
In primo piano
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
Nel giorno della memoria, dedicato a chi resiste e combatte il fascismo in tutte le sue forme, passate e attuali, qui e altrove
In occasione del 65mo anniversario della promulgazione della Costituzione Italiana (27 dicembre 1947), Roberto Benigni legge la Costituzione...
28 novembre 2022 - Monsignor Bettazzi - Una Chiesa a Più Voci
In quale dio si crede?
Oggi il problema non è l'ateismo. Il vero problema è: in quale Dio si crede. Io non credo in Dio; credo solo nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio degli umili, degli oppressi, nel Dio per l'uomo, fratello di tutti gli uomini, che anzi si offre perché tutti vivano, ecc.
Gesù Cristo è ucciso in nome di Dio; del Dio sbagliato, naturalmente.
Anche S. Paolo dice: "Io per dar gloria a Dio, volevo metter a morte tutti i cristiani" (Gal 1,13-14).
Ma poi diventa cieco.
L'uomo sbagliato
Un altro pericolo, uguale al primo (falso concetto di Dio), è il falso concetto di uomo. Bisognerebbe che ciascuno di noi pensasse di rispondere a questa domanda: cosa pensi di te stesso? Come di concepisci?
L'uomo sbagliato è una conseguenza del Dio sbagliato. Si ha l'uomo sbagliato quando questi si crede un assoluto, si crede l'unica fonte del bene e del male; si crede autonomo, padrone di fare quello che vuole. Da qui nasce l'arbitrarietà, il sopruso, la sopraffazione, la strumentalizzazione dei valori, la devastazione, fino all'autodistruzione.
David Maria Turoldo, La guerra sconfitta di Dio, Ed.Colibrì
L’iniziativa “Una Chiesa a più voci”, lanciata nel 2007 nel corso dei lavori di ristrutturazione della chiesa parrocchiale, ha finora realizzato centinaia di serate e diverse domeniche con la presenza di relatori qualificati, con toccanti testimonianze di vita e temi anche scottanti, suscitando solitamente grande interesse e qualche prevedibile dissenso. Incontri stimolanti, arricchenti e apprezzati da quanti, liberamente e responsabilmente, hanno partecipato e ci chiedono di continuare ad offrire nuove opportunità di ascolto per approfondire, conoscere, confrontarsi sui diversi argomenti, problematiche e proposte che interpellano credenti e non credenti, in uno spirito di rispetto per le singole sensibilità e cammini di crescita umana e spirituale, in un contesto di Chiesa e di società sempre in continua evoluzione.
Ostinati e convinti sostenitori del Concilio vaticano II e delle sue grandi aperture e innovazioni pastorali, leggeremo e ci confronteremo attentamente, consapevoli che siamo chiamati al servizio del vangelo e non viceversa. Qualcosa che è possibile e necessario fare anche quando non ci fossero spazi istituzionali e parrocchiali disponibili.
Nel sito www.unachiesaapiuvoci.it troverete prossimamente le date delle serate in calendario per il nuovo anno 2022. E aggiornamenti con articoli e riflessioni sull’attualità.
II DOMENICA ANNO A con preghiera dei piccoli
Dal Vangelo secondo Matteo 4, 12 – 23
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
È stato Papa Francesco ha istituire la Domenica della Parola di Dio. Ha voluto questa ricorrenza nella terza domenica del tempo ordinario: all’inizio dell’anno. Per ricordare a ciascun battezzato e alle nostre comunità ecclesiali che è la Parola di Dio la bussola che orienta i nostri passi e che ci insegna a vivere bene: personalmente e insieme. Senza la luce della Parola di Dio e senza il nutrimento del Vangelo, diventiamo tutti – inutile negarlo – travolti dallo stress, affannati per questioni periferiche, ammalati a causa del rancore che spesso e volentieri tracima nell’odio e nella voglia di vendetta. Papa Francesco ha ragione: il Vangelo non deve mancare dalle nostre case, ma non deve restare nel chiuso di un cassetto o inserito in uno scaffale e lì dimenticato. La Parola di Dio deve essere letta, meditata, approfondita, “pregata” e ruminata domenica dopo domenica, se vogliamo imparare a servire, ad amare, a donare, a perdonare e a vivere per gli altri. Lo constatiamo settimana dopo settimana: il Vangelo della Domenica ci cambia modo di vedere, di pensare, di organizzare il nostro tempo ed è soprattutto la “cura” che ci tiene lontani tanto dall’indifferenza quanto da quel vivacchiare che non ci fa volare in alto.
Confrontiamoci con il Vangelo di san Matteo che la chiesa ci propone per questa Domenica. L’evangelista non solo ci comunica che Gesù inizia il suo ministero pubblico “quando seppe che Giovanni era stato arrestato”, ma – con questa annotazione – ci dice che anche Giovanni Battista è il primo (in assoluto!) che “segue” Gesù fino a dare la sua stessa vita per Lui. Prospettive rovesciate. Giovanni Battista, chiamato il “precursore”, in realtà è il primo che “segue” Gesù per fare di Lui il solo e unico “centro” in grado di dare senso alla via. Ma vediamo anche quali sono le prime parole con cui Gesù dà il via alla Sua missione. Nel rivolgersi a chi è disposto ad ascoltarlo, ad accoglierlo e a seguirlo Gesù dice: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino”. Una sintesi perfetta di tutto il messaggio di Gesù. Nella seconda parte della frase (“il Regno dei cieli è vicino”), Gesù ci comunica che Dio ha scelto di entrare nella storia, di starci vicino e di ascoltare tanto le nostre fatiche e lacrime quanto i nostri desideri e speranze. E se Dio decide e sceglie di farsi nostro compagno di viaggio nella persona di Gesù – ecco il senso della prima parola che Lui ci rivolge – la nostra vita deve cambiare.
