XII DOMENICA PER ANNUM B e preghiera dei bambini
«In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Marco 4, 35-41
Quando san Marco annota che: “Venuta la sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva»”, è indubbio che non descriva soltanto un movimento geografico sull’acqua, da una sponda all’altra del lago di Tiberiade. Profondo conoscitore del cuore umano. L’evangelista utilizza una espressione dai significati inesauribili per infondere, nel suo lettore, il coraggio non solo a spostarsi, ma anche a “passare” – quando il tempo lo esige, lo chiede ed è maturo – da una condizione all’altra. Proviamo a prendere in esame alcuni di questi passaggi “all’altra riva”.
1. Come non pensare, grazie a questa inesauribile espressione, alle diverse stagioni della vita che ci chiedono, continuamente, di “passare” con libertà e determinazione da un ciclo dell’esistenza all’altro. Sapendo – tra l’altro – che rifiutarsi di realizzare questi “passaggi”, ferma, blocca e paralizza il crescere e il convivere. Quanti sono coloro che in teoria e carta d’identità alla mano figurano tra gli adulti, ma in realtà sono rimasti alla fase adolescenziale o, peggio ancora, a quella infantile. Si tratta di giovani adulti che non sanno assumersi le responsabilità del vivere maturo; che inseguono il divertirsi e il tempo libero come valori assoluti perché incapaci di progettare la loro vita nel senso alto e profondo del termine. Masse di donne uomini non maturati che, nel nostro ricco Occidente, testimoniano la crisi dell’educare e della famiglia in cui siamo immersi. A questi giovani adulti Gesù dice con forza e libertà: “Non abbiate paura di passare all’altra riva, a quella della vita pienamente adulta. Ne vale la pena.”. Ed è un messaggio che suona come buona e liberante notizia.
2. Penso però anche ai oltre 127.000 italiani che, in questa drammatica pandemia, ci hanno lasciato e abbiamo “non-visto!” morire da soli, in ospedali che hanno disumanizzato il morire e che hanno impedito di dare la mano a chi stava passando “all’altra riva” (sono 1.134.000 i morti per covid in Europa e quasi 4 milioni nel mondo). Mamme, papà, nonni, zii, fratelli, sorelle, ma anche amici e/o figli che sono morti fuori casa, da soli e ai quali non si è potuto quasi mai accompagnarli nemmeno in un rito comunitario incaricato di aiutare la comunità tutta a rielaborare il lutto. Anche a loro Gesù risorto ha teso la mano e ha dato aiuto concreto per sostenerli in quel pezzo di tragitto in Sua compagnia. Forse è anche questo ciò che la pandemia ci ha insegnato: a non abbandonare chi muore; a parlare bene con chi ci è vicino prima che sia troppo tardi (quante persone ai funerali mi denunciano il rammarico di non aver detto “ti voglio bene” alla persona cara prima del congedo!) e a tendere la mano a chi sta per affrontare il vero viaggio della vita.
3. Ma non possiamo dimenticare chi il passaggio da una sponda all’altra del mare lo compie realmente e non solo come metafora. Si tratta dei nostri migranti che ci siamo quasi abituati a vedere su barchi stracariche di materiale umano (e con sempre più bambini senza genitori) che dal nord Africa tentano di arrivare sulle spiagge, sponde e rive della nostra ricca, ma vecchia Europa per sfuggire alla fame, a miserie di ogni tipo e alle troppe guerre che le nostre armi alimentano nei loro Paesi. Sono impauriti come i discepoli sulla barca travolta dalla tempesta di cui parla l’evangelista. Papa Francesco anche domenica scorsa ci ha spronato a non rassegnarci a quanto vediamo ogni giorno: “Questo pomeriggio si svolgerà ad Augusta, in Sicilia, la cerimonia di accoglienza del relitto della barca naufragata il 12 aprile 2015. Questo simbolo di tante tragedie nel Mediterraneo continui a interpellare la coscienza di tutti e favorisca la crescita di una umanità più solidale che abbatta il muro dell’indifferenza. Pensiamo che il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell'Europa.”. E ci invita a non dimenticare che su quelle fragili imbarcazioni che si avventurano dalle sponde dell’Africa alla riva dell’Europa non c’è soltanto disperazione e terrore, ma anche speranza, voglia di giustizia, di libertà e tanta umanità in compagnia del Gesù risorto che sembra dormire, ma che sorregge loro per chiedere a tutti noi di tendere la mano perché quel viaggio non conduca alla morte, ma alla vita.
Quattro parole – “passiamo all’altra riva” – che Gesù ripete anche a noi. Per migliorare la nostra vita e per renderla sotto il segno dell’amore e della speranza (e non alle prese con egoismo, indifferenza e morte). Un grande augurio di vita e una benedizione di cui abbiamo sempre più bisogno.
Buona domenica. E auguri cordiali di buona estate (che inizia in queste ore) a tutti.
Preghiera dei bambini
Caro Gesù,
il racconto della barca in mezzo alla tempesta con i tuoi discepoli terrorizzati e con Te che dormi mi ha fatto pensare alle barche degli immigrati. Quelle che ogni sera vediamo al telegiornale e che sono stracariche di persone che sperano di trovare lavoro e dignità nel nostro Paese.
Mio nonno dice sempre che una volta eravamo noi italiani che prendevamo la nave per andare a lavorare in America.
Oggi le barche partono dall’Africa e cercano futuro da noi, in Europa.
Gesù perché ogni volta che delle persone povere provano a “passare all’altra riva”, c’è sempre qualcuno che protesta?
Gesù, Ti prego per tutti coloro che attraversano il mare Mediterraneo con barche mezze rotte.
Dillo anche al “nostro” mare: “Taci, calmati!”.
E ripetilo chi non riesce a vedere nel migrante un fratello.
Aiutaci, Gesù, a tendere la mano a chi arriva dall’altra riva.