XXXIV DOMENICA ANNO C FESTA DI CRISTO RE con preghiera dei piccoli
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23,35-43)
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
La solennità di Cristo Re è stata istituita da Pio XI l’11 dicembre 1925 con l’Enciclica Quas Primas, ma era da circa 25 anni che ampi segmenti della chiesa cattolica chiedevano al Papa di promuovere questa celebrazione annuale. Una solennità pensata e voluta per costruire un argine e una critica ai totalitarismi e ai regimi che, agli inizi del ‘900, chiedevano ai popoli un’adesione personale assoluta e che non lasciavano spazi al dissenso e alla vita democratica. Un modo per opporsi (con la debole arma della liturgia!) alla forte idolatria della Nazione che, in quel periodo, stava diventando l’altare sul quale sacrificare migliaia di vite umane con guerre, movimenti militari e repressioni varie per illudere un popolo di poter dominare sugli altri.
Nei primi decenni del secolo scorso le democrazie erano fragili. Gli arsenali erano strapieni di armi (e si sa: dopo averle fabbricate, le armi vanno usate!). La propaganda era in grado di convincere chi non aveva altre fonti di informazioni che guerre, occupazioni, invasioni o campagne militari per colonizzare ampi strati dell’Africa erano movimenti giusti e sacrosanti. Sono nate così, nel secolo scorso, due guerre mondiali che ci hanno fatto vivere in un’Europa frantumata da trincee, da scontri, da divisioni e da campagne di razzismo che hanno seminato odio, più di 80 milioni di morti (senza contare feriti, orfani e famiglie distrutte) e che hanno dimostrato l’assurdità del titolo di Nazione quando questo è pensato in contrapposizione ad altri Stati e usato per dominare un altro popolo.
Il senso della Solennità di Cristo Re era questo: ricordare a tutti i governanti del mondo che solo nonviolenza, amore, perdono e giustizia sono in grado di costruire Paesi che anziché difendersi l’uno dall’altro possono cooperare per un progetto comune e per un mondo senza guerre, liberato dai totalitarismi, dalle ingiustizie e dalle eccessive diseguaglianze che preparano le guerre.
Esaurito l’entusiasmo per i Re e per le monarchie (titoli e riferimenti più turistici e ornamentali che politici per il nostro tempo) questa Festa ha perso un po’ di smalto. Anche il titolo di “Nazione” negli anni immediatamente dopo il Concilio risultava stretto e inadatto a chi voleva dare spazio e voce a quel desiderio di fraternità universale che ci spingeva a pensare la Terra tutta come la nostra casa comune.
Decennio dopo decennio queste piccole-grandi “letture” sono state erose da istanze più piccine. Ci siamo lasciati prendere dalla paura. E ci siamo ritrovati all’interno di confini nazionali che abbiamo cominciato ad avvertire come insicuri e da rinforzare. Per difenderci da quanti – perché disperati – bussavano alle porte del nostro Paese per cercare speranza e dignità. Il titolo di Nazione è riapparso e – come era prevedibile – non si è proposto solo come sinonimo di Paese o di Italia, ma anche con quella accezione carica di orgoglio che spinge a primeggiare e a porsi sopra gli altri e, in alcuni casi, anche contro gli altri!
Cristo Re – come sempre – osserva e tace. Non ha parlato quando lo hanno arrestato e non ha proferito parole quando, inchiodato alla croce, veniva spiato e deriso dai pochi che, con cattivo gusto, si sono resi spettatori della sua crocifissione per vedere se era in grado di salvare sé stesso. Con il suo silenzio ha però reso evidente a tutti che la sola cosa che nessuno può fare è quella di salvarsi da solo e – se Dio - si è assoggettato anche Lui a questa legge umana per aiutare tutta l’umanità ad uscire dal delirio di onnipotenza sganciato dalla pratica dell’amore e del perdono. Perché è questo il grande dono di Cristo Re: convincerci che solo con il perdono e con il servizio il nostro amore diventa onnipotente e ci rende pienamente umani. Era imprevedibile quanto stiamo vivendo negli ultimi anni. Imprevedibile il covid e la siccità. Ma del tutto inattesa anche l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e il suo scenario di distruzione, di morte e di migrazioni forzate. Imprevedibile anche un’Europa sempre più anziana che necessita di manodopera proveniente da altri Paesi e – allo stesso tempo – impegnata a difendere i suoi confini e a respingere chi vuole lavorare per noi.
Cristo Re non parla. Ma dall’alto della croce ci ricorda che solo il Suo Vangelo ci rende veri e che il sinonimo di amare non è dominare, ma accogliere, servire e perdonare.
Cristo Re ci ricorda che la Terra ha bisogno di ponti e non di muri; che i confini solo sicuri solo se sanno aprirsi e che ciò che la vita ci chiede è impegnarci per difendere l’ambiente e i poveri, non le nostre fragili sicurezze. "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve” (Lc. 22, 25-26).
Buona festa di Cristo Re.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
nemmeno in croce ti hanno lasciato in pace. Qualcuno Ti guarda solo per vedere come reagisci; altri Ti sfottono e Ti chiedono di dimostrare che hai dei super poteri e ti chiedono di usarli per salvare te stesso. Anche tra i condannati uno ti attacca. L’altro, invece, capisce chi sei realmente e Ti chiede di aiutarlo e di perdonarlo.
E anche in croce Tu pensi prima agli altri e poi a te stesso.
Grazie Gesù perché in questa pagina di Vangelo non fai molti discorsi, ma quello che insegni con la vita e con il silenzio è un qualcosa che resta per sempre nel nostro cuore.
È bello sapere che Tu, Gesù, non sei un “re” che comanda o che fa guerre, ma un Re che ama, che serve e che perdona. E grazie anche perché sei il Re Buon Pastore che ci aiuta oggi, non domani.