CRISTO RE DELL’UNIVERSO ANNO B

21-11-2021 - Preghiere poesie

CRISTO RE DELL’UNIVERSO ANNO B con preghiera dei piccoli

 

Giovanni 18, 33b - 37

 

«Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Sei tu il re dei Giudei?”. 34Gesù rispose: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?”. 35Pilato disse: “Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?”. 36Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. 37Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.

 

Il processo farsa a cui viene sottoposto Gesù è raccontato (da san Giovanni, al capitolo 18 del suo Vangelo) con notevole carica di ironia. A partire dal fatto che Pilato – la massima autorità politica della Regione e il solo giudice che dovrebbe emettere la sentenza – non riesce a interrogare l’imputato perché è Gesù stesso che lo incalza con domande e quesiti scomodi e persino imbarazzanti per chi è convito di incarnare il potere. Al punto che quel “debole e inconsistente” giudice non ha la forza di realizzare quanto vorrebbe (“Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà” – Gv. 19,12). Tra un imputato prossimo alla condanna (legato!) e Pilato (giudice), il solo soggetto libero, fa capire chi scrive, è Gesù.

Ed eccoci all’insegnamento di Gesù: qualsiasi incarico, ruolo, compito o funzione che contiene “autorità”, deve essere vissuta, gestita e amministrata con spirito di servizio, con abnegazione, disponibilità al sacrificio e nell’interesse del bene altrui. Vale per i genitori, per le relazioni interpersonali, per chi ha responsabilità sul lavoro, ma è la stessa logica che deve “vivere” anche chi ricopre incarichi amministrativi e politici. Quando questa “autorità” non viene esercitata nella logica del servizio, ma si esprime con le categorie del “potere” (al servizio della propria ambizione), per dominare chi è sottomesso e per spadroneggiare su tutti al solo scopo di farsi servire, quella “autorità” diventa una tragedia per chi la incarna in quel modo (e san Giovanni non fa nulla per nascondere la fragilità, la debolezza e l’inconsistenza etica di Pilato) e per quanti sono ad essa collegata.

Domanda per attualizzare queste riflessioni. Non è, la nostra, una vera crisi di “autorità” che sembra allontanarsi sempre più dal “disegno” e dalla proposta di Gesù? Fin troppo facile riconoscere nelle beghe politiche del nostro Paese la distanza misurabile in anni luce dal servizio e dall’attenzione al bene comune. Si cavalca il consenso per arrivare al “potere”, non al servizio. Ed il semestre bianco che si è aperto con l’ultimo periodo di servizio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (il quale ha sempre saldato il suo incarico al servizio alla comunità tutta) si sta rivelando – per molti partiti – una gran bella occasione per raggiungere “potere”, visibilità e consenso (dimenticando che soprattutto quell’incarico è tenuto a saldare l’alta responsabilità di guida al servizio) Ma è così anche in casa (dove in tante famiglie molti adulti stanno rinunciando ad esercitare la propria autorità per non entrare nei sentieri scomodi e faticosi del servizio educativo che è fatto anche di presenza, di “No, di fermezza e di dialogo); sul lavoro (dove spesso e volentieri si rompono legami di amicizia per raggiungere postazioni apicali inseguite e rincorse “ad ogni costo”); nella vita associativa (quante tensioni e litigi per chi ha più ruoli, incarichi e potere!); nelle nostre comunità cristiane, nella chiesa e persino tra diaconi, preti, vescovi e cardinali (dove si spera nell’incarico altisonante per “fare carriera”, per avere prestigio e per essere o sentirsi “sopra gli altri”).

Sono riflessioni che Papà Francesco ricorda spesso a tutti. Ed è anche per questo motivo che la Festa che chiude l’anno liturgico è stata definita – con molta saggezza – “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo”: perché nessuno di noi è escluso dalla tentazione del potere, dall’ambizione dei primi posti e dal pericolo (per sé e per gli altri) di gestire le proprie responsabilità come illusione di sentirsi sopra gli altri. Quel Gesù “legato” che guida Pilato al fare bene il suo dovere (e dunque a non condannare un innocente) è anche il “nostro” Maestro che ci invita a “fare il bene” all’interno di ogni nostro incarico, compito e ruolo. E così vuole dire “fare il bene?”, si domanda il lettore di san Giovanni? La risposta è scritta nella vita di Gesù: schierarsi dalla parte del debole; difendere chi ha bisogno di cure; “servire” anziché voler dominare, denunciare il male anche se costa fatiche o ha delle conseguenze e rinunciare al potere, alla violenza e a sfruttare l’altro.

E chi vive così – conclude l’evangelista – scopre che è questo il terreno che prepara l’ascolto della Parola di Gesù. “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce” vuole dire proprio questo: fare il bene dell’altro è il solo sentiero che ci immette nell’ascolto della Parola di Gesù (anche se noi spesso pensiamo al contrario). Buona Festa di Cristo Re a tutti.

 

     Caro Gesù,

quando arriva la Festa di Cristo Re io penso sempre a quanto sei diverso Tu, Gesù, dal re cattivo che Robin Hood voleva cacciare perché rovinava la vita dei suoi sudditi.

Tu non hai soldati e nemmeno guardie. Non metti tasse. Non vuoi dominare. Non ti fai servire e servi tutti. Anche me.

Se Pilato non avesse avuto paura di guardarsi dentro, forse avrebbe capito che solo Tu lo potevi guarire dal veleno del potere che lo stava divorando dentro.

Gesù sei davvero un Re speciale.

Aiutami a seguire solo Te; insegnami a guardarmi dentro e rendimi capace di non dire mai bugie a me stesso.

Grazie Gesù.

 

P.S. Gesù aiuta tutti i governanti del mondo a lavorare per difendere il nostro unico Pianeta dall’inquinamento e rendi tutte le nostre Nazioni libere dal filo spinato e dai muri che fanno morire i poveri due volte.