XIV DOMENICA ANNO C

12-09-2022 - Preghiere poesie

XIV DOMENICA  ANNO C con preghiera dei piccoli

Dal Vangelo secondo Luca 15, 1 - 32

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”.

Lo schema mentale degli scribi e dei farisei che mormorano contro Gesù perché permette anche a pubblicani e peccatori di avvicinarlo e di ascoltarlo, è molto semplice. Per loro ci sono da una parte i “buoni” (che loro chiamano i “giusti”) e dall’altra parte i “cattivi” (definiti anche impuri e/o peccatori). Mondi divisi che devono restare separati perché qualsiasi contaminazione con i “peccatori” rende “impuri” anche i giusti. Per questo criticano Gesù: perché con il suo intrattenersi con tutti senza mai badare a colpe o a condizioni sociali e religiose, aggredisce alla radice un baluardo fondamentale del loro pensiero religioso. Gesù – però – non rompe i principi di scribi e farisei per il gusto di opporsi alla loro scuola teologica. Semplicemente ha altri schemi mentali. Per Lui il mondo non si divide in “giusti” e “ingiusti” o tra “buoni” e “cattivi”. Ciò che “vede” Gesù osservando l’umanità che lo segue è la faticosa distinzione tra chi è “solo” e chi – al contrario – è immerso in una comunità che gli permette di stare nella gioia.

La parabola della pecorella smarrita diventa – così intesa – una forte provocazione per presentare al lettore del Vangelo un Gesù Pastore intenzionato a dare la vita perché nessuno si ritrovi così solo da vivere senza una comunità e, dunque, alle prese con lo star male generato dall’isolamento. Per Gesù è certamente “sola” la pecora che si è smarrita e che ha perso il contatto con il “suo” gregge. Ma sono “sole” anche le novantanove pecore che hanno perso una di loro (volutamente?) e che ora si ritrovano nel deserto senza pastore. Sola la pecora smarrita e sole le novantanove pecore lasciate nel deserto. Tutte senza pastore.

Una lucida descrizione della nostra condizione. Nella società liquida in cui viviamo siamo tutti alle prese con quella amara condizione che ci fa sentire soli: senza sostegni e senza vita comunitaria vera. Siamo sempre connessi, è vero. Ma è la conferma del fatto che siamo “soli” e lontani dalla gioia che cerchiamo. Sono soli i nostri ragazzi che si sono sbarazzati delle norme della morale sessuale dei loro nonni, ma che non hanno ancora raggiunta quella libertà affettiva e sessuale che immerge nella comunione (“Abbiamo tanta libertà sessuale noi giovani – dichiara Elisa 23 anni – ma siamo tutti alle prese con ansia, pastiglie, crisi di ogni genere e così soli da cercare aiuto dallo psicologo”). Si sente solo chi guarda al futuro. Si sente solo chi resta convinto che si stava meglio ieri (quando almeno i valori c’erano!). Soli i figli, soli i genitori. Soli gli anziani! Ma sono soli anche gli immigrati, i detenuti (che per rompere l’isolamento a cui sono condannati hanno iniziato lo sciopero della fame), chi è senza lavoro, etc. Solo e spaesato è anche chi, in questa confusa campagna elettorale in cui sembra dominare lo sparlare dell’altro anziché la presentazione dei propri programmi, non sa se votare e per quale forza politica esprimere una preferenza. Ha ragione Gesù. Il mondo non si divide in buoni e cattivi, giusti e ingiusti, puri e impuri. Siamo tutti un po’ l’uno e un po’ l’altro. La vera divisione che ci caratterizza è quella tra chi è solo e chi ha ritrovato il Pastore che rende possibile la comunione e la fraternità. A volte siamo soli e vagabondiamo per sentieri pericolosi; altre volte siamo in gruppo, ma nel “deserto”. Nell’uno e nell’altro caso siamo lontani dal Pastore che ci rende capaci di vivere quella fraternità senza la quale non c’è gioia. Abbiamo tutti bisogno di quel Pastore che si chiama Gesù e che ci consegna quel perdono senza il quale nessuno di noi esce dalle sue rigidità e dalle sue solitudini.

Lo stesso dicasi per i due fratelli della parabola che segue. Solo è chi ha sciupato i suoi averi ed è lontano da casa. Ma solo è anche chi – corroso dall’invidia – resta nei campi e non vuole prendere parte alla festa che è presente nella sua casa!

Due cose ci consegna oggi il nostro Buon Pastore: gioia e fraternità. Le due facce della stessa medaglia. Ma perché la fraternità ci immetta nella gioia vera che cerchiamo, dobbiamo lasciare che Gesù ci renda capaci di dare e di accogliere il perdono. Solo a queste condizioni avanza la Pace che non nasce da scontri armati sempre più sofisticati, ma solo dalla determinata disponibilità ad uscire dalla solitudine per ritrovare la bellezza dell’essere nuovamente insieme.

Buona domenica.

                                                                  Preghiera dei piccoli

Caro Gesù,

                     a volte mi sento la pecora perduta che Tu vai a cercare. E mi piace pensare che mi riporti dalle altre.

Altre volte invece so di essere una delle novantanove pecore che sono rimaste nel deserto e che non si accorge di quella scappata.

Una cosa però l’ho capita: siamo tutti senza Te. Tanto chi si perde quanto chi non si accorge di niente e resta nel gruppo a mormorare contro gli altri, sono soli.

Come i due fratelli. È solo chi se ne va e spreca tutto quello che ha ed è solo anche l’altro: quello che non rientra in casa ad abbracciare chi è tornato.

Gesù aiutami a capire che solo se restiamo insieme inizia la festa.

E grazie Gesù perché non giudichi nessuno, aspetti tutti e ogni volta che litighiamo ci vieni a cercare per aiutarci a fare pace.