VI DOMENICA DI PASQUA B

08-05-2021 - Preghiere poesie

 VI DOMENICA DI PASQUA  B 

  Giovanni 15, 9 -17

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi  discepoli: 9 Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Per “rimanere” nell’alleanza con il Dio di Abramo, Mosè ha chiesto al popolo di Israele di osservare fedelmente i “dieci comandamenti” scritti sulla pietra e ricevuti sul monte Sinai. Gesù segue questo schema, ma la Sua richiesta è di osservare un solo comandamento, che Lui chiama “il mio comandamento” e lo definisce con dodici parole: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.”. Ma come si fa – in concreto – a rimanere nel Suo amore osservando il Suo comandamento?

Proviamo, per rispondere a questa domanda, a farci guidare dall’evangelista che ha riportato la richiesta di Gesù. A partire da almeno tre precise piste di lavoro.

PRIMA PROPOSTA. Al capitolo secondo del Suo Vangelo, san Giovanni ci presenta la famosa scena del matrimonio di Cana con Gesù e Maria tra gli invitati. Non appena sua madre gli segnala la mancanza del vino (segno e simbolo della gioia e della festa), Gesù si adopera perché il banchetto non si fermi e perché “gioia e festa” possano ancora “scorrere” – senza interrompersi – in quella comunità.

Per rimanere nel Suo amore, ci è perciò chiesto di imparare a portare gioia là dove, purtroppo, vengono a mancare le ragioni della festa e della speranza. La pandemia non ha fatto sconti a nessuno. Nei migliori dei casi siamo rimasti chiusi in casa; molti però hanno perso la serenità economica data dal lavoro e altrettanti hanno perso la salute senza contare i troppi che – in solitudine – sono morti. Portare il vino della gioia là dove lacrime, sofferenze, divisioni e fatiche di ogni tipo hanno scavato solchi di dolore, vuole dire portare perdono dove ci sono odio e rancori; sorrisi dove le inimicizie e i litigi hanno spento la voglia di gioire insieme; presenza e vicinanza a chi è rimasto solo e ha paura di vivere.

SECONDA PROPOSTA. Al capitolo undici del Suo Vangelo, Gesù si commuove per la morte di Lazzaro, ma non rinuncia a recarsi al sepolcro dove lo hanno deposto. Il Suo ordine è perentorio: “Togliete la pietra!”. E dopo aver pronunciato il grazie al Padre che sempre Lo ascolta, Gesù chiama l’amico morto a gran voce: “Lazzaro viene fuori!”. E a quanti, attoniti, assistono alla scena, dice: “Liberatelo e lasciatelo andare”.

Il contrasto tra il cattivo odore che manda la salma di Lazzaro deposto già da quattro giorni è il profumo che Maria versa sui piedi di Gesù nel capitolo successivo, è forte e voluto. Per san Giovanni “rimanere nell’amore” di Gesù vuole dire proprio questo: diffondere il “buon” profumo dell’amore, del perdono, del servizio e del silenzio che zittisce calunnie e maldicenze. L’esatto opposto del cattivo odore generato dall’invida, dalla gelosia, dall’avarizia o dalla rincorsa, ad ogni costo, di potere e denaro. Rimanere nel Suo amore vuole dire, di conseguenza, slegare le mani e i piedi di chi è bloccato dalla povertà, dalla miseria e dalle ingiustizie per lasciarlo andare in condizioni di piena dignità.

TERZA PROPOSTA. Al capitolo 13, san Giovanni ci presenta Gesù che, deposte le vesti, si cinge un asciugamano attorno alla vita per lavare i piedi ai suoi collaboratori (compito riservato agli schiavi). Curioso annotare che terminata la lavanda dei piedi, san Giovanni descrive Gesù che riprende le vesti smesse per la lavanda (Gv. 13, 12), ma che non si toglie più il grembiule.

Il messaggio è chiaro: resta nell’amore di Gesù chi trasforma l’amore ricevuto in servizio per il fratello, non chi vuole dominare tutto e tutti o chi vuole possedere l’altro. Lo abbiamo visto in questi mesi: gioia e vita sono passate dai volti segnati dalle mascherine di medici e infermieri; dai mille servizi che sono rimasti “aperti” pur di non abbandonare far venire meno risposte ai mille bisogni di tanti (troppi) persone segnate dalla pandemia (tre numeri per tutti: 359 medici morti, in Italia, per covid; 83 infermieri e 269 sacerdoti).

Ha ragione l’evangelista: per rimanere sul Suo amore, dobbiamo impastare la nostra vita con la Sua Parola e con la Sua presenza per imparare a fare nostro il suo modo di pensare, di “guardare”, di vivere e di amare. Solo così facciamo esperienza della liberante gioia generata dall’amare “come Lui ha amato noi” (molto più impegnativo del solo amare il prossimo come noi stessi).

Buona domenica.

 

  Preghiera dei ragazzi

Caro Gesù,

                   non so perché, ma in questi giorni ero triste. Non avevo nemmeno voglia di venire a messa.

Ascoltare il Tuo Vangelo, però, mi ha fatto bene. Era la parola “gioia” che cercavo, senza saperlo.

Solo che io cercavo la “mia” gioia e Tu mi hai offerto la Tua: quella che nasce nel cuore quando ci si lascia amare da Te e si impara ad amare come Tu hai amato noi.

Tu me lo avevi già detto, Gesù, ma io lo avevo dimenticato: tutto ciò che è solo “mio” non mi rende felice.

Non mi basta amare gli altri come me stesso.

Voglio provare ad amare gli altri come Tu hai amato noi.

Lo so che è più difficile, ma è anche più bello.

Grazie Gesù. Ero scontento. Ma dopo l’ascolto del Tuo Vangelo ho sentito il cuore pieno della “Tua” gioia.

Sei forte Gesù.