TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

07-08-2023 - Preghiere poesie

TRASFIGURAZIONE  DEL SIGNORE  con preghiera dei piccoli

Dal vangelo secondo Matteo 17, 1 – 9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

L’evangelista Matteo vuole fare capire al suo lettore che le lezioni impartite da Gesù non sono (ancora) riuscite a “bucare” le dure pareti mentali del “buon senso”. Il Maestro parla di amore per tutti, di dare la vita, di perderla e di servire. Ma loro – come accade anche a noi – non riescono proprio ad entrare in quella mentalità. Non la capiscono perché è distante anni luce dal loro modo di vivere.

Gesù Maestro non si scoraggia. Sa molto bene che se i suoi alunni non capiscono la sua lezione, non basta sgridare o insultare chi non riesce ad entrare nell’insegnamento impartito: è necessario cambiare il modo di fare la lezione. Per questo li prende con sé e li porta su un monte, in alto e in disparte: per dimostrare loro – oltre le sole parole – che il Suo scendere inaugurato nel momento del battesimo (capitolo 1), non è movimento fine a sé stesso, ma la vera grande premessa per incontrare la libertà, la giustizia e per essere beati.

 Pochissimi versetti prima di questo racconto, san Matteo scrive che: “Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.” (Mt. 16,21ss). Pietro inorridisce. E l’evangelista non sfuma il tono con cui Simone corregge e rimprovera Gesù: “Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai»” (Mt. 16, 22). Pensa, ragiona e parla come il diavolo che tenta Gesù sul monte, ci fa capire l’evangelista. Ed è per questo che Gesù prende i suoi tre discepoli “testoni” (uno anche di nome, perché “Pietro” vuole anche dire “testa dura”) e li porta sul monte: per contrastare i pensieri che provengono dal diavolo e per mostrare, s-velare e rivelare loro il senso profondo, bello e umano della vera Gloria. Quel salire sul monte alto da parte di Gesù e quel portare con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, è una “coccola” che il Maestro decide di fare a tutti coloro che lo seguono perché cambino modo di vedere, di pensare e soprattutto di agire. Gesù vuole mostrare ai tre, ma a tutti coloro che si confrontano con questa pagina raccontata dall’evangelista che la gloria presentata e offerta dal diavolo (potere, vittoria, successo ed egoismo) rende la vita triste, scontenta e – di fatto – sbagliata. La vera Gloria (con la G maiuscola) è quella che Gesù sa rendere operante dopo il venerdì santo e con il mattino di Pasqua, ma che passa inevitabilmente per il dono della Sua vita in croce. Gesù – sia chiaro – non ha cercato croce e dolore per il gusto di soffrire. L’esatto contrario: ha fatto di tutto per non essere arrestato prima del tempo, ma intuito e capito che non poteva evitare quel “passaggio”, non è scappato e non si è sottratto al dono di sé fino alla morte in croce. Così facendo ci ha detto che si è liberi quando si vive per Dio e per i fratelli, non quando si insegue il proprio io e si calpestano Dio e i fratelli pur di stare bene da soli.

I tre sono ancor distanti da questa logica. Pietro si sente persino escluso dal dialogo tra Gesù e Mosè ed Elia e per uscire dal suo isolamento propone a Gesù la costruzione di tre tende, tre capanne perché loro restino per sempre su quel monte. È la tentazione di tutti noi quando si ha l’impressione che le cose vadano bene: fermare il tempo, chiudersi nel momento positivo che si sta vivendo e puntare i piedi per non più avanzare. Per certi aspetti è anche la fotografia del nostro occidente: abbiamo raggiunto livelli alti di benessere e non vorremmo disturbi nel nostro vivere ovattati. Guerre e migranti non possono essere ignorati, ma a volte disturbano perché se ci si concentra con la dovuta attenzione, questi temi ci chiedono di cambiare e di vivere in modo diverso. Forse anche per questo il nostro Ministro – nel commentare la tragedia degli immigrati che si è consumata sulle coste della Calabria – ha preferito dare la colpa del naufragio alle vittime, come ha detto l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice: perché assumersi le nostre responsabilità e cambiare modo di vedere, di pensare e di agire costa fatica. È la sola strada, però, che ci porta all’essere liberi e nella verità. Come dice la preghiera che  è girata in rete: “Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare, uccideresti il pescatore che non presta la barca, urleresti per chiedere aiuto, busseresti alle porte dei governi per rivendicare la vita”.

Il segreto della vita e della nostra fede è tutto qui: scendere dal monte perché convinti che solo Gesù ci offre la gloria, la gioia e la libertà che cerchiamo. Scendere dal monte e fissare solo Gesù (nessun altro) che si rende presente in chi sta male, in chi è sulla zattera che cerca speranza e che ci guarda domandandoci: “E se fossi tuo figlio?”.

Solo l’ascolto di questa voce e di questa domanda ci rende veri, umani e liberi. Ed è in quella umanità ferita, debole e perdente che abita Gesù. Fissare e seguire solo questo Gesù è il senso della nostra quaresima. Buon cammino.

 

 Preghiera dei piccoli

Caro Gesù,

 oggi ho capito perché hai scelto Pietro, Giacomo e Giovanni per portarli con Te “su un alto monte” e per trasfigurarti davanti a loro: perché sono i primi che non accettano i tuoi discorsi.

 E un po’ li capisco: sognano da sempre un Messia forte e vittorioso su tutti e Tu continui a parlare loro di arresto, di croce, di sconfitte e di morte.  È normale che si ribellino a queste parole. Ed è anche per questo, secondo me, che “caddero a terra e furono presi da grande timore”.   Ma chi non sarebbe crollato?

Tu li hai portati sull’alto monte, come quello delle beatitudini, e ti sei fatto vedere con il “volto brillante” per spiegare loro che con Te l’amore vince sull’odio e la vita sulla morte.

Gesù porta anche me sul monte. Aiuta anche me a capire che essere buoni, perdonare, imparare a perdere e stare dalla parte di chi è più debole rende bello il volto, la vita e il vivere.