Avvento e Natale: tempo di gioia.

07-12-2021 - Notizie

Avvento e Natale: tempo di gioia.

San Giuseppe ci insegna l’ascolto e la capacità di dare vita nell’amore.

 

Cari fratelli e sorelle,

nel dono di sé nell’amore si realizza la capacità generativa di ogni uomo e di ogni donna sulla terra.

In quest’ottica, trovandoci all’interno dello speciale anno dedicato a San Giuseppe (che si conclude l’8 dicembre 2021) e stimolati dalla lettera apostolica di Papa Francesco Patris Corde, l’invito per il nostro cammino di Avvento è quello di guardare a San Giuseppe come figura obbediente alla volontà di Dio, che ha saputo realizzarsi nel dono di sé, accogliendo con cuore di Padre, il mistero della venuta del Figlio di Dio.

I brani evangelici che si riferiscono a San Giuseppe e che ascoltiamo in particolare nel tempo di Avvento e di Natale, mettono in luce l’accoglienza del mistero dell’Incarnazione: “Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù” (Mt 1,24-25). In queste parole troviamo due atteggiamenti fondamentali propri di San Giuseppe che possono essere di riferimento per i credenti: l’ascolto e la capacità di dare la vita.

Partendo da quest’ultima bisogna riconoscere come Giuseppe, assumendosi la responsabilità per Maria e per il bambino che porta nel grembo, vive la forma matura dell’amore che è la paternità. Genera Gesù non biologicamente, ma nella sua identità (gli affida il nome) compiendo un vero atto di custodia. Attraverso il nome infatti custodisce la verità di quel bambino che è il salvatore dell’umanità: «lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Non diventa generativo legandosi ad un’appartenenza “genetica”, ma genera vita e futuro attraverso il suo quotidiano spendersi per Gesù e per la sua sposa. Questo amore paterno di Giuseppe fa sì che Gesù nei Vangeli sia da tutti riconosciuto come suo figlio.

L’altra caratteristica di S. Giuseppe è proprio quella dell’ascolto. Si è messo in ascolto di quanto Dio gli ha rivelato attraverso i sogni, che presso i popoli antichi erano uno dei mezzi con cui la divinità si mostrava all’uomo e che nella

 

Bibbia hanno un valore di rivelazione. Proprio la sua capacità di sintonizzare il cuore su quanto Dio gli stava dicendo gli permette di sperimentare la beatitudine che nasce dall’ascolto (Lc 11,28) e di cooperare al mistero della salvezza.

In obbedienza al Signore ha saputo discernere i segni dei tempi e prendere anche decisioni impegnative come fuggire nella notte per spostarsi in Egitto lasciando la sua terra e il suo popolo. Questa capacità di ascolto è quella che siamo chiamati a maturare anche noi oggi all’inizio del percorso sinodale che interessa la Chiesa universale e quella italiana per essere, come Giuseppe, capaci di coraggio creativo (Patris corde 5).

Inoltre non bisogna dimenticare che in questo tempo liturgico il popolo di Dio viene orientato alla venuta del Salvatore non solo nella sua portata storica, ma anche in quella escatologica.

Giuseppe che si prende cura di Maria, sua sposa, diventa segno per noi della cura che esprime Dio per la Chiesa chiamata ad essere la sposa dell’Agnello nel cammino verso la Gerusalemme celeste.

Nell’Avvento siamo chiamati non solo a ripercorrere la venuta nella carne del Signore Gesù, ma anche a contemplare la Gerusalemme Celeste e andare incontro al Signore che verrà. L’Avvento, dunque, è molto di più che la semplice preparazione al Natale: nella misura in cui celebra l’inizio e la fine della storia della salvezza, esso è figura ed esperienza della fede che invita a tenere insieme il “già” e il “non ancora” nell’atteggiamento dell’attesa.

In questa luce, accogliendo l’esempio di San Giuseppe, impariamo anche noi a prenderci cura dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, dei più poveri ed emarginati, del pianeta che è la nostra casa comune.

Apriamo dunque il nostro cuore alla gioia e facciamo nostre in questo tempo contrassegnato ancora da tante paure e dall’incertezza per la pandemia e le sue conseguenze e per i tanti altri mali che affliggono la nostra umanità, le parole di speranza del profeta: «Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre».

Nella Chiesa dimorerà il Verbo fatto carne, e così ad essa sono rivolte le parole:

«Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, dal tramonto del sole fino al suo sorgere, alla parola del santo, esultanti di gioia per le opere di Dio».

San Giuseppe ci guidi con amore premuroso di padre e la Vergine Santa, nostra amata Regina di Oropa, ci protegga, come dolce Madre, mostrandoci il Figlio di Dio, Gesù, il frutto del suo grembo, che è Benedetto nei secoli! Buon Natale!

 

+ Roberto, vescovo