Per fare memoria di papa Francesco...
Martedì 22 aprile 2025
Testimonianze ed approfondimenti
“Una Chiesa a più voci” offre alcune proposte a tutte le persone in ricerca:
* “I martedì disorganizzati”. Conversazioni aperte….
Nella sala dell’oratorio dalle 20,45 alle 22 circa
* Penultima domenica del mese dalle ore 19.00 alle 20,30.
Lettura laica del libro di Giobbe.
Collegarsi al Link:
https://meet.google.com/agr-wwbe-bwc
* Ultima domenica del mese “Gruppo Sosta di riflessione”:
Per ripensare insieme il nostro educare con Guido Tallone
Nella sala dell’oratorio dalle 18 alle 20.00 (con apericena)
* Ogni venerdì alle ore 15.00: Via Crucis pregata e meditata
nella chiesa di San Defendente e alle Cappellette
* Ogni mattina su WhataApp potrete ascoltare una riflessione o un brano musicale per affrontare più serenamente la giornata!
Troverete nel sito www.unachiesaapiuvoci.it articoli, iniziative, video delle serate già realizzate o in calendario… con relatori attesi e già apprezzati.
Ci siamo impegnati con don Cesare Lodeserto (che ci ha descritto la realtà poverissima dove opera) continuando l’ Operazione Raccolta Fondi per la Moldavia – Fondazione Regina Pacis.
I frutti della nostra Quaresima di Fraternità li destineremo a Lui.
“Non di solo pane vive l’uomo...” - Marzo 2025
Ci auguriamo un fecondo cammino quaresimale !
DOMENICA DI PASQUA ( Giovanni 20, 1-9)
“E vide e credette”
Trasformare un sepolcro in un giardino: questa è la forza dirompente della Pasqua. Questo è il significato del “primo giorno della settimana” che ogni anno celebriamo all’inizio della primavera (non dimentichiamo che la Pasqua è l’unica festa che, nel nostro calendario, è strettamente ancorata al ciclo lunare: prima domenica dopo la prima luna piena di primavera).
Il cuore umano – lo sappiamo – è tragicamente capace di fare il contrario: trasformare un giardino in un cimitero. E basta pensare alla strage di Sumy (Ucraina) che si è consumata nella Domenica delle Palme (la settimana scorsa) per scoprire di che cosa è capace il cuore umano quando si carica di odio e di violenza. La scena del papà che chiede aiuto per trovare suo figlio sepolto sotto i blocchi di cemento generati dai bombardamenti dell’esercito russo, è la conferma del fatto che senza il mattino di Pasqua è la notte che vince sulla luce.
Ma se vogliamo che l’aurora inizi a diradare le tenebre notturne è necessario che ci sia del movimento umano fatto di ricerca, di onestà, di amore e di attenzione all’altro. Sono questi i sentimenti che spingono Maria di Magdala a recarsi al sepolcro di buon mattino (“quando era ancora buio”). Maria era ancora immersa nel lutto. Alle prese con il pianto e con il dolore per la perdita, assurda, dell’amico e Maestro dichiarato da tutti innocente.
Maria vorrebbe stare in presenza della sua salma. Vuole provare ad onorarla e a renderla decorosa per una sepoltura meno frettolosa di quella avvenuta nel momento vespertino del venerdì, a poche ore dall’inizio del sabato (con tutti i suoi divieti e obblighi di riposo).
Non appena intravede però che “la pietra del sepolcro è stata tolta”, sperimenta paura e disorientamento. Non capisce ancora che quel sepolcro sta diventando un giardino e che Lui non è tra i morti, ma tra i vivi. Si sente sola e corre a cercare i suoi amici, i compagni di fede, quanti hanno condiviso con lei lo stare con Gesù. Pietro e Giovanni accolgono il suo invito a capire quanto sta accadendo e corrono anche loro per recarsi al sepolcro.
Ed ecco un primo indicatore di metodo. Quando si è in difficoltà; quando la fatica sembra eccessiva o quando si è alle prese con un vuoto interiore che destabilizza la nostra serenità psicofisica: mai stare da soli, ci dice il Vangelo. Corri, muoviti, entra in quel sano movimento della vita che ti porta a cercare amici, fratelli e compagni con cui condividere la tua fatica. Perché il mattino di Pasqua trasformi il sepolcro in giardino è indispensabile che ci sia della vita comunitaria. È necessario cercarsi gli uni gli altri e cominciare a stare insieme per creare quella piccola comunità incaricata di portarci fuori da quel nocivo individualismo che ci ammala e che ci immette nell’egoismo che si “mangia”, inevitabilmente, bontà e speranza.
Solo insieme Maria di Magdala, Pietro e l’altro discepolo sono in grado di reggere il vuoto ed il silenzio della tomba. Sono ancora scossi e turbati. Restano in silenzio e osservano – insieme – i segni che “parlano” della presenza di un cadavere, ma non riescono ancora a spiegarsi l’assenza del loro Signore.
