SOLIDARIETA' A DON EZIO MA NON BASTA

29-01-2022 - Notizie

Ho incontrato nei giorni scorsi don Ezio per esprimergli la vicinanza e l’incoraggiamento in seguito alla vicenda legata ai due richiedenti asilo ospiti, insieme ad altri immigrati, in casa parrocchiale. I giornali hanno dato ampio risalto e la Comunità tutta ha testimoniato l’apprezzamento nei confronti di don Saviolo e di altre realtà presenti nel territorio che si adoperano per l’accoglienza e per il sostegno alle famiglie o alle persone più disagiate.

Vorrei semplicemente riportare all’attenzione la complessità del fenomeno migratorio e le gravi carenze legislative che si perpetuano da troppo tempo in Europa e anche nella nostra nazione. Il reato di clandestinità della Bossi-Fini è ancora in vigore, anche se smontata di vari pezzi da diverse sentenze. Ma non se ne parla più e nessuno osa modificarla o abolirla. Troppo impopolare per qualsiasi forza politica anche dichiaratamente cristiana e non razzista. E il sistema non funziona.

La principale conseguenza è che la mancata ottemperanza a un ordine di espulsione è un reato, anche se con scarse conseguenze pratiche. Abolito lo sponsor, le possibilità di ingresso legale si sono ristrette (ricongiungimenti familiari, asilo, piccoli numeri di lavoratori con i decreti flussi). Bene per i corridoi umanitari che, come tutte le organizzazioni umane si rivelano in qualche caso fallimentari per l’integrazione.      La perdita del permesso di soggiorno per disoccupazione protratta raramente si traduce in espulsione effettiva. I rimpatri forzati rimangono pochi  (intorno ai 6-7.000 all'anno) e riguardano per oltre la metà immigrati tunisini.

Non stupisca se un esiguo numero dei richiedenti asilo, magari arrivati in Italia da anni, dopo aver fatto corsi per apprendere l’italiano o qualche mestiere, si vedono negare il permesso di soggiorno o dover attendere mesi per il rinnovo. Costretti ad accettare tirocini di sei mesi per lo più non rinnovabili dallo stesso datore di lavoro. Fortunati coloro che trovano un lavoro stabile (fortunati anche i datori di lavoro). Diversi godono dell’ ospitalità  senza dover pagare affitto e oneri per l’abitazione, ma la precarietà e l’insicurezza del domani, il non poter inviare qualche soldo alle famiglie di origine rendono appetibile per alcuni di loro il guadagno facile (dal 2011 tuttavia mi risulta siano i primi reati di tal gravità che si  sono verificati nel nostro Biellese). Rischio che corrono tanti nostri giovani fragili, senza prospettive o per problematiche le più diverse.

Eppure senza la mano d’opera degli  stranieri l’Italia in parte si fermerebbe . Occorre riparlare del fenomeno immigrazione con serenità e vedere nello straniero una persona con pari dignità e da ri-accogliere anche dopo aver commesso un reato, come evangelicamente sta facendo il parroco del Villaggio.   

Noi crediamo nella giustizia riparativa che in altri paesi, come la Svezia, funziona da oltre trentanni e che da qualche tempo viene presa in considerazione dall’Italia e dall’Europa. E sarebbe già un delle tante soluzioni per il problema carceri.

                                                                                   don Mario Marchiori