
27 giugno 2022 - Prof. Roberto Mancini - LA GUERRA, UNA ISTITUZIONE CHE CI RIGUARDA

13 giugno 2022 - Don Ettore Cannavera

«Adesso domandiamoci: noi a che punto siamo? A che punto siamo noi? Davanti alle contrarietà, alle incomprensioni, ci rivolgiamo al Signore, gli chiediamo la sua fermezza nel fare il bene? Oppure cerchiamo conferme negli applausi, finendo per essere aspri e rancorosi quando non li sentiamo? Quante volte, più o meno consapevolmente, cerchiamo gli applausi, l’approvazione altrui? Facciamo quella cosa per gli applausi? No, non va. Dobbiamo fare il bene per il servizio e non cercare gli applausi. A volte pensiamo che il nostro fervore sia dovuto al senso di giustizia per una buona causa, ma in realtà il più delle volte non è altro che orgoglio, unito a debolezza, suscettibilità e impazienza. Chiediamo allora a Gesù la forza di essere come Lui, di seguirlo con ferma decisione in questa strada di servizio. Di non essere vendicativi, di non essere intolleranti quando si presentano difficoltà, quando ci spendiamo per il bene e gli altri non lo capiscono, anzi, quando ci squalificano. No, silenzio e avanti».
papa Francesco, Angelus del 26 giugno 2022

23 maggio 2022 Savino Calabrese L'Arte di Vivere Seconda serata
«Con Gesù si naviga nel mare della vita senza paura, senza cedere alla delusione quando non si pesca nulla e senza arrendersi al “non c’è più niente da fare”. Sempre, nella vita personale come in quella della Chiesa e della società, c’è qualcosa di bello e di coraggioso che si può fare, sempre. Sempre possiamo ricominciare, sempre il Signore ci invita a rimetterci in gioco perché Lui apre nuove possibilità. E allora accogliamo l’invito: scacciamo il pessimismo e la sfiducia e prendiamo il largo con Gesù! Anche la nostra piccola barca vuota assisterà a una pesca miracolosa».
papa Francesco, Angelus del 6.2.2022
In quale dio si crede?
Oggi il problema non è l'ateismo. Il vero problema è: in quale Dio si crede. Io non credo in Dio; credo solo nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio degli umili, degli oppressi, nel Dio per l'uomo, fratello di tutti gli uomini, che anzi si offre perché tutti vivano, ecc.
Gesù Cristo è ucciso in nome di Dio; del Dio sbagliato, naturalmente.
Anche S. Paolo dice: "Io per dar gloria a Dio, volevo metter a morte tutti i cristiani" (Gal 1,13-14).
Ma poi diventa cieco.
L'uomo sbagliato
Un altro pericolo, uguale al primo (falso concetto di Dio), è il falso concetto di uomo. Bisognerebbe che ciascuno di noi pensasse di rispondere a questa domanda: cosa pensi di te stesso? Come di concepisci?
L'uomo sbagliato è una conseguenza del Dio sbagliato. Si ha l'uomo sbagliato quando questi si crede un assoluto, si crede l'unica fonte del bene e del male; si crede autonomo, padrone di fare quello che vuole. Da qui nasce l'arbitrarietà, il sopruso, la sopraffazione, la strumentalizzazione dei valori, la devastazione, fino all'autodistruzione.
David Maria Turoldo, La guerra sconfitta di Dio, Ed.Colibrì
L’iniziativa “Una Chiesa a più voci”, lanciata nel 2007 nel corso dei lavori di ristrutturazione della chiesa parrocchiale, ha finora realizzato centinaia di serate e diverse domeniche con la presenza di relatori qualificati, con toccanti testimonianze di vita e temi anche scottanti, suscitando solitamente grande interesse e qualche prevedibile dissenso. Incontri stimolanti, arricchenti e apprezzati da quanti, liberamente e responsabilmente, hanno partecipato e ci chiedono di continuare ad offrire nuove opportunità di ascolto per approfondire, conoscere, confrontarsi sui diversi argomenti, problematiche e proposte che interpellano credenti e non credenti, in uno spirito di rispetto per le singole sensibilità e cammini di crescita umana e spirituale, in un contesto di Chiesa e di società sempre in continua evoluzione.
