Il papa che voleva fermare la Chiesa

11-01-2023 - Notizie

Benedetto XVI, il papa che voleva fermare la Chiesa

La morte di Ratzinger ha suscitato reazioni mediatiche e popolari, in parte impreviste e tali da intervenire sugli assetti attuali della Chiesa. Evidentemente egli costituiva (e costituisce?) ancora un punto di riferimento, di consenso e di dissenso, al di là della facile e semplice affermazione che di Papa ce n’è uno solo. Probabilmente anche in futuro egli rimarrà come punto di riferimento per diverse appartenenze. Vale perciò la pena, dopo questa esplosione di attenzione, di esprimersi con chiarezza e di dire parole esplicite su un pontificato che “Noi Siamo Chiesa”ha sempre seguito in modo critico.

Cristianità e secolarizzazione
Il pontificato di Ratzinger è stato in continuità con l’inverno ecclesiale del pontificato di papa Wojtyla (di cui Ratzinger è stato il numero due). Il parametro di giudizio è per noi, anche se non condiviso da tutti, il Concilio Vaticano II. Nel dicembre del 2005 il nuovo papa, parlando alla Curia, criticò quanti interpretavano il Concilio come una rottura vera e propria nella storia della Chiesa a fronte di quanti vi vedevano solo continuità. L’ispirazione dietro a questa posizione era quella già del Card. Ratzinger nei suoi lunghi anni di prefetto dell’ex-Sant’Uffizio. Il ritorno alla cristianità era l’obiettivo da perseguire, pensando alla tradizione nei suoi termini più statici in linea col Concilio di Trento e non con la libera creatività della Chiesa dei primi secoli. Di fronte ai cambiamenti della società e della politica prevalse la “paura più che la gioia, più il controllo che la libertà” (L. Boff). Principi universali dovevano essere la base per contrastare la secolarizzazione, l’attenzione ai segni dei tempi diventava secondaria (come traspare dal suo testamento). Si potrebbe parlare di sordità alla storia. Benedetto ha cercato di “proporre ai contemporanei una ammodernata neo-cristianità facente perno sull’universale legge naturale garantita dalla Chiesa tale da fissare per gli ordinamenti pubblici i fondamentali diritti come fondamento della civiltà umana” (D. Menozzi). La reazione più evidente a questo modo di vivere il Messaggio fu una critica molto forte alla secolarizzazione la quale cercava altri parametri di approccio alla realtà “a partire dalla facoltà per ogni individuo di autodeterminare le forme della propria esistenza sia nella sua vita sociale sia nelle più profonde strutture antropologiche (corpo, nascita, morte, identità sessuale ecc." (D. Menozzi). Dal suo testamento appare poi una critica vivace nei confronti di tante nuove e diverse esegesi bibliche (il suo commento ai quattro vangeli è carente per quanto riguarda il confronto con le più recenti e migliori esegesi, osservò il Card. Martini!). Ratzinger sembra snobbarle, ma le scienze bibliche hanno contribuito notevolmente ad approfondire e a purificare la fede permettendo di interpretare in modo adulto i testi biblici (V. Mancuso). Questo schema rigido di Ratzinger di comprensione della realtà ha avuto tante conseguenze, per esempio quella sulla opportunità di sanare la frattura coi lefebvriani nei cui confronti furono offerte occasioni di rientro, fallite. Il ’68 non fu capito da Ratzinger che addebitò semplicisticamente la pedofilia del clero alla rivoluzione sessuale di quel periodo.

L’eurocentrismo
Ma il limite angusto delle sue analisi lo si scorge facilmente in uno degli assi centrali del suo approccio pastorale. È quello dell’eurocentrismo. Le sue analisi sulla secolarizzazione sono la conseguenza dall’essere Ratzinger del tutto interno a questo continente (nel bene e nel male), il più coinvolto nella secolarizzazione dopo secoli di un ruolo egemonico delle strutture ecclesiali, fino all’illuminismo. I suoi studi, la sue cattedre, i suoi discepoli sono realtà che hanno condizionato il suo percorso pastorale. Egli si è impegnato con papa Wojtyla perché nella Costituzione europea fosse inserito un riferimento alle “radici cristiane” dell’Europa e ad Auschwitz nel 2006 disse che un “gruppo criminale costrinse il nostro popolo" ad essere usato e abusato "come strumento della loro smania di distruzione e di dominio”; ma questa è una interpretazione della storia che non fa i conti con l’appoggio quasi generalizzato che ebbe il nazismo dalla popolazione.

