II DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

05-12-2021 - Preghiere poesie

II DOMENICA DI AVVENTO  ANNO  C  con preghiera dei fanciulli

Luca 3, 1-6

 

«Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!»

 

Avevamo paura della quarta ondata, ma speravamo (tutti, nessuno escluso) di scamparla. Ci siamo affidati ai vaccini per fermare l’avanzare di questo odioso virus. La maggioranza degli italiani si è messa in fila per ricevere il vaccino e, con il passare dei mesi, chi è stato vaccinato (non certo per piacere!) ha provato anche un po’ di risentimento verso chi ha lanciato la “sua” libertà individuale contro il bene comune.

E oggi – prima domenica di Dicembre e seconda di Avvento – ci ritroviamo alle prese con contagi in crescita, malattie, ospedali e rianimazioni intasate e zone definite dai colori che – come sempre – ci generano angoscia. E mentre tutti temiamo il “nostro” lockdown non abbiamo nessuna paura ad imporre chiusure, muri e filo spinato ai disperati che bussano all’Europa passando dal mare o dalla terra. Per fare – anche alla vigilia di questo Natale – l’amara esperienza della fragilità, della debolezza della nostra natura umana e di quanto pervasivo e contagioso sia anche l’egoismo (non solo il covid).

Il Vangelo che la chiesa ci propone in questa domenica non ha dubbi: Dio “venne” (ieri), ma “viene” anche “oggi” proprio perché è cosciente dei nostri limiti, delle nostre fatiche e del male (fisico e morale) che ci avvolge e che ci ruba la voglia di vivere. San Luca insiste sui particolari storici della venuta di Dio (“Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare…”) per aiutarci a non scappare dal nostro tempo. Nei palazzi di ieri c’era Erode tetrarca di Galilea e altri “colleghi-parenti” che usavano la loro autorità come potere per dominare (non per servire) e per arricchire le loro famiglie sulle spalle dei sudditi. Oggi non è diverso. Governanti senza scrupoli che deforestano l’Amazzonia o che strangolano i Paesi e i popoli africani o dell’Asia non mancano. Ma si noti il particolare carico di speranza: il Dio di Gesù che viene sorvola i palazzi dei potenti di turno per “cercare” chi abita nel deserto. Il che significa che Dio sceglie – sempre – chi ha il coraggio, nel suo piccolo, di vivere la coerenza per rendersi credibile oltre la propaganda elettorale.

Giovanni Battista aveva la carriera spianata. Figlio d’arte poteva fare il sacerdote nel Tempio più ricco e blasonato del mondo allora conosciuto. Lui – però – scappa dal potere; si allontana dai fasti e dal lusso pagato dalle offerte dei poveri. E va a predicare …, nel deserto. Sembra un assurdo. In realtà è il “commovente” compromesso di chi ha il coraggio di allontanarsi dal male e dai contesti negativi, senza però isolarsi e abbandonare chi ha bisogno di aiuto. Giovanni sa molto bene che la sua scelta radicale spingerà chi ha nostalgia di bene e di giustizia a cercarlo. Sa che basta portarsi “fuori” dal rumoroso scorrere dell’egoismo per essere provocazione al cambiamento. E sa che anche senza parlare e senza predicare, il suo abitare la solitudine diventa Parola di Dio capace di suscitare voglia di conversione e di cambiare vita (questo voleva dire farsi battezzare dal Battista). Giovanni è la promessa di Dio fatta a due genitori avanti negli anni. E come promessa di Dio ha imparato sulla sua pelle che Dio è fedele e che non abbandona mai chi sta male.

Il messaggio per noi è fortissimo. Dio viene proprio perché siamo nei guai. Perché siamo immersi nel male e perché abbiamo bisogno che lui ci parli, ci curi, ci aiuti a spingere la libertà verso gli orizzonti della giustizia e dell’amore. Il Dio che viene oggi – nel 2021, mentre termina il suo mandato il Presidente Mattarella, direbbe san Luca – non ci chiede di andare lontano. Ognuno di noi ha – nei pressi di casa – il suo Giordano, il suo corso d’acqua, piccolo o grande che sia. Ciò che conta è decidere (senza se e senza ma) di uscire dal “rumore” dell’individualismo egoista e spingersi alla ricerca del profeta giusto, quello che è coerente tra il dire (poco) e il fare (molto) e soprattutto quello che è severo con se stesso, ma buono chi lo cerca. Quello che genera speranza proprio quando siamo “piegati” da indifferenza e da sofferenze di ogni tipo. Il “profeta” che ci invita a spianare la strada al Dio di Gesù che è ormai prossimo, che è il solo Dio che ci salva e che ognuno di può ascoltare se si ferma, se legge una pagina di Vangelo e se ferma la sua corsa per asciugare la lacrima di chi piange.

Buon Avvento.

 

 

Caro Gesù,

                      quando mia nonna ha visto le strade del suo Paese natale tutte allagate, è scoppiata a piangere. Lei è nata a Scordia, in Provincia di Catania. Si è trasferita al nord, nel 1959, perché mio nonno era senza lavoro nella sua bella isola.

Nel Vangelo di oggi san Luca dice che per preparare la Tua venuta i sentieri saranno raddrizzati e i burroni riempiti.

Gesù ti posso chiedere di pensare anche a tutte le strade allagate e piene di fango del Sud Italia distrutte dalle alluvioni di questi ultimi due mesi?

Grazie Gesù perché hai detto “Io sono la strada”.

Diventa Tu Gesù la mia strada. E insegnami a camminare dietro a Te. Non permettere che io – per curiosità o per pigrizia – scelga altre strade: quelle che mi chiudono in me stesso.

Grazie Gesù per il dono dell’Avvento.

È bello aspettare e preparare il Tuo natale.