Una Chiesa a Più Voci - Ronco di Cossato - 2015

Una Chiesa a Più Voci

Ronco di Cossato - 2015

Una Chiesa a Più Voci - Ronco di Cossato - 2016

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Ronco di Cossato - 2016

Una Chiesa a Più Voci - Ronco di Cossato - 2019

Una Chiesa a Più Voci

Ronco di Cossato - 2019

Una Chiesa a Più Voci - Ronco di Cossato - 2017

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Ronco di Cossato - 2017

Una Chiesa a Più Voci - Ronco di Cossato - 2019

Una Chiesa a Più Voci

Ronco di Cossato - 2019

In primo piano

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BATTESIMO DEL SIGNORE (Lc. 3,15-16.21-22) - 12.I.2025 - (Il cielo si aprì.)

Quando uno si immerge in un fiume, possono succedere due cose: o che si bagni (e si lavi) o che affoghi. Il battesimo di Giovanni voleva significare queste due cose:

  • chiedere a chi si “battezzava” di “lavare” il male, il peccato e l’egoismo che è in lui;
  • invitare chi si immergeva nelle acque del fiume Giordano ad “affogare” e “uccidere” il suo attaccamento all’io, al male e alla voglia di dominare gli altri.

Ma perché Gesù – che non aveva nessun bisogno di sradicare da sé stesso male, cattiveria e peccati vari – ha deciso di recarsi anche lui di farsi battezzare da Giovanni Battista? Perché vuole rispondere all’umanità che, angosciata, da millenni grida: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is. 63,19). Con il cielo “chiuso”, l’orizzonte della vita è cupo, buio, sbarrato e privo di speranza. Era così ai tempi di Gesù. Ed è così ancora oggi. Ed è per questo motivo che, appena battezzato, Gesù “stava in preghiera, il cielo si aprì e discese su di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba”.

Dicono gli esperti che non esiste posto, sulla terra, più basso del luogo in cui il fiume Giordano si getta nel mar Morto (397 metri sotto il livello del mare). Ed il cielo si apre nel preciso istante in cui Gesù “scende” verso di noi. Da sempre l’umanità rincorre il sogno di “salire” verso l’alto: per raggiungere successo, potere o gloria. E più l’uomo ha tentato questa scalata e più ha dovuto constatare un cielo sbarrato che assiste impotente alle sofferenze che si consumano su questa povera e drammatica terra. Con Gesù Dio decide di prendere l’iniziativa. Non siamo più noi che dobbiamo provare a salire verso il cielo. È Lui – il Dio di Gesù – che scende verso di noi. E che ci mostra il Cielo aperto e lo Spirito di Dio, che in modo corporeo, si posa su ciascuno di noi.

Seconda domanda: ma perché a pochi giorni dal Natale, la chiesa ci presenta Gesù adulto alle prese con il Suo battesimo? Perché non vuole che la celebrazione del Natale diventi una bella poesia o – peggio ancora – una favola al termine della quale si smonta il presepe e si torna alla vita di sempre. La chiesa – esperta di umanità – ci propone di passare da Betlemme al fiume Giordano perché ognuno di noi possa confrontarsi con quel Gesù Signore che ha aperto i cieli per noi e che ci ha “immersi” (nel nostro battesimo) nell’amore di Dio (siamo amati da Lui) che ci educa e ci insegna ad amare chi ci è accanto.

Non siamo abituati a celebrare la festa del nostro battesimo. Rischia di essere una data, un evento e un sacramento di ieri presente solo in qualche foto sbiadita. In realtà quel giorno ci è stato fatto un dono (grande) che – se accolto giorno dopo giorno – ci porta a vivere con il Signore Gesù che ci abilita a vincere, quotidianamente, il male con il bene.