La teologia della liberazione
Con queste premesse Ratzinger, senza il carisma di papa Wojtyla, fece scelte che le posizioni più “conciliari” presenti nella Chiesa apertamente criticarono. Con la Dominus Jesus del 2000, da lui ispirata, si affermò la centralità della fede “cattolica” e la collocazione degli altri cristiani sul piano di “comunità ecclesiali separate dalla vera unica Chiesa”, cristiani di serie B; contribuì a promuovere la rivista Communio in diretta polemica con Concilium (espressione dei principali teologi dell’area conciliare). A Ratisbona nel 2006 espresse un giudizio inaccettabile sull’Islam violento; soprattutto nei confronti della Teologia della Liberazione manifestò un accanimento severo senza fondamento evangelico. Gustavo Gutierrez, Leonardo Boff, Jon Sobrino, Jacques Dupuis, Schillebeeck e tanti altri – i principali teologi del postConcilio –  furono allontanati dall’insegnamento ed emarginati. Si instaurò un clima di repressione e di autocensura dove si faceva ricerca teologica. Nell’aprile del 2008 fu ricevuto, per il suo compleanno, da Bush con una grande festa sul prato della Casa Bianca con canti e fanfare all’americana. Nel suo discorso all’assemblea generale dell’ONU non fece cenno al problema del rapporto Nord/Sud del mondo né alle questioni del riarmo e della pace. Fu, da allora, giudicato da molti come il papa dell’Occidente e fu considerato estraneo e contrario alle nuove esperienze e ricerche elaborate dalla teologia del Sud.

I valori non negoziabili
Su alcune questioni etiche legate alla vita del singolo e della famiglia (gender, eutanasia, omosessuali, unioni civili) la posizione fu più che ferma, idem sull’aborto. È un’etica della rigidità e dei “valori non negoziabili” che non accetta di fare i conti col vissuto della persona, le sue sofferenze, le situazioni specifiche delle complesse realtà umane, non giudicabili con la legge canonica ma con molto discernimento e con molta misericordia. Fu del tutto corresponsabile della protezione della pedofilia del clero nei tanti anni di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, liberandosi infine negli ultimi tempi dalle coperture più scandalose (come quella di Marcial Maciel Degollado dei Legionari di Cristo) e ricevendo delle vittime, cercando così di contraddire un sistema diffuso quasi ovunque. È stato poi accusato personalmente di avere protetto quattro preti quando era a arcivescovo di Monaco (questione ancora aperta).

Gli scandali
Hanno compromesso il pontificato gli scandali nella gestione delle risorse, per l’infedeltà di alcuni collaboratori e per un sistema molto male organizzato. Molti nel popolo cristiano hanno capito che Benedetto è stato ingannato ma anche hanno mal tollerato latrocinii forse sopportabili nella società civile e nella politica ma sorprendenti in una struttura dalla ispirazione evangelica. Inoltre si è diffusa la consapevolezza che il papa, pur avendone i poteri in una struttura così verticistica come il Vaticano, non era personalmente capace di controllare e di governare. Si è venuta, alla fine, aggravando una fragilità generale del sistema. A ciò si deve aggiungere la gestione della situazione italiana.

In Italia
Benedetto nominò all’inizio del pontificato, sulla base di una sua del tutto discutibile valutazione personale e di amicizia, Segretario di Stato il Card. Bertone, ecclesiastico arrogante e incapace, nonostante la sua estraneità alle grandi questioni di cui si occupa la Chiesa in tutto il mondo. Benedetto soprattutto con questa scelta, che difese contro ogni logica e anche dopo alcuni evidenti passi falsi, dimostrò la sua incapacità di governo. Fu sostenuta la gestione della CEI di Ruini e poi di Bagnasco, in sostanziale continuità tra di loro come gestori dell’ordinaria amministrazione e dello status quo moderato nella politica italiana. I casi Welby ed Englaro furono la manifestazione pubblica di un intransigentismo etico che destò amarezza e rifiuto in vaste aree anche del mondo cattolico. Infine un altro passo non ecclesiale fu quello di mettere in evidenza la candidatura di Scola per la sua successione trasferendolo da Venezia a Milano. Fu dimenticata la storia ecclesiale di Scola (da studente allontanato dal seminario di Venegono). Dopo la fumata bianca al Conclave l’informazione online della CEI con grande enfasi lanciò una fake news nella quale si congratulò con Scola, nuovo papa. Sono fatti gravi, lontani da qualsiasi logica ecclesiale.

