XIV DOMENICA ANNO A

10-07-2023 - Preghiere poesie

XIV DOMENICA  ANNO A  con preghiera dei piccoli

 

Dal Vangelo di Matteo 11, 25 – 30

 

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai semplici. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto mi è stato consegnato dal Padre mio; nessuno riconosce il Figlio se non il Padre, e nessuno riconosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo. Venite a me, voi tutti, che vi affaticate e siete carichi di pesi, e io vi farò riposare. Prendete su di voi il mio giogo e  diventate miei discepoli, perché io sono mansueto e umile di cuore, e voi troverete riposo per le vostre vite. Il mio giogo infatti è   soave e il mio carico leggero».

 

La domanda è obbligata: chi sono gli stanchi e gli oppressi a cui si rivolge Gesù? San Matteo - che compone questo testo - non ha in mente quanti sono sfiniti dal lavoro e da sforzi fisici ordinari e straordinari. L’evangelista pensa a chi vorrebbe obbedire e rispettare la Legge che Dio ha dato al suo popolo attraverso Mosè, mentre - in realtà - si sperimenta incapace di osservarla. Un vero e proprio circolo vizioso: la Legge mi dice cosa devo fare per essere puro e gradito a Dio, ma io non riesco ad attuare quanto prescritto. È questa drammatica condizione del cuore umano che rende i credenti nel Dio di Mosè stanchi e oppressi.Stanchi” perché il non riuscire a realizzare quanto si vorrebbe, genera dolorosi sensi di colpa i quali, lo sappiamo, rendono il cuore e il corpo umano sfiniti, spossati e senza forze. “Oppressi” perché la Legge che Dio ha dato a Mosè diventa - per chi non riesce ad osservarla - un macigno che appesantisce il vivere, che toglie il respiro e che condanna.

Gesù non si propone come un sindacalista che si pone l’obiettivo di passare da 48 ore di lavoro settimanale a 35 o 40. Gesù invita chi lo segue e chi lo ascolta a sperimentare la dolcezza della sua nuova Legge (le beatitudini) che se vissute in compagnia del Signore risorto rendono il vivere leggero, spedito e beato. Simpatico il linguaggio utilizzato dal Maestro esperto di parole: il “giogo” - conosciuto da tutti i suoi interlocutori come simbolo di oppressione e di schiavitù - viene interpretato dalle parole di Gesù come elemento che unisce - nell’amore - il Maestro al discepolo e che rende possibile attuare la sua nuova Legge. Non solo: Gesù dice a chi lo ascolta - a noi che in questa calda domenica di luglio preghiamo con questo passo del Vangelo - che Lui ci aiuta ad attuare la sua nuova Legge perché Lui è il Dio-con-noi, ma è anche uno di noi! Quando Gesù dice “Io sono mite e umile di cuore” riprende una delle sue beatitudini - beati i miti: Mt. 5,5 - e così facendo si presenta a noi come uno senza terra, al fondo della fila, piccolo, diseredato e senza niente. Al punto che ci basta incontrare, sostenere e servire uno di questi piccoli, per riuscire a stare con Lui e a rispettare la sua nuova Legge.

La Legge data a Mosè accende sensi di colpa (per il fatto che non si riesce ad osservare) e rende stanchi e oppressi perché crea quel senso di inadeguatezza che è l’opposto del riposo.

Le beatitudini date da Gesù alla sua comunità ci uniscono a Lui (la funzione del giogo è questa: tenere insieme il discepolo al Suo Maestro nello spazio dell’amore) e ci ricordano che nel servizio al piccolo siamo con Lui che si identifica con chi è “mite” (senza nulla) e “umile di cuore” (debole e al fondo della fila).

Curioso notare come le parole si pieghino a significati diversi e sempre nuovi. Anche oggi sono tanti coloro che si sentono “stanchi e oppressi”. E non più come nel secolo scorso perché piegati da lavori massacranti per tenere insieme il pranzo con la cena. Oggi sono tanti coloro che sono stanchi anche se molti di loro sono alle prese con lavori decisamente meno pesanti di ieri. Sono stanchi e oppressi dalla noia, dallo stress, dall’ansia e da vacanze, viaggi, gite da organizzare, da giorni liberi e da trasferte o da crociere che non consegnano il riposo promesso.

Siamo stanchi e oppressi anche noi. Nonostante i preziosi traguardi ottenuti dalla tecnica e dalle giuste conquiste sociali che ci hanno insegnato a intrecciare il lavoro con il riposo per fare del tempo libero uno spazio di crescita personale e relazionale. Siamo stanchi perché abbiamo i figli da seguire, ma siamo stanchi anche perché i figli non si fanno seguire, non ci sono o non arrivano. Ci stancano le relazioni, ma ci svuotano anche le solitudini, le rotture e le divisioni che fanno male e che distruggono sogni, progetti e famiglie. Siamo stanchi perché si lavora tanto, troppo o male, ma stanca e opprime anche la disoccupazione e quel senso di inutilità dato dalla disoccupazione. Più in profondità - però - siamo stanchi perché siamo lontani dal Signore Gesù e non siamo più capaci a stare - con Lui - sotto il solo “giogo” che ci rende liberi e che rende leggera la nostra esistenza: Gesù di Nazaret. Abbiamo scelto di stare sotto altri gioghi (carriera, denaro, autonomia assoluta, prestigio, potere, relazioni ammalate, etc.), ma - con amarezza - dobbiamo riconoscere che nessuno di questi gioghi è dolce e che di nessuno di questi gioghi il peso è leggero. Per chi è piegato dai sensi di colpa e per chi è appesantito da stress e stanchezze insopportabili, il capitolo 11 di san Matteo si propone come un vero inno alla libertà e alla gioia.

Buona domenica e buon mese di luglio.

                                                                                                    Preghiera dei piccoli

Caro Gesù,

                      Tu hai detto “giogo”, ma io ho capito “gioco”. E così non mi tornava il senso della Tua frase. Poi ho chiesto a mio nonno e lui mi ha spiegato che il giogo è il pezzo di legno che si lega sui buoi per portarli a lavorare nei campi senza bloccarli.

Gesù mi piace questo tuo modo di parlare sempre “attaccato” alla vita di tutti i giorni.

In pratica hai detto che Tu ci guidi senza mai schiacciarci e senza mai bloccarci.

Grazie anche perché ci inviti a “imparare da me che sono mite e umile di cuore”. Niente libri, nessuna lezione speciale e niente da imparare a memoria.

La sola cosa che dobbiamo fare è stare con Te e farci guidare da Te.

Gesù resta Tu il mio Maestro.

E dona alla nostra Europa la Pace che solo Tu sai consegnare.