Verba Volant – n°CXXXV – Novembre 2024
Newsletter PaxChristi-VerbaVolant
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MONS. LUIGI BETTAZZI ABREBBE COMPIUTO 101 ANNI -IL NOSTRO RICORDO SEMPRE RICONOSCENTE
“Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”
Per quanto le categorie monarchiche abbiano abbandonato il nostro tempo (i Re ormai esistono solo nelle rappresentazioni storiche e i pochi che ci sono nel mondo svolgono solo funzioni simboliche), la solennità di Cristo Re continua a suscitare – nella comunità di fede che celebra l’eucarestia domenicale – il suo fascino. Da un lato perché si pone come ponte e come cerniera tra l’anno liturgico che si chiude e l’inizio dell’Avvento che apre il nuovo tempo della celebrazione del mistero di Cristo. Dall’altro lato perché, all’interno di questa collocazione strategica, ci invita non solo a prepararci al Natale ormai già alle porte, ma anche a fare il bilancio di un anno che, con il passare delle stagioni, sembra sempre più breve (“Siamo di nuovo in Avvento?!, Sembra ieri che lo abbiamo celebrato!”).
Un bilancio dell’anno che – grazie a questa saggia e bella ricorrenza – diventa un grande invito ad interrogarci (in modo non troppo superficiale) sul senso del tempo che scorre e del dove ognuno di noi è intenzionato ad arrivare.
Ma lasciamo che a dare il senso e la direzione della Festa di Cristo Re sia il Vangelo di Giovanni che la chiesa ci propone oggi. Siamo al capitolo 18 del quarto Vangelo. Gesù è appena stato arrestato. Sta iniziando il processo-farsa a Gesù dove la sentenza è già stata scritta (condanna a morte) dal potere religioso dei giudei, i quali però non hanno il coraggio di emetterla e per questo chiedono a Pilato, il governatore dell’Impero Romano (l’invasore!), di essere lui ad assumersi questa responsabilità.
Il particolare, tra l’altro, curioso è il seguente: siamo alla vigilia dell’Avvento incaricato di prepararci al mistero della nascita di Gesù e la chiesa ci prepara alla celebrazione del Santo Natale con la pagina di Vangelo che immette Gesù nella passione che precede la sua morte in croce e la sua resurrezione. Per dirci che nella nascita di Gesù è già iscritto il dono della sua vita in croce per tutti noi: per liberarci dalla morte e perché ognuno di noi inizi – già in questa vita – il suo cammino di libertà, di verità e di amore senza fine che proseguirà in quella vita eterna a cui siamo destinati in virtù del nostro battesimo.
Il dialogo tra Pilato e Gesù è, da questo punto di vista, istruttivo e illuminante.
Pilato è il giudice che “chiama Gesù a sé” (“Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù”), ma chi guida il dialogo, chi conduce il gioco e chi si presenta come la vera voce che “chiama” (tutti) a libertà e a verità profonda, è Gesù: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Si noti il particolare: Gesù non ha detto «chi ascolta la mia voce è dalla parte della verità», ma l’esatto opposto: «solo se stai dalla parte della verità sei nelle condizioni per ascoltare la voce di Gesù». Ed il messaggio è molto forte: Pilato, non può ascoltare quanto Gesù gli dice perché non ha il coraggio di stare dalla parte della verità. Lo ha appena detto al sommo sacerdote: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge” (Gv.18,31); tra poco dirà che “io in lui non trovo alcuna colpa” (19,4). La verità Pilato la conosce molto bene. Pilato è consapevole che Gesù è innocente. Così come sa che un vero giudice non può – nel modo più assoluto – condannare a morte un “non-colpevole/innocente” solo per difendere il proprio potere. Condannare un innocente è – per un giudice – una vera bestemmia.
Gesù legato “chiama” anche lui a seguire la sua coscienza e a mettersi in ascolto attivo, obbediente e con attenzione della verità che bussa al suo cuore. La verità Pilato la conosce. Ma non ha il coraggio di ascoltarla. Non ne ha la forza. Si rifiuta. Antepone il suo prestigio, le sue paure e il suo potere alla verità. E così facendo non permette alla Parola di Gesù che lo “chiama” a libertà e a verità, di incamminarlo sulla strada della beatitudine.
La Domenica di Cristo ricorda anche a noi che solo se diventiamo capaci di stare dalla parte della verità e se ascoltiamo con libertà, attenzione e obbedienza ciò che dobbiamo fare, diventiamo capaci di accogliere la sua Parola che ci introduce nella via dell’amore e della vita che non ha fine già in questo mondo.