Non solo. Quel giorno – quando siamo stati battezzati – siamo entrati in una comunità che, carica di imperfezione e di limiti, ha il grande pregio di impedire che ognuno di noi si ritrovi in quella dolorosa solitudine che le nostre società del consumismo conoscono molto bene. Inutile negarlo: siamo sempre connessi, ma sempre più soli. Un terzo delle famiglie italiane è composto da un solo elemento! Per moltissimi bambini (e loro famiglie!) la loro prima comunità è quella della scuola (dell’infanzia o primaria). Ma sono soli anche i nostri adolescenti. I quali, per sfuggire a questa avarizia di relazioni, si improvvisano “amanti” prima del tempo: alle prese con “fidanzatine” e “fidanzatini” che, in molti casi diventano la spia che denuncia che si sta crescendo senza la compagnia di una indispensabile vita comunitaria (fonte di gioia e di fatiche). Alle prese con queste solitudini a due, però, i nostri ragazzi non si accorgono che così facendo non riescono a impiantare, nella loro vita, i semi della solidarietà, della generosità e del coraggio per ideali alti e difficili da raggiungere.

Senza la comunità del Signore Gesù che ci consegna il Suo Vangelo e che spezza il pane con noi e per noi, ognuno di noi si illude di poter scegliere i suoi amici, di poterli selezionare, di fare solo ciò che vuole e – ennesima povertà – di sentirsi autorizzato a interrompere impegni di formazione e di servizio agli altri “quando voglio” oppure “quando non sento più nulla dentro” (“Perché io non mi faccio condizionare da nessuno!!!”).

Dopo il Suo battesimo Gesù non è più tornato indietro. Si è posto sulla soglia del cielo per aprirlo in modo definitivo (“squarciarlo”, dice il Vangelo di Marco) e per donarci – in modo definitivo – quella comunità (imperfetto e carica di limiti) senza la quale – però – non conosciamo la fraternità che rompe ogni solitudine, la libertà dell’accogliere l’altro come un dono, la forza rigenerante del perdono e la gioia che scaturisce dal vivere per gli altri.

Buona festa a tutti.

BATTESIMO DEL SIGNORE

 

Luca 3,15-16.21-22

 

Caro Gesù,

                   da piccolo mi sono bruciato davanti a camino. E ancora oggi il fuoco mi attira e mi fa paura.

Il fatto poi che in queste vacanze di Natale molto persone siano morte in casa a causa di stufe e camini difettosi, mi convince sempre più che con il fuoco non si scherza.

È vero che san Francesco lo chiamava “fratello fuoco”, ma io preferisco lasciare che stufe, fornelli e fiamme varie le gestiscano i grandi.

Per questo ho apprezzato quello che Tu, Risorto, hai detto ai tuoi apostoli: “sarete battezzati in Spirito Santo” (Atti 1,5) togliendo il riferimento al “fuoco” che faceva Giovanni Battista.

Grazie Gesù.

Tu non sei venuto per condannare o per gettare nel fuoco chi fa i peccati, ma per aiutare chi è caduto a rialzarsi.

Gesù Ti prego per Zio Giorgio che di lavoro fa il pompiere.

Proteggi lui e chi lavora con lui.

 

IL DIO CHE CI PORTIAMO DENTRO

 

Diceva il mistico Eckhart: “Chiamo Dio ciò
che è nel più profondo di noi stessi e nel
punto più alto delle nostre debolezze e dei
nostri errori”: E la Yourcenar affermava che
solo chi muore “sa dare un nome al Dio che
porta dentro”.

È molto più difficile accettare che ogni uomo
è un embrione di Dio e che la casa di Dio è
solo il cuore dell’uomo, di quanto sia accettare
un Dio onnipotente fuori dalla nostra vita
e dalla nostra storia.

Sentirsi Dio dentro è farsi carico di una responsabilità
che pochi sono disposti ad accettare.
Meglio affidarsi al Dio dei dogmi e
delle chiese.

È ben più difficile essere fedeli alla propria
coscienza che alle leggi esterne, per il semplice
motivo che la coscienza è la più esigente
di tutte le leggi.

Né la si può beffare, come si può fare con le
leggi. Essa è più severa; è la parte più profonda
di te, che ti dice con chiarezza e con
piena autenticità quando sei infedele al meglio
di te.

I cristiani predicano una “stoltezza” alla quale
neppure loro credono del tutto: che Dio “si fece
carne” e pertanto dolore, ma anche gioia, piacere,
amore in tutte le sue espressioni. Altrimenti
si sarebbe fatto angelo, spirito. No. Si
è fatto uomo, con tutte le sue conseguenze,
con tutte le sue miserie e le sue sublimità.
Ma uomo.