Le encicliche
L’analisi su altre sue scelte pastorali potrà essere fatta con calma, a partire dalle sue tre encicliche (Deus caritas est, Spe salvi e Caritas in veritate). Vi si potranno trovare contenuti interessanti, sempre coerenti con l’ottica teologica e pastorale di fondo di Ratzinger. Sul sito di Noi Siamo Chiesa ci sono analisi ed osservazioni critiche. Nella sua azione si potranno trovare interventi positivi, come la Lettera ai cattolici cinesi del 2007 che ha aperto a un possibile dialogo col regime.

La rinuncia
La sua rinuncia è stata la decisione più giusta del suo pontificato. Secondo una logica sia ecclesiale che umana essa fu fondata sul buon senso, per le condizioni fisiche di Ratzinger e per la sua manifesta incapacità a gestire la situazione. Essa, non a caso, suscitò grande delusione in tutta l’area fondamentalista della Chiesa. Ha contribuito a desacralizzare la figura del papato. Un fatto storico per la storia della Chiesa. Anche Bergoglio andrà probabilmente nella stessa linea. E, ragionando a posteriori, se Ratzinger non avesse ragionato correttamente per tenere fede ai principi (come fece papa Wojtyla, che faceva governare da altri negli ultimi tempi) avremmo avuto per anni un papa incapace, un grave vuoto di potere. Ed ora nessuno parla di come accertare il possibile caso molto delicato di impedimento fisico o psichico permanente di un papa. Chi lo accerta, offrendo a tutto il mondo cristiano e laico la garanzia che non intervengano pressioni scorrette? Perché si tace su questa questione?

Dieci anni di papa emerito
Ratzinger non ha completato la sua decisione storica, non ha accettato quello che molti speravano, non è veramente uscito di scena: il ritiro in qualche monastero in Baviera lasciando perdere le forme, il titolo di papa emerito, un monastero ad hoc, l’abito, la residenza in Vaticano (alcuni hanno detto per proteggersi con l’extraterritorialità dalle possibili cause intentate dagli USA e poi dalla Baviera). Rimanendo in Vaticano, ricevendo visitatori e, talvolta, scrivendo egli ha esercitato un ruolo di interdizione da una parte nei confronti dell’ala fondamentalista che voleva (e vuole ora) usarlo contro il cambiamento (è stato un baluardo verso l’estrema destra, potremmo dire), dall’altra era pronto a intervenire nel caso di posizioni del tutto fuori da quella che egli pensava dovesse essere l’ortodossia. Per esempio sono in molti che addebitano a un suo intervento indiretto lo stop al via libera alla consacrazione presbiterale di uomini già sposati, dopo che per tre anni i cattolici conciliari dell’America Latina avevano predisposto tutto perché si arrivasse a decidere in modo positivo. Nella Querida Amazonia Bergoglio fu “costretto” a dire di no. La situazione si presenta ora in peggio: il segretario di Ratzinger Mons Gänswein, a funerali ancora da celebrare, ha già esternato, senza alcuna discrezione o stile, informazioni su dissensi del papa emerito nei confronti di decisioni di papa Francesco. Si preannuncia una scontro ora a viso aperto.

Il funerale
Il funerale è stato celebrato in forme più sobrie di quelle previste dall’ordinamento canonico per la morte di un papa. La partecipazione è stata ben inferiore di quella al decesso di papa Wojtyla. Di grande risonanza l’intervento dei media. Noi auspichiamo che ora questo papa sia lasciato in pace, che papa Francesco non abbia anche il problema di rispondere a chi, usando del predecessore, si richiama al passato (recente), vuole dimenticare il Concilio e non sa o non vuole leggere i segni dei tempi. Non inizi una campagna sul “santo subito”. La canonizzazione dei papi è un errore, come diceva il Card. Martini..
Milano, 11 gen 2023  
NOI SIAMO CHIESA