Quante volte il che cosa dobbiamo fare lo sappiamo. Quante volte le intenzioni ci sono. Quante volte la verità la conosciamo. Poi però ci difendiamo. Cerchiamo scuse. “In fondo lo fanno tutti”, “tanto il mondo non lo salvo io”, “Che sarà mai, posso smettere quando voglio”, “In fondo ho bisogno di questo o quell’aiuto: mica posso mettermi contro tutti...”, etc. etc. Così facendo, però, non solo zittiamo la nostra coscienza, ma impediamo anche alla Parola del Vangelo di scendere nel nostro cuore e di darci la forza di attuare quel bene che non può e non deve restare solo sul piano delle intenzioni. Alla sera della vita non saremo interrogati sulle pie intenzioni o sui buoni propositi, ma sulle azioni buone che abbiamo fatto concretamente. Anche perché è questo stare concretamente dalla parte della verità, dell’onestà, della giustizia e della difesa del debole che rende docile il nostro cuore e che apre le nostre orecchie alla Parola del Buon Pastore che chiama sempre e che oggi è anche Cristo Re.
Buona Festa a tutti.
Guido Tallone
Caro Gesù,
mio cugino è disabile. Non parla, non cammina e capisce molto poco. Quando sono con lui l’unico gioco che facciamo è battere una mano contro l’altra. Perché lui non riesce a fare nessun altro gioco.
Si chiama Enrico. È bello. Ed è anche bravo. E se ha un po’ di musica nelle cuffie appoggiate sulle orecchie, lui è felice.
La cosa che mi impressiona sempre – quando sono a casa sua – è che suo papà, mio zio, dice sempre che Enrico è il suo Re.
Gli ho chiesto: "Perché lo chiami così?”.
Lui mi ha risposto che Enrico è Re perché non è seduto sul Trono che giudica e perché permette a chi gli sta vicino di sedersi sulla sedia del servizio e dell’ascolto.
Grazie Gesù per questa Domenica. Che è la Festa di Cristo Re, ma anche quella di Enrico Re.
IL DIO CHE CI PORTIAMO DENTRO
Diceva il mistico Eckhart: “Chiamo Dio ciò
che è nel più profondo di noi stessi e nel
punto più alto delle nostre debolezze e dei
nostri errori”: E la Yourcenar affermava che
solo chi muore “sa dare un nome al Dio che
porta dentro”.
È molto più difficile accettare che ogni uomo
è un embrione di Dio e che la casa di Dio è
solo il cuore dell’uomo, di quanto sia accettare
un Dio onnipotente fuori dalla nostra vita
e dalla nostra storia.
Sentirsi Dio dentro è farsi carico di una responsabilità
che pochi sono disposti ad accettare.
Meglio affidarsi al Dio dei dogmi e
delle chiese.
È ben più difficile essere fedeli alla propria
coscienza che alle leggi esterne, per il semplice
motivo che la coscienza è la più esigente
di tutte le leggi.
Né la si può beffare, come si può fare con le
leggi. Essa è più severa; è la parte più profonda
di te, che ti dice con chiarezza e con
piena autenticità quando sei infedele al meglio
di te.
I cristiani predicano una “stoltezza” alla quale
neppure loro credono del tutto: che Dio “si fece
carne” e pertanto dolore, ma anche gioia, piacere,
amore in tutte le sue espressioni. Altrimenti
si sarebbe fatto angelo, spirito. No. Si
è fatto uomo, con tutte le sue conseguenze,
con tutte le sue miserie e le sue sublimità.
Ma uomo.
Per questo il dato più certo di ogni religione
sarebbe che Dio è soltanto ciò che di divino
l’uomo si porta dentro.
Juan Arias
A UN ANNO DALLA MORTE DI MONS. LUIGI BETTAZZI
Come amici e simpatizzanti di “Una Chiesa a più voci” e a nome di quanti lo hanno conosciuto e seguito quale Pastore, facciamo memoria del carissimo Mons. Luigi Bettazzi che, in questi giorni, un anno fa, ci insegnava come si può serenamente e consapevolmente affrontare la malattia e la morte che giunse prima dell’alba del 16 luglio, memoria della Madonna del Carmelo.
Oggi il problema non è l'ateismo. Il vero problema è: in quale Dio si crede. Io non credo in Dio; credo solo nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio degli umili, degli oppressi, nel Dio per l'uomo, fratello di tutti gli uomini, che anzi si offre perché tutti vivano, ecc.
Gesù Cristo è ucciso in nome di Dio; del Dio sbagliato, naturalmente.
Anche S. Paolo dice: "Io per dar gloria a Dio, volevo metter a morte tutti i cristiani" (Gal 1,13-14).
Ma poi diventa cieco.
Un altro pericolo, uguale al primo (falso concetto di Dio), è il falso concetto di uomo. Bisognerebbe che ciascuno di noi pensasse di rispondere a questa domanda: cosa pensi di te stesso? Come di concepisci?
L'uomo sbagliato è una conseguenza del Dio sbagliato. Si ha l'uomo sbagliato quando questi si crede un assoluto, si crede l'unica fonte del bene e del male; si crede autonomo, padrone di fare quello che vuole. Da qui nasce l'arbitrarietà, il sopruso, la sopraffazione, la strumentalizzazione dei valori, la devastazione, fino all'autodistruzione.