Per questo il dato più certo di ogni religione
sarebbe che Dio è soltanto ciò che di divino
l’uomo si porta dentro.

           Juan Arias

 

 

 A UN ANNO DALLA MORTE DI MONS. LUIGI BETTAZZI


Come amici e simpatizzanti di “Una Chiesa a  più voci” e a nome di quanti lo hanno conosciuto e  seguito quale Pastore, facciamo memoria del carissimo Mons. Luigi Bettazzi che, in questi giorni, un anno fa,  ci insegnava come si può serenamente e consapevolmente affrontare la malattia  e la morte che giunse prima dell’alba del 16 luglio, memoria della Madonna del Carmelo.

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      In quale dio si crede?

 

Oggi il problema non è l'ateismo. Il vero problema è: in quale Dio si crede. Io non credo in Dio; credo solo nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio degli umili, degli oppressi, nel Dio per l'uomo, fratello di tutti gli uomini, che anzi si offre perché tutti vivano, ecc.

Gesù Cristo è ucciso in nome di Dio; del Dio sbagliato, naturalmente.

Anche S. Paolo dice: "Io per dar gloria a Dio, volevo metter a morte tutti i cristiani" (Gal 1,13-14).

Ma poi diventa cieco.

L'uomo sbagliato

Un altro pericolo, uguale al primo (falso concetto di Dio), è il falso concetto di uomo. Bisognerebbe che ciascuno di noi pensasse di rispondere a questa domanda: cosa pensi di te stesso? Come di concepisci?

L'uomo sbagliato è una conseguenza del Dio sbagliato. Si ha l'uomo sbagliato quando questi si crede un assoluto, si crede l'unica fonte del bene e del male; si crede autonomo, padrone di fare quello che vuole. Da qui nasce l'arbitrarietà, il sopruso, la sopraffazione, la strumentalizzazione dei valori, la devastazione, fino all'autodistruzione.

David Maria Turoldo, La guerra sconfitta di Dio, Ed.Colibrì

 


L’iniziativa “Una Chiesa a più voci”, lanciata nel 2007 nel corso dei lavori di ristrutturazione della chiesa parrocchiale, ha finora realizzato centinaia di serate e diverse domeniche con la presenza di relatori qualificati, con toccanti testimonianze di vita e temi anche scottanti, suscitando solitamente grande interesse e qualche prevedibile dissenso. Incontri stimolanti, arricchenti e apprezzati da quanti, liberamente e responsabilmente, hanno partecipato e ci chiedono di continuare ad offrire nuove opportunità di ascolto per approfondire, conoscere, confrontarsi sui diversi argomenti, problematiche e proposte che interpellano credenti e non credenti, in uno spirito di rispetto per le singole sensibilità e cammini di crescita umana e spirituale, in un contesto di Chiesa e di società sempre in continua evoluzione.

Ostinati e convinti sostenitori del Concilio vaticano II e delle sue grandi aperture e innovazioni pastorali, leggeremo e ci confronteremo attentamente,  consapevoli che siamo chiamati al servizio del vangelo e non viceversa. Qualcosa che è possibile e necessario fare anche quando non ci fossero spazi istituzionali e parrocchiali disponibili.

Nel sito www.unachiesaapiuvoci.it troverete prossimamente le date delle serate in calendario. E aggiornamenti con articoli e riflessioni sull’attualità.

 

Ultime notizie

La settimana de La Porta di Vetro - 13 gennaio

Care amiche e cari amici,

 

questa settimana non possiamo non partire dal vergognoso attacco subito dal Circolo Arci "Antonio Banfo" lo scorso venerdì 10 gennaio.

I locali di via Cervino, in Barriera di Milano, sono stati vittima del lancio di una bomba carta, che ha provocato ingenti danni ad un luogo storico di integrazione e confronto, che testimonia la memoria di un martire della libertà del nostro paese.

