
IV DOMENICA DI PASQUA
“Quella notte non presero nulla”.
Si mettono in fila per entrare nella Basilica di Santa Maria Maggiore perché desiderano portare un ultimo saluto a Papa Francesco. Sono tantissimi. Di tutte le età e provenienti da tutte le parti del mondo. Non importa quanto c’è da aspettare. E nessuno di loro si lascia scoraggiare dal sole, dal vento, dalla pioggia o dalle lunghe ore di attesa in piedi. Testimoniano lo straordinario legame che Papa Francesco ha saputo instaurare con la “sua” gente, con chi si affida ai Maestri solo se questi sono Testimoni, come diceva Paolo VI.
Del resto il Vescovo di Roma arrivato dalla fine del mondo lo ha detto in modo molto chiaro. Era alla sua prima messa crismale, il giovedì santo del 2013 e rivolgendosi ai vescovi e preti che, al mattino, pregavano con lui così si è espresso: «Questo vi chiedo: di essere pastori con “l'odore delle pecore”, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini». Anche perché il popolo di Dio distingue molto bene la guida che emana il profumo della vanità o della ricerca del prestigio personale dal “pastore” che si cala in mezzo alla “sua” gente e spende la sua vita per donare loro la presenza del Signore Gesù: il vero Pastore che è una cosa sola con il Padre. Ed è questo ciò che il popolo di Dio ha amato e ama ancora di Papa Francesco: il suo essere “padre” perché – con noi – anche “figlio”, “fratello” e “discepolo”, come noi, al seguito del Signore Gesù. Nessuno, dice il Vangelo di san Giovanni, può strappare dalla mano del Buon Pastore, le Sue pecore. Chi ascolta la Sua voce e chi cammina, come discepolo, al seguito del Signore Gesù entra nel mistero della misericordia di Dio che Francesco ha annunciato per tutto il tempo del suo ministero petrino. E ora che Papa Francesco è entrato nella casa del Padre, la “sua” gente desidera consegnargli un ultimo saluto, un ennesimo grazie per tutto ciò è stato per noi e con noi. Non solo: considerato che lui ci ha sempre chiesto di pregare “per lui” ora in tanti vogliono che lui interceda presso il Padre e preghi perché il buon Dio conceda a noi e al mondo intero quella Pace per la quale tanto si è speso.
Che differenza dai tanti – troppi – potenti che oggi, nel nostro mondo, hanno il forte odore del potere, dell’arroganza, della voglia di guerra unito al desiderio di dominare e di sottomettere qualunque forma di dissenso, di critica o di opposizione. Non abbiamo mai avuto un mondo così fortemente segnato da Capi di Stato amanti di guerre, di violenza e bisognosi di “conquiste territoriali” anziché di servire i reali bisogni delle persone. Non c’è bisogno di fare nomi: dietro alla terza guerra mondiale a pezzi – per usare la felice espressione coniata dieci anni fa da Papa Francesco – ci sono governanti incapaci di sottomettersi alle regole della democrazia e sempre più assettati di potere, di vittoria e di vendetta contro quanti sono stati inseriti nella loro lista di nemici. Sono piccoli uomini di potere disposti a restare nei libri della storia non per aver migliorato il genere umano, ma perché hanno impoverito, ucciso e fatto morire di fame popolazioni intere. Per parlare chiaro: i crimini di Hamas devono essere denunciati senza sconti; allo stesso tempo – però – va anche detto che impedire l’ingresso degli aiuti umanitari (cibo e medicine) nella striscia di Gaza (dove oltre 50 persone sono morte di fame!) è scelta ignobile, imperdonabile e criminale.
Che differenza – dicevo – tra il buon Pastore che dà la vita per le sue pecore e i mercenari, ladri o briganti che “usano” le pecore di Dio perché convinti che così facendo diventano grandi! Che differenza tra il Signore Gesù che ci “pone” nella mano del Padre perché nessuno di noi si perda e affinché venga reso grande il Regno dell’amore, della pace, della giustizia e del perdono da quanti impongono leggi e leggine perché illusi che il loro operato possa – con la forza degli eserciti – rendere grande un Paese (sopra gli altri?) o una nazione (contro le altre?).
Mai come in questo travagliato inizio di terzo millennio abbiamo bisogno che il Vangelo del Signore Gesù ci educhi ad ascoltare la “Sua” voce e a sentire che Lui ci “conosce” per nome perché ama ciascuno di noi per quello che è (questo significa “io le conosco ed esse mi seguono”). Il successore di Papa Francesco ci aiuti in questo cammino e ci consolidi nell’amore e nell’unità. Ci rende sempre più operatori di Pace e – allo stesso tempo – ci doni la forza di fare grandi i deboli, i poveri, i calpestati, gli esclusi e quanti sono scartati dai potenti della terra.
Caro Gesù,
lo scorso anno ero in macchina con lo zio e lui era arrabbiato perché la strada era sbarrata da un gregge di pecore. Il pastore gli ha chiesto di non suonare il clacson perché non serve: “Pochi minuti e le pecore sono fuori dalla strada”, gli ha detto.
Io non avevo fretta e non ero irritato dalle pecore. Mi piaceva vedere come il pastore si faceva aiutare dai suoi due grossi cani per condurre tutte le pecore al pascolo. Se una di loro si allontanava dal gruppo, subito il cane la andava a prendere per riportarla con le altre, lontano dal pericolo.
E mentre mi godevo lo spettacolo pensavo a Te, Gesù. Che con noi sei il Pastore buono che ci guidi e ci tieni lontano dai pericoli.
Gesù aiutami ad ascoltare sempre la Tua Parola e dammi la forza di seguirTi. Sempre.
Grazie Gesù.
P.S. Aiuta, guida e benedici, Gesù, il nuovo Papa.