Gaza. Il silenzio di Dio e la morte degli innocenti

16-05-2024 - Notizie

di Leonardo Boff

 

 

in “Adista”- Segni Nuovi – del 11 maggio 2024

Viviamo a livello globale in un mondo tragico, pieno di insicurezze, minacce e domande per le quali non abbiamo risposte che ci soddisfino. Nessuno può dirci dove stiamo andando: verso il prolungamento dell’attuale modo di abitare la Terra, devastandola in nome di un maggiore arricchimento per pochi? Oppure cambieremo rotta? Nel primo caso, sicuramente la Terra non resisterà alla voracità dei consumisti (ora ci serve una Terra e mezza per soddisfare gli attuali livelli di consumo dei paesi ricchi) e dovremo affrontare crisi e ancora crisi, come il Coronavirus e il riscaldamento globale, già inarrestabile (rilasciamo nell’atmosfera 40 miliardi di tonnellate di gas serra all’anno). È possibile che non si possa più tornare indietro e che ci troveremo di fronte al peggio.

Oppure, costretti dalla situazione, recupereremo la ragione sensibile e sensata, visto che ormai è impazzita, definiremo un nuovo corso che sia

più amico della natura e della Terra, più giusto e partecipativo per tutti gli esseri umani. Lavoreremo a partire dal territorio, disegnato dalla natura, perché lì possa essere sostenibile e creare vera partecipazione per tutti. Allora inizierà un nuovo tipo di storia con un futuro per il sistema-vita e per il sistema-Terra.

Avremo tempo, coraggio e saggezza per questa conversione ecologica? L’essere umano è flessibile, è cambiato molto e si è adattato a climi diversi. Inoltre la storia non è lineare. All'improvviso si può presentare l'inaspettato e l'impensabile (un salto verso l'alto nella nostra coscienza) che inaugurerebbe una nuova direzione per la storia.

Nell'attesa, soffriamo per i mali che stanno accadendo sulla Terra: sono 17 i luoghi in guerra. Papa Francesco ha detto più volte che siamo già in una terza guerra mondiale a pezzi. Non è impossibile che scoppi un conflitto nucleare totale e porti alla perdita dell’intera umanità.

In questo contesto ci mettiamo nei panni di Giobbe e gridiamo a Dio in mezzo a tante morti innocenti, genocidi e guerre altamente letali.

“Dio, dov'eri in quei momenti terrificanti in cui la rabbia genocida di Netanyahu ha ucciso 13.000 bambini innocenti e più di 80.000 persone e madri nella Striscia di Gaza? Perché non sei intervenuto se potevi? Sono state rase al suolo più di 500mila case, ospedali, scuole, università, moschee e chiese. Perché non hai fermato quel braccio omicida? Il tuo caro figlio Gesù ha saziato la fame di quasi cinquemila persone. Perché permetti che centinaia e centinaia di persone muoiano di sete e di fame? Dov'è la tua misericordia? Queste vittime non sono anche tue figlie e tuoi figli particolarmente amati perché rappresentano tuo Figlio crocifisso?”

Ricordo con dolore le parole di Papa Benedetto XVI quando visitò il campo di sterminio ebraico di Auschwitz-Birkenau:

«Quante domande sorgono in questo luogo. Dov’era Dio in quei giorni? Perché è rimasto in silenzio? Come può tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?».

Giobbe aveva ragione nel riconoscere che «Dio è troppo grande perché noi possiamo conoscerlo» (Giobbe 36:26). Può essere e fare ciò che non capiamo, perché siamo limitati. Tuttavia, Giobbe professa ostinatamente la sua fede, dicendo a Dio. «Anche se mi uccidi, credo ancora in te» (Giobbe

15:13). Indimenticabile la testimonianza di un ebreo che prima di essere sterminato nel ghetto di Varsavia nel 1943 scrisse su un pezzo di carta che mise dentro una bottiglia: «Credo nel Dio d'Israele, anche se ha fatto di tutto per impedirmelo. credendo in Lui si nascose il volto... Se un giorno qualcuno troverà questo pezzettino di carta e lo leggerà, forse capirà il sentimento di un ebreo morto abbandonato da Dio, quel Dio in cui credo ancora fermamente».