Nelle ore immediatamente successive ai fatti il quartiere e la politica locale si sono prontamente riuniti davanti ai locali del Circolo, testimoniando la loro solidarietà e la chiara volontà di non cedere al ricatto della paura, anche se l'episodio non può che destare legittime preoccupazioni. La Porta di Vetro ha raccontato, fin dalle prime ore, quanto avvenuto. Ma di fronte ad un attacco contro un luogo che si richiama alla Resistenza e ai suoi valori, è nostro dovere anche ricordare chi è stato Antonio Banfo. capo riconosciuto delle maestranze alla FIAT Grandi Motori, ucciso in seguito allo sciopero pre-insurrezionale del 18 aprile 1945.

Abbiamo così scelto di riportare integralmente un articolo apparso su l'Unità del 23 aprile 1964, all'interno di un numero speciale per il Ventennale della Resistenza, scritto da Luisa Monti Sturani..

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NEWSLETTER 8 gennaio 2025

Avvertiamo, sia nella società sia nella Chiesa, la presenza di un clima di stanchezza e in un certo senso di resa: tanto nulla si può o si riesce a cambiare. La tentazione già in atto è l’abbandono dell’impegno. “Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere” (Spes non confundit). ….

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Il mondo è in fiamme

ENZO BIANCHI, intervistato da ALEX CORLAZZOLI

Ha trascorso il Natale con i suoi fratelli, le sue sorelle e con alcuni ospiti cucinando per tutti specialità piemontesi come il bunet, un dolce a base di uova, zucchero, latte, cacao, amaretti secchi e liquore. Si è dedicato a riflettere, a pensare, a studiare raccolto nella sua cella alla nuova fraternità di Casa della Madia, ad Albiano d’Ivrea, a pochi chilometri dalla comunità di Bose che ha fondato nel dicembre del 1965 per poi essere costretto ad allontanarsi nel 2020 a causa di un decreto papale mai compreso fino in fondo da molti. Quando Enzo Bianchi parla – nonostante gli 82 anni da compiere il 3 marzo – ha lo sguardo di un bambino e declina i verbi al futuro come se avesse davanti una vita intera. La sua è un’attenzione costante all’attualità, alla politica, alle crisi internazionali, alle guerre. Con l’arrivo del nuovo anno ilfattoquotidiano.it lo ha incontrato per fare con lui un quadro della situazione politico-sociale e per parlare dell’Anno santo cui ha dedicato la sua ultima fatica editoriale: Lessico del Giubileo (edizioni Edb)...

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La settimana de La Porta di Vetro

Care amiche e cari amici,

 

in via del tutto eccezionale, per la seconda settimana consecutiva, torniamo a scrivervi di martedì. Abbiamo preferito non disturbarvi nell'ultimo giorno di festa, ma promettiamo di tornare alle vecchie buone abitudini già dalla prossima settimana, ripercorrendo insieme gli eventi dei sette giorni precedenti ogni lunedì.

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A 30 MIGLIA LA SALVEZZA

Newsletter n.355 del 30 dicembre 2024

 

A 30 MIGLIA LA SALVEZZA

 

Carissimi, 

dato il precipitare degli eventi nel Medio Oriente e a Gaza, vi trasmettiamo la lettera scritta il 28 dicembre scorso dai mittenti della “Lettera ai nostri contemporanei del popolo ebraico della Diaspora” ad alcune comunità e a interlocutori del dialogo in corso con gli Amici Ebrei:

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MEDITAZIONE DI FINE ANNO

MEDITAZIONE DI FINE ANNO - don Tonino Bello, Giovedì 31 dicembre 2015

Eccoci, Signore, alla fine di questo lungo anno davanti a te.

Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato.

Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chissà quali interminabili rettilinei...

                                                                 don Mario Marchiori

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PERDONO, PERDONO, PERDONO

PERDONO, PERDONO, PERDONO di Silvia Trucci

 Papa Francesco è stato in visita a Rebibbia, dove ha aperto la seconda Porta Santa per il Giubileo. Ha pregato insieme ai carcerati e poi ha parlato con la stampa: “I detenuti sono persone buone, quando vengo qui la prima domanda che mi faccio è perché loro e non io, perché ognuno di noi può scivolare l’impor - tante è non perdere la speranza, bisogna attaccarsi alla corda dell’ancora della speranza e aprire i cuori”...