Giovanni Battista rivolgeva la stessa parola a chi voleva essere battezzato – convertitevi (Mt. 3,2) – ma il suo era invito che lasciava al singolo lo sforzo del cambiare stile di vita (per scoprire poi che ognuno di noi non riesce a “convertirsi” senza il Suo aiuto).
Con Gesù il messaggio è più profondo. La parola è la stessa – convertitevi – ma proprio perché chi parla è Parola che attua ciò che dice, con la richiesta di “convertirci” Gesù ci consegna anche la forza di cambiare vita con il dono del Suo Spirito. Il “convertitevi” di Gesù va oltre, perciò, la sola esortazione: ha – al suo interno - la forza che ci permette di cambiare vita e di essere nuovi, diversi e migliori.
“Convertitevi” è “richiesta” che ci insegna a parlare e che ci dona la forza di tacere quando la parola offende o ferisce e per parlare quando possiamo e dobbiamo “curare” chi sta male.
“Convertitevi” è parola che ci rende in grado di non più correre senza sapere dove andare per scoprire la bellezza del fermarsi e dello stare con Lui, il solo che ci spiega chi sono e che cosa voglio.
“Convertitevi” è la sola Parola che ci abilita a scegliere la gioia e la libertà del lasciarsi amare e perdonare da Dio anziché restare schiacciati dal peso e dalla fatica dell’odiare, del volersi vendicare o del lasciar crescere il rancore nel proprio cuore.
“Convertitevi” è pungolo, balsamo e cura che ci ricorda che i campi di concentramento (tra pochi giorni è il Giorno della Memoria), le guerre di aggressione (in Ucraina come in molte altre parti del mondo), le mafie, le criminalità organizzate, lo sfruttamento dei migranti, etc. non sono realtà distanti da noi, ma possibilità del cuore umano quando questo si chiude su sé stesso e decide di usare il proprio “io” per sfruttare, piegare e dominare il “tu” del fratello. Se però ci accorgiamo che la bontà di Dio si è chinata su di noi (questo vuol dire “il Regno di Dio è vicino”), allora non possiamo più vivere lontani dall’insegnamento di Gesù e dalla Sua Parola. Dobbiamo convertirci nel senso del “mangiare” le sue parole e le sue proposte perché il suo farsi pane spezzato per noi nutra la nostra vita e ci renda – finalmente – buoni e dunque liberi, beati e immersi nella gioia.
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono i primi quattro che si sono fidati di Lui. Oggi tocca a noi prolungare quell’elenco e mettere i nostri nomi tra coloro che lasciano le proprie “reti” per entrare nel mare grande della vita “bella” e beata.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
anche mio nonno ha lasciato il suo paese natale ed è emigrato in un’altra città per lavorare e mantenere la sua famiglia. Prima è andato in Germania, poi in Belgio e alla fine si è trasferito nel nord Italia.
Anche Tu, come lui, hai lasciato il Tuo paese per iniziare una nuova vita. E ti sei sistemato in una cittadina di mare: dove il lavoro principale è la pesca. Gesù secondo me Tu hai scelto una cittadina di mare perché volevi diventare pescatore di uomini per togliere tutti noi dalle acque della cattiveria e dell’egoismo. Gesù, posso chiederti di fare diventare anche me un “pescatore di uomini”? Ho sempre più voglia di stare con Te e di aiutarti a fare cose belle e buone.
CREDO DI ST. JACQUES (don Michele Do)
Credo in un solo Dio che è Padre
fonte sorgiva di ogni vita, di ogni bellezza, di ogni bontà.
Da Lui vengono e a Lui ascendono tutte le cose.
Credo in Gesù Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo,
immagine visibile e trasparente dell’invisibile volto di Dio,
immagine alta e pura del volto dell’uomo
così come lo ha sognato il cuore di Dio.
Credo nello Spirito Santo,
che vive ed opera nelle profondità del nostro cuore
e di ogni creatura,
per trasformarci tutti ad immagine di Cristo.
Credo che da questa fede fluiscono
le realtà più essenziali e irrinunciabili della nostra vita:
la comunione dei santi e delle cose sante, che è la vera chiesa,
la buona novella del perdono dei peccati,
la fede nella Risurrezione, che ci dona la speranza
che nulla va perduto della nostra vita:
nessun frammento di bontà e di bellezza,
nessun sacrificio per quanto nascosto ed ignorato,
nessuna lacrima e nessuna amicizia. Amen!
AL SEGNO DELLA PACE
Donaci o Signore non la pace facile dei giorni sereni e felici,
di quando le cose vanno bene, ma quell'altra difficile,
costosa e stigmatizzata pace, di chi in ogni ora della sua vita,
davanti all'impossibile ed all'incomprensibile,
trova in sè il coraggio e la forza di posare il capo sulle ginocchia di Dio.
PENSA AGLI ALTRI
Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre combatti le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che reclamano la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che sorseggiano le nuvole.
Mentre torni a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare il popolo delle tende.
Mentre conti le stelle per addormentarti, pensa agli altri
che hanno perso il diritto di parlare.
Mentre pensi agli altri lontani, pensa a te stesso, dì:
magari fossi una candela nelle tenebre!
(Mahmud Darwish, la voce più nota della letteratura palestinese, da Qualevita 158)