza già nel Deuteronomio in cui dice a Israele: “Dimmi quali popoli hanno gli dei così vicini come tu hai me?”. Vicinanza, compassione. Tutta la Bibbia lo dice. Un pastore che non sa gestire da pastore... Non conosco bene bene i dettagli degli Stati Uniti... Ma se lei è vicino, tenero, e dà la comunione? È un’ipotesi, il pastore sa che fare, in ogni momento. Ma se esce dalla pastoralità della Chiesa diventa un politico e questo lo vedete in tutte le condanne non pastorali della Chiesa... Se lei dice si può dare o non dare, questa è casistica... Si ricorda la tempesta che si è armata con Amoris laetitia? Eresia, eresia! Per fortuna che c’era il cardinale Schoenborn, grande teologo, che ha chiarito le cose... Sono figli di Dio e hanno bisogno della nostra vicinanza pastorale, poi il pastore risolve le cose come lo Spirito gli indica.

Stefano Maria Paci (Sky Tg 24):
Credo che questo messaggio che sto per darle lo considererà come un regalo. Mi ha chiesto di darglielo Edith Bruck, la scrittrice ebrea che lei ha visitato a casa, un lungo messaggio firmato “sua sorella Edith”, in cui la ringrazia per i gesti e gli appelli contro l’antisemitismo di questo viaggio..
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L’antisemitismo sta risorgendo, è alla moda, è un cosa brutta brutta...

Lei ne ha parlato con le autorità ungheresi e da Strasburgo è arrivata una risoluzione che invita a riconoscere i matrimoni omosessuali. Qual è il suo pensiero?

Il matrimonio è un sacramento, la Chiesa non ha potere di cambiare i sacramenti così come il Signore li ha istituiti. Ci sono leggi che cercano di aiutare le situazioni di tanta gente che ha un orientamento sessuale diverso. È importante, gli Stati hanno possibilità civilmente di sostenerli, di dare loro sicurezza di eredità, salute, ecc, non solo per gli omosessuali, ma per tutte le persone che vogliono associarsi. Ma il matrimonio è matrimonio. Questo non vuol dire condannarli, sono fratelli e sorelle nostri, dobbiamo accompagnarli. Ci siano leggi civili, per le vedove ad esempio, che vogliano associarsi con una legge per avere servizi... C’è il Pacs francese, ma niente a che vedere con il matrimonio come sacramento, che è tra un uomo e una donna. Delle volte creano confusione. Sono fratelli e sorelle, tutti uguali. Il Signore è buono, vuole la salvezza di tutti, ma per favore non fare che la Chiesa rinneghi la sua verità. Tante persone di orientamento omosessuale si accostano alla penitenza, chiedono consiglio al sacerdote, la Chiesa li aiuta, ma il sacramento del matrimonio è un’altra cosa.

Poi il Papa ha aggiunto:

Ho letto una cosa bella su una persona di voi. Si diceva che questa giornalista è a disposizione 24 ore per il lavoro e che sempre lascia passare gli altri prima e lei dietro, dà la parola gli altri e lei zitta. Questo lo dice Manuel Beltran, sulla nostra Eva Fernández, grazie!

(trascrizione di lavoro)