                                                                   Il Fatto Q. - 30 dicembre 2024

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La settimana de La Porta di Vetro

Care amiche e cari amici,

 

questa newsletter avrebbe dovuto essere semplicemente l'occasione per augurare a tutte e tutti voi di trascorrere in serenità le prossime festività natalizie. E vi avremmo probabilmente invitato a proseguire nel piccolo "gioco" che Piero Terna ha lanciato nelle sue "Punture di Spillo", sfidando l'intelligenza artificiale a raccontarci "che cosa rappresenta Babbo Natale per te", immedesimandosi ogni volta in qualcuno di diverso.

 

Ma gli avvenimenti degli ultimi giorni rendono doveroso aprire questa edizione ricordando tre persone che ci hanno lasciato la scorsa settimana, ciascuno dei quali ha lasciato un impatto nei propri mondi d'appartenenza: Ferdinando Enrico Pomàrici, Sergio Giunta e Fabrizio Morri. Vi chiediamo di dedicare un pensiero a loro, ma soprattutto alle loro famiglie e chi gli ha voluto bene.
Noi abbiamo scelto di farlo ospitando sulle nostre pagine il racconto di persone che li hanno conosciuti e apprezzati, in tanti anni di impegno pubblico o privato, lasciano un vivo ricordo e producendo un grande impatto nelle vite di coloro che li hanno conosciuti.

 

Tornando alla cronaca, la notizia più importante della scorsa settimana, almeno a livello europeo, è stata la sentenza del processo al marito e ai violentatori di Gisèle Pelicot. L'avvocato Maria Grazia Cavallo ne ha ripercorso la vicenda, sottolineandone l'importanza soprattutto dal punto di vista culturale.

La vicenda Pelicot potrebbe essere in qualche modo uno spartiacque nel dibattito pubblico, anche e soprattutto grazie a quel j'accuse che la donna ha lanciato nei confronti di tutti gli accusati, rifiutando la vergogna dell'essere vittima.

Come ha dichiarato la stessa Pelicot, "spesso quando si è vittime di violenza si prova vergogna, ma non siamo noi a doverci vergognare, sono loro"

E come scrive Maria Grazia Cavallo, i gesti di Pelicot "riaffermano la convinzione che il personale è sempre anche politico" e che, "c’è ancora molta strada, in salita, da fare. Ma abbiamo l’energia per percorrerla tutti assieme."

 

Il secondo e ultimo argomento su cui vogliamo invitarvi a riflettere è l'accordo tra Italia e Albania. Ne ha scritto per noi Pietro Bartolo, concentrandosi soprattutto sul punto di vista europeo, sottolineando come  "la Presidente Ursula von der Leyen abbia strizzato l’occhiolino a questo famigerato modello Italia Albania", ma anche che l'articolo 2 del Trattato sull'Unione Europea recita che l'Unione "si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze".

Ed è proprio questa contraddizione tra i principi fondativi dell'Unione e la pressi politica, suffragata dalle parole e dalle azioni di Von der Leyen, che spinge Bartolo a chiedersi se "l'atteggiamento della custode dei trattati non possa essere accostato ad un tradimento dei Padri Fondatori, che quei trattati li posero a fondamento della nostra Unione".

 

In conclusione di questa newsletter, che vi raggiungerà mentre molti di voi saranno alla ricerca degli ultimi regali o ai fornelli per iniziare a preparare cene della vigilia e pranzi di natale, la Porta di Vetro vi augura di trascorrere i prossimi giorni in serenità, circondati dalle persone a cui volete bene.

 

 Buon Natale e buona settimana!

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L’affondo di papa Francesco: Non è guerra, è crudeltà

Palestina Un nuovo capitolo dello scontro tra il Vaticano e Israele sulla condotta dell'offensiva a Gaza. E Bergoglio denuncia: le autorità israeliane hanno impedito al cardinale Pizzaballa di entrare nella Striscia
Il manifesto 22 dicembre 2024
Luca Kocci
 

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