VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Lc. 6,27-38) - 23.II.2025
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Il passo che la chiesa ci propone questa domenica per la nostra preghiera segue le cosiddette beatitudini di Luca e con questa sintesi – Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso - Luca ci presenta il cuore di tutto il suo Vangelo. Ed il messaggio è molto forte: siamo amati da Dio non perché perfetti, ma perché autentici, limitati, forti e deboli allo stesso tempo, con voglia di bontà e capaci anche di fare il male. Il Padre di cui parla Gesù riversa su di noi il suo amore senza nessun calcolo dei nostri meriti ed è questo amore – senza limiti – che ci introduce nella misericordia di Dio di cui parla l’evangelista.
E vale la pena fermarsi su alcuni versetti di questo inesauribile passo del Vangelo.
“A voi che ascoltate io dico”: Gesù non parla a pochi addetti ai lavori, agli specialisti o a ristrette cerchie di eletti. Parla a chi lo segue, ai suoi discepoli e aggancia l’essere beati all’ascolto della Sua Parola. Quante volte ce lo chiediamo: ma che cosa devo fare per essere più tranquillo, meno stressato o vicino alla felicità? San Luca lo sa: affidarsi e fidarsi della Parola di Gesù; ascoltarla, interiorizzarla, pregarla e metterla in pratica. Solo così il discorso di Gesù proclamato “da un luogo pianeggiante” (Lc. 6,24: e dunque rivolto a tutti e a ciascuno, nessuno escluso) riesce a cambiare il cuore del battezzato.
“Amate i vostri nemici, … fate del bene a quelli che vi odiano…, benedite quelli che vi maledicono…, pregate per quelli che vi trattano male…”: chi è stato inondato dalla misericordia di Dio non può fare altro che “restare” in quell’onda d’amore partita da Dio e scoprire che quel movimento rende forte, buona e bella la vita di chi ascolta la sua Parola. Nessun accenno a difendersi o a comportamenti negativi. Alla scuola dell’amore di Dio si impara l’atteggiamento positivo di chi risponde al male con il bene. E quel “fare del bene” riportato nel testo è – in realtà – un invito a “fare del bello” (il termine tradotto con “bene” in greco rimanda al concetto di “bello”). Per dire che cosa? Che l’amore di Dio innesca un movimento di bontà e di bellezza che – se accolto e lasciato entrare nel nostro cuore – rende il mondo un giardino perché si ferma il “brutto” dell’egoismo, del rancore, dell’avarizia, della violenza e delle divisioni e si dà spazio alla bellezza del dare, del donare, del perdonare e della comunione che supera ogni rancore con la forza dell’amore.
“Non giudicate…, non condannate …, perdonate.”. È la logica conseguenza della premessa. Ma sia chiaro: Gesù non ci chiede di annacquare la distinzione tra bene e male. Giudicare l’agire e l’azione del fratello è sano e doveroso. Sapendo, però, che non si riesce mai ad arrivare alle sue intenzioni più profonde e che cosa ha determinato quell’agire. Ciò che ci rende “brutti” e scontenti dentro è passare dal giudicare l’azione del fratello alla sentenza sulla persona che diventa non solo un giudizio contro di lui, ma una vera e propria presa di distanza da lui. Quando si giudica l’altro e non la sua azione, lo si condanna e lo si colloca tra i diversi, tra i pericoli e tra le minacce per il nostro stare bene (da soli e senza di lui). È l’inizio dell’inferno. Scompare il perdono. Sospetti e pregiudizi diventano puntualmente confermati da sguardi che fanno di tutto per tenere l’altro “oltre da me”, tra i nemici. Non ha importanza se un tempo si era vicini e intimi. Penso a tutte quelle coppie che passano dall’innamoramento folle a conflitti e litigi in cui ciascuno tira fuori il peggio di sé e che – spesso e volentieri – solo gli avvocati conoscono in profondità. Da amanti felici si diventa nemici carichi di odio e di infelicità.
Penso anche alle nostre “case” dove spesso e volentieri sono i calcoli precisi, le divisioni ritenute ingiuste per un’eredità divisa in modo non giusto (così pensa chi si sente offeso) che tolgono il sorriso, la serenità, la pace e l’armonia agli eredi! E quante volte nei condomini, sul lavoro, a scuola o nei contesti più diversi si è alle prese con il litigio, con la rottura di comunione e con l’invidia perché uno è convinto che l’altro prenda di più o paghi meno di quanto dovrebbe! Ma è così anche nelle guerre senza fine perché condotte da popoli e culture che non conoscono la parola perdono.
La misericordia di cui parla san Luca è la scelta di uscire dal calcolo degli equivalenti (tanto ricevo tanto dò) per imparare la logica dell’amore senza limiti e senza calcoli che Dio riversa – sempre – su di noi.
“Siate misericordiosi” propone san Luca: nella vita di coppia, nella famiglia, sul lavoro, in politica, in comunità (laiche e cristiane) e dove si vive. Entrate nell’onda dell’amore di Dio e rilanciatela in avanti. Fate il bene, fate il bello. E la vostra vita – resa forte dall’amore di Dio, dal Suo dare e dal Suo perdono – diventa “beata”.
Buona domenica.
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Luca 6,27-38
Caro Gesù,
ho appena preso la pagella. È bella e mamma e papà mi hanno fatto i complimenti.
Il mister però ha detto ai miei genitori che devo lavorare su di me perché sono permaloso e vendicativo. E lui dice che con questi difetti non si cresce bene.
Non me lo aspettavo. Ero tutto concentrato sulla pagella e la “sgridata” è arrivata dal calcio.
Devo riconoscere, però, che l’allenatore ha ragione. Ad ogni spintone che ricevo ne restituisco due e se ricevo una parolaccia io passo subito alle mani.
Gesù, a volte mi sembra impossibile cambiare questo aspetto del mio carattere. Anche se so che dopo ogni vendetta non mi sento migliore.
Ti prego, Gesù, aiutami ad essere “misericordioso”. Rendimi capace di voler bene e di non condannare. E dammi la forza di dare, di donare e di perdonare come Tu hai fatto con noi e con me.