Devono ancora capire che avviato il movimento per cercare la luce oltre le tenebre, non è il discepolo che trova il Signore Gesù, ma l’esatto contrario. È Lui – il Risorto – che ci trova, che ci incontra, che ci chiama per nome e che rende un luogo cupo e tetro come un sepolcro in un giardino dove la vita vince sulla morte e dove il bello, il buono e il vero cacciano tutto ciò che nega e che calpesta la vita.
Gli auguri di Buona Pasqua sono perciò pienamente inseriti nella pagina di Vangelo scritta da san Giovanni. Quei tre personaggi – Maria di Magdala, Pietro e l’altro discepolo – siamo ognuno di noi: alle prese con le nostre fatiche, con le nostre speranze e tentati dalla voglia di restare soli e – allo stesso tempo – bisognosi di comunione e di fraternità.
Abbiamo bisogno di chi è più coraggioso di altri e – da solo – si reca al sepolcro quando è ancora buio (e in questo – dobbiamo dirlo – le donne sono tante volte più coraggiose e più generose di tanti “maschietti” che inseguono i titoli, ma che – quando serve e mille volte – non sono presenti nel momento della prova). Ma abbiamo anche bisogno di imparare ad aspettare chi fa più fatica a correre e di chi arriva dopo. Dobbiamo esercitarci per diventare capaci di fidarci di chi corre più forte e di chi sa vedere con gli occhi del cuore e della fede (il profeta).
Nessuno abbia dei dubbi: quella presenza che – accanto a noi – ci parla e ci invita ad uscire dal nostro rancore, dalle nostre indifferenze e dalla paura di donare e di perdonare possiamo anche non riconoscerlo e scambiarlo per un “giardiniere”. Non appena sentiamo però che ci chiama per nome, che ci libra dalle nostre paure e che ci rende capaci di rispondere all’amore del Padre per diventare capaci di amare i nostri fratelli.
Non appena inizia la nostra ricerca, Lui – Gesù risorto – ci trova e ci immette nella Sua Pasqua perché la nostra gioia sia completa.
Buona Pasqua a tutti e a ciascuno.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
mio papà fa il giardiniere. In questo periodo dell’anno ha moltissimo lavoro perché deve mettere a posto tantissimi giardini. Dice che il suo lavoro è faticoso, ma bellissimo. E che gli permette di passare tutta la vita lavorativa dentro un giardino: il sogno di ogni essere umano.
Grazie Gesù perché con la Tua resurrezione hai trasformato un luogo riservato solo ai morti in un giardino.
Anche oggi è così, Gesù. Però al contrario: le guerre stanno trasformando i nostri giardini in cimiteri.
E chi non muore sotto le bombe piange perché vede la sua casa, la sua strada, la scuola, l’ospedale e i giardini dove ha sempre giocato con altri bambini distrutti.
Gesù entra come un giardiniere là dove ci sono guerre e chiama per nome tutti quelli che piangono.
Chiama per nome anche me, Gesù.
E quando corro con i miei amici, Gesù – ti prego – trovami.
A UN ANNO DALLA MORTE DI MONS. LUIGI BETTAZZI
Come amici e simpatizzanti di “Una Chiesa a più voci” e a nome di quanti lo hanno conosciuto e seguito quale Pastore, facciamo memoria del carissimo Mons. Luigi Bettazzi che, in questi giorni, un anno fa, ci insegnava come si può serenamente e consapevolmente affrontare la malattia e la morte che giunse prima dell’alba del 16 luglio, memoria della Madonna del Carmelo.
Oggi il problema non è l'ateismo. Il vero problema è: in quale Dio si crede. Io non credo in Dio; credo solo nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio degli umili, degli oppressi, nel Dio per l'uomo, fratello di tutti gli uomini, che anzi si offre perché tutti vivano, ecc.
Gesù Cristo è ucciso in nome di Dio; del Dio sbagliato, naturalmente.
Anche S. Paolo dice: "Io per dar gloria a Dio, volevo metter a morte tutti i cristiani" (Gal 1,13-14).
Ma poi diventa cieco.
Un altro pericolo, uguale al primo (falso concetto di Dio), è il falso concetto di uomo. Bisognerebbe che ciascuno di noi pensasse di rispondere a questa domanda: cosa pensi di te stesso? Come di concepisci?
L'uomo sbagliato è una conseguenza del Dio sbagliato. Si ha l'uomo sbagliato quando questi si crede un assoluto, si crede l'unica fonte del bene e del male; si crede autonomo, padrone di fare quello che vuole. Da qui nasce l'arbitrarietà, il sopruso, la sopraffazione, la strumentalizzazione dei valori, la devastazione, fino all'autodistruzione.