Ostinati e convinti sostenitori del Concilio vaticano II e delle sue grandi aperture e innovazioni pastorali, leggeremo e ci confronteremo attentamente, consapevoli che siamo chiamati al servizio del vangelo e non viceversa. Qualcosa che è possibile e necessario fare anche quando non ci fossero spazi istituzionali e parrocchiali disponibili.
Nel sito www.unachiesaapiuvoci.it troverete prossimamente le date delle serate in calendario per il nuovo anno 2022. E aggiornamenti con articoli e riflessioni sull’attualità.
XIV domenica Anno C con preghiera dei piccoli
Luca 10, 1-12.17-20
«Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11"Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". 18Egli disse loro: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli"».
La richiesta di Gesù, così come la riporta san Luca, non permette dubbi o ambiguità: Gesù vuole che si “cammini” insieme. Il richiamo al testo della Genesi in cui “il Signore Disse: «Non è bene che l’uomo sia solo»” (Gen. 2, 18) è evidente e immediato. Siamo fatti per vivere insieme, ci dice il Vangelo. E anche chi deve annunciare che il Dio di Gesù è con noi non deve allontanarsi da questo stile di vita che è, allo stesso tempo, “metodo” (andare insieme è il modo con cui ci si rende credibili) e “contenuto” (perché il senso della vita è dato dalla comunità e da quel “noi” che ha il non facile compito del frantumare tanto l’egoismo quanto quel pericoloso individualismo e che tutti conosciamo).
“A due a due” non è, perciò, semplice annotazione di come procedere su strade sconosciute per darsi reciproco aiuto. In quell’indicazione è racchiusa la sapienza della vita che ci ricorda che solo chi sceglie di abitare il “noi” riesce ad andare lontano (“Se vuoi andare veloce corri da solo, se vuoi andare lontano, vai insieme” recita un saggio proverbio africano”). Il che significa che la presenza di Dio in mezzo a noi (ciò che gli evangelisti chiamano il Regno di Dio) è reso visibile dal coraggio di praticare la comunione con gli altri, con l’aiuto anche del perdono reciproco. È vero: non sempre la convivenza è facile; non sempre si riescono ad evitare – all’interno della vita comunitaria – divisioni, invidie, gelosie, maldicenze o fatiche relazionali. Ma isolarsi da tutto e da tutti ed esaltare un individualismo estremo fatto di autoreferenzialità e di fragile narcisismo, è un rimedio peggiore del male. Quanta fatica c’è nel nostro “correre sempre da soli”! Quanta solitudine, quanta emarginazione e quanta depressione nascondono le nostre case quando queste sono sganciate da qualsiasi vita comunitaria.
Un dato concreto. Il 39,5% delle famiglie presenti nella città di Biella è composto da un solo componente. In cifre: su 20.488 famiglie che abitano a Biella, 8.113 sono “famiglie individuali”: formate, cioè, da una sola persona. Quasi quattro famiglie su dieci che, nella nostra città, non fanno esperienza di convivenza nella loro casa. Le cause possiamo immaginarle: lutti, separazioni, progetti di vita di coppia non ancora decollati o vere e proprie scelte. Segno di un occidente che sta invecchiando e di uno stile di vita che per molti aspetti riesce a fare a meno della vita comunitaria. Ieri non era così: la dimensione comunitaria era indispensabile per sopravvivere. Oggi chi può il pasto lo ordina al telefono (e operai poco pagati lo portano in bicicletta) altri, meno abbienti, sono aiutati da catering vari per impedire che la solitudine diventi abbandono. Resta il fatto che il mangiare sempre da soli non è sano. E forse anche per questo Papa Francesco ha scelto la vita comunitaria in Vaticano e ha rifiutato l’isolamento dorato riservato al Pontefice: per essere in grado di andare “lontano” con il cuore e con la mente.