David Maria Turoldo, La guerra sconfitta di Dio, Ed.Colibrì
Ostinati e convinti sostenitori del Concilio vaticano II e delle sue grandi aperture e innovazioni pastorali, leggeremo e ci confronteremo attentamente, consapevoli che siamo chiamati al servizio del vangelo e non viceversa. Qualcosa che è possibile e necessario fare anche quando non ci fossero spazi istituzionali e parrocchiali disponibili.
Nel sito www.unachiesaapiuvoci.it troverete prossimamente le date delle serate in calendario. E aggiornamenti con articoli e riflessioni sull’attualità.
Newsletter PaxChristi-VerbaVolant
LeggiSuperata la delusione dell’opinione pubblica e l’irritazione di quanti, dopo aver proposto, lungo il Cammino sinodale, alcuni temi particolarmente sensibili, li hanno visti stornati dalla discussione in assemblea e affidati a dei particolari gruppi di studio, bisogna dire che il Documento finale del Sinodo è un testo, da molti punti di vista, di tutto rispetto. Non si potrà dire, quello che molti temevano, che la montagna ha partorito un topolino.
Ne è un primo frutto, infatti, un documento del magistero episcopale, capace di fare da Magna Charta per la Chiesa del futuro, in ordine al modus agendi nel determinare il programma della sua vita interna e della sua missione nel mondo, con il concorso e la responsabilità di tutti.
LeggiCare amiche e cari amici,
oggi, 25 novembre, si celebra la Giornata internazionale dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne. Ne abbiamo scritto su La Porta di Vetro, ma soprattutto ci teniamo a segnalarvi, anche attraverso questa newsletter, che nei prossimi minuti la Città di Torino sarà attraversata da due cortei, con partenza alle 19 dai quartieri di Aurora e San Salvario, che si riuniranno a Piazza Castello a partire dalle 20.30; come scrivono le organizzatrici, è l'opportunità di "riprenderci le strade della nostra città per invaderle con i nostri corpi".
di Guido Tallone - 17 novembre 2024
Mercoledì prossimo, 20 novembre, sarà la Giornata dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Una data e una ricorrenza che per nessun motivo possiamo ignorare o trascurare. Sia perché il calo demografico in Europa (il cosiddetto effetto “culle vuote”) ci sta obbligando a riposizionare i nostri schemi di vita per imparare a reinventarci il nostro sistema sociale alla luce di sempre meno bambini, sia perché il mondo in cui siamo immersi è carico di tanti, troppi minori a cui non solo i diritti sono negati, ma ai quali è reso impossibile anche il semplice vivere e crescere...
LeggiMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
VIII GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
Domenica XXXIII del Tempo Ordinario
17 novembre 2024
La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr Siracide 21,5)
Cari fratelli e sorelle!
1. La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr Sir 21,5). Nell’anno dedicato alla preghiera, in vista del Giubileo Ordinario 2025, questa espressione della sapienza biblica è quanto mai appropriata per prepararci all’VIII Giornata Mondiale dei Poveri, che ricorrerà il 17 novembre prossimo. La speranza cristiana abbraccia anche la certezza che la nostra preghiera giunge fino al cospetto di Dio; ma non qualsiasi preghiera: la preghiera del povero! Riflettiamo su questa Parola e “leggiamola” sui volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate, perché la preghiera diventi via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza.
Un bambino risponde «grazie» perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso lui abbia bisogno di te...
Novembre 2024. Da una parte giovani universitari (italiani e di altri Paesi europei – Progetto Erasmus) con gli stivali sporchi di fango che spalano tra i disperati di Valencia per liberare strade, case, cantine, scuole, biblioteche e città intere dai drammatici effetti di quella devastante alluvione che ha sconvolto la Spagna. ...
LeggiIL SINODO SILENZIATO
Franco Ferrari
I lavori sinodali hanno dovuto fare i conti anche con il problema dell’informazione. Si tratta di una questione che si è posta fin dal primo sinodo convocato da Francesco […] Ma questo Sinodo ha dovuto confrontarsi anche con la legittima “pressione”, se così si può dire, del popolo di Dio, che ha preso forma a partire dalla consultazione iniziale .…Leggi tutto
LeggiLa rivoluzione della Cura
L’esperienza della “Piazza del Mondo”
di Massimo Orlandi
Edizioni Romena, 2024
In un libro, appena uscito, viene raccontata l’esperienza della “piazza del Mondo” di Trieste dove si accolgono i migranti della rotta balcanica e dove una donna, Lorena Fornasir, cura loro le ferite dei piedi, martoriate dopo il lungo viaggio da Paesi come Afghanista, Pakistan, Siria e Bangladesh.
Leggiin apertura di questa edizione, prima di tutto vogliamo ricordare il giornalista, in un recente passato vicedirettore de La Stampa, Paolo Griseri, che ci ha lasciato nei giorni scorsi, abbracciando virtualmente la moglie, il figlio, tutti quelli che gli hanno voluto bene ma anche chi lo ha conosciuto e apprezzato per il suo grande lavoro su più testate (Manifesto, la Repubblica) in questi decenni...
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