David Maria Turoldo, La guerra sconfitta di Dio, Ed.Colibrì
Ostinati e convinti sostenitori del Concilio vaticano II e delle sue grandi aperture e innovazioni pastorali, leggeremo e ci confronteremo attentamente, consapevoli che siamo chiamati al servizio del vangelo e non viceversa. Qualcosa che è possibile e necessario fare anche quando non ci fossero spazi istituzionali e parrocchiali disponibili.
Nel sito www.unachiesaapiuvoci.it troverete prossimamente le date delle serate in calendario. E aggiornamenti con articoli e riflessioni sull’attualità.
Martedì 22 aprile 2025
Testimonianze ed approfondimenti
L'Editoriale della domenica. Significati del Sinodo "bocciato"
di Guido Tallone
Dal 31 marzo al 3 aprile 2025, in Vaticano, si è tenuta la Seconda Assemblea Sinodale della Chiesa Italiana alla quale hanno partecipato 1.008 delegati (530 laici e altrettanti circa tra diaconi, preti e vescovi). Il 95% di loro ha scelto di non approvare le 50 proposizioni del documento finale redatto per fare sintesi dei quattro anni di lavoro...
LeggiLa Stampa - 26 marzo 2025
L’ANGOSCIA DELLA MORTE TOCCA ANCHE IL PAPA E NON C’È NESSO CON LA FEDE IN DIO
Leggiin “L’Adige” del 7 aprile 2025
Una settimana ad alta tensione, quella appena trascorsa, per la Conferenza episcopale (Cei) e per la Chiesa cattolica italiana, che dal 31 marzo al 3 aprile hanno vissuto un Sinodo nel quale la stragrande maggioranza - vescovi e fedeli - ha bocciato un testo finale pur approvato dai vertici dell'episcopato, e costretto a rinviare al 25 ottobre un'ulteriore e imprevista sessione per approvare un nuovo testo.
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di Guido Tallone
Alla Biennale Democrazia di Torino che si è tenuta la settimana scorsa per cinque giorni a Torino è stata nuovamente presentata la dura e indecente realtà delle “nostri” carceri, tra l'altro riportata con meritoria dovizia di particolari anche in questi giorni dall'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno con il suo diario da una cella del carcere di Rebibbia che lo "ospita" dal 31 dicembre scorso. I numeri parlano chiaro: 62.267 detenuti in Italia con 16.000 persone dietro le sbarre che non hanno un posto regolamentare (tasso di sovraffollamento “medio” del 132,6% con punte che arrivano al 225%!). Suicidi in carcere: 91 nel 2024 e 21 nei primi tre mesi del 2015. Per citare solo i due indicatori principali della vergogna...
di Enzo Bianchi - La Stampa, 27 marzo 2025
Negli ultimi tre anni della mia vecchiaia mi ha abitato sovente l’esperienza del male fisico, il male vissuto nel mio corpo a causa di malattie e cure lunghe e gravose. Ho provato ciò che quasi tutti, prima o poi nella loro esistenza, vivono penosamente, con fatica e soprattutto schiacciati dall’enigma del perché.
LeggiCari amici,
tutto è cominciato quando l’uomo, nel giardino, ha dato il nome alle cose, Dare il nome alle cose è il primo passo per conoscerle, padroneggiarle, se del caso combatterle. Per questo si discute tanto se definire o no la Meloni fascista, e si insiste sulla litania dell’aggressore-aggredito. Ma nella divisione manichea del mondo, tanto cara all’Occidente, tra quelle che sono chiamate “democrazie” e le cosiddette “autocrazie”, dove collocare l’America di Trump che è eletto a furor di popolo ma sovverte le regole del potere, malmena i giudici, governa per decreti esecutivi e vuol conquistare la Groenlandia e il Canada? E che nome dare a Israele dove pure si vota, ma che si definisce come Stato etnico, esclusivo e confessionale?
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L’ANGOSCIA DELLA MORTE TOCCA ANCHE IL PAPA E NON C’È NESSO CON LA FEDE IN DIO
Cosa diremo noi quando sarà il nostro momento? Cosa diremo in quell’istante che a ragione è detto “fatale”, perché segnerà in modo irrevocabile l’incontro con il supremo Fato? Quali parole ci saliranno dal cuore di fronte alla morte che vedremo arrivare? La notte del 28 febbraio scorso è toccato a papa Francesco arrivare in quella situazione e, dall’intervista del Corriere della Sera al dottor Sergio Alfieri capo dell’équipe medica che l’aveva in cura, si è appreso che le parole del Papa sono state le seguenti: “È brutto”. Il medico ha aggiunto che “chi gli era accanto aveva le lacrime agli occhi”, a sottolineare il tragico livello emotivo della situazione. Come si muore? Come vivremo la nostra morte? Queste cupe parole del Papa ci possono insegnare qualcosa? …
Vito Mancuso, La Stampa 26 marzo 2025
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