Ultima riflessione. Non appena i settantadue discepoli tornano carichi di entusiasmo, Gesù dice loro: “Non rallegratevi però perché i demoni s sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nel cielo.”. Per dire che chi sceglie di vivere la comunità con lo spirito di servizio verso il fratello più debole (e dunque consegna al potere la forma del servizio che si allontana dal dominare!) fa profonda esperienza di gioia e scopre che il suo nome è scritto nel Cielo, nel cuore di Dio.
Quanti bambini, ragazzi e giovani sognano che il loro nome diventi famoso (nel mondo dello sport, dello spettacolo, degli influencer, etc.)! Sognare di diventare “buoni” per aiutare chi è più bisognoso, non è più di moda. Fama e notorietà, però, non sempre immergono nella gioia vera (quasi mai) e il nome lo scrivono sulla sabbia che sparisce al primo colpo di vento.
Spendere l’esistenza per gli altri – al contrario – “rallegra” il cuore e consegna così tanto senso alla vita da renderla non solo piena, riuscita e realizzata ma con il proprio “nome” scritto nel cuore di Dio. Il solo modo per avere un nome e una esistenza che non ha più fine. Buona domenica e buon mese di luglio.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
a scuola quest’anno abbiamo imparato il proverbio africano che dice: “se vuoi andare veloce corri da solo, se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno”.
E io sono così. Non mi piace andare a scuola, a calcio o in oratorio da solo.
Mia mamma mi critica perché non esco mai da solo, ma oggi mi sembra di aver capito che anche Tu ci dai ragione e che uscire “a due a due” non è sbagliato.
Grazie Gesù anche perché hai scritto “nulla potrà danneggiarvi”.
Gesù aiuta i miei genitori ad avere meno paura. Del futuro, della strada, del lavoro o di non so quali pericoli.
Io so che con Te accanto le difficoltà si superano.
Gesù voglio essere anch’io uno dei 72.
Manda anche me nella tua messe.
E grazie ancora Gesù perché se scrivi il mio nome nel cielo, vuole dire che per Te io sono importante.
CREDO DI ST. JACQUES (don Michele Do)
Credo in un solo Dio che è Padre
fonte sorgiva di ogni vita, di ogni bellezza, di ogni bontà.
Da Lui vengono e a Lui ascendono tutte le cose.
Credo in Gesù Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo,
immagine visibile e trasparente dell’invisibile volto di Dio,
immagine alta e pura del volto dell’uomo
così come lo ha sognato il cuore di Dio.
Credo nello Spirito Santo,
che vive ed opera nelle profondità del nostro cuore
e di ogni creatura,
per trasformarci tutti ad immagine di Cristo.
Credo che da questa fede fluiscono
le realtà più essenziali e irrinunciabili della nostra vita:
la comunione dei santi e delle cose sante, che è la vera chiesa,
la buona novella del perdono dei peccati,
la fede nella Risurrezione, che ci dona la speranza
che nulla va perduto della nostra vita:
nessun frammento di bontà e di bellezza,
nessun sacrificio per quanto nascosto ed ignorato,
nessuna lacrima e nessuna amicizia. Amen!
AL SEGNO DELLA PACE
Donaci o Signore non la pace facile dei giorni sereni e felici,
di quando le cose vanno bene, ma quell'altra difficile,
costosa e stigmatizzata pace, di chi in ogni ora della sua vita,
davanti all'impossibile ed all'incomprensibile,
trova in sè il coraggio e la forza di posare il capo sulle ginocchia di Dio.
PENSA AGLI ALTRI
Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre combatti le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che reclamano la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che sorseggiano le nuvole.
Mentre torni a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare il popolo delle tende.
Mentre conti le stelle per addormentarti, pensa agli altri
che hanno perso il diritto di parlare.
Mentre pensi agli altri lontani, pensa a te stesso, dì:
magari fossi una candela nelle tenebre!
(Mahmud Darwish, la voce più nota della letteratura palestinese, da Qualevita 158)