FACCIAMO MEMORIA DI MONS. LUIGI BETTAZZI

28-11-2023 - Notizie

FACCIAMO MEMORIA DI MONS. LUIGI BETTAZZI 

 

Un secolo in dialogo di don Gianluca Blancini

 

È stato un secolo in dialogo e di dialogo quello che ha attraversato Mons. Luigi Bettazzi nella sua lunga vita che ebbe inizio a Treviso il 26 novembre 1923. Un tempo di apertura e di rottura di antichi schemi polverosi che ha visto la Chiesa introdursi in un rapporto rinnovato nei confronti della Parola di Dio e del suo Mistero da un lato e in relazione con il mondo dall’altro.

Amava ricordare i tempi del Concilio, lui che ne era stato prima partecipe e poi testimone per decenni, e in modo particolare le quattro Costituzioni che ne delineavano l’ossatura: la Dei Verbum con la sua centratura sulla autorivelazione da parte di Dio in Cristo; la Sacrosanctum Concilium che poneva la dimensione sacramentale alla base della comprensione della natura stessa della Chiesa; la Gaudium et Spes con cui il popolo di Dio si poneva in atteggiamento di servizio e di ascolto nei confronti dell’umanità tutta e la Lumen Gentium che riposizionava in senso evangelico e profetico la gerarchia della Chiesa, il ministero ordinato, rovesciando la concezione piramidale che si era andata affermando da tempo.

Un vescovo di frontiera, saldamente ancorato al cuore della tradizione autentica, per taluni scomodo o “imbarazzante”, per molti un padre capace di accogliere istanze nuove, di ascoltare le voci più disparate e di vedere con slancio profetico i segni dei tempi.

Fu così che, chiamato a far parte dell’assemblea conciliare del Vaticano II nel 1963, anno della sua ordinazione episcopale e per tre sessioni, formatosi alla scuola del Cardinale Giacomo Lercaro, intervenne in aula in favore dei temi della libertà religiosa e della collegialità, realtà un po’ trascurate dopo il Concilio Vaticano I e che oggi risuonano sulle bocche e negli scritti di molti. Allo stesso tempo si vide partecipe di uno slancio ecclesiale in favore dei poveri, aderendo al Patto delle Catacombe, sottoscritto insieme con altri Padri conciliari il 16 novembre 1965, sul finire del Concilio, con la convinzione che la Chiesa non fosse solo per i poveri, ma dei poveri. La rinuncia a segni esteriori di apparenza, di onore e di ricchezza ne fu la logica conseguenza, così come l’atteggiamento di sensibilità sociale che lo portò a sposare la causa operaia in quel di Ivrea sul finire degli anni Settanta e a offrire la sua stessa persona in ostaggio all’epoca del rapimento di Aldo Moro nel 1978, da parte delle Brigate Rosse. Con lui anche Mons. Clemente Riva, ausiliare a Roma, e il Vescovo Alberto Ablondi che, da Livorno, condivideva la stessa visione di Chiesa, mai autocentrata, sempre in relazione e in debito di un annuncio liberante per ognuno, quello del Vangelo-buona notizia.

Il suo rapporto epistolare con la Sinistra italiana degli anni Settanta, con Enrico Berlinguer nel 1976, fece sicuramente discutere, ma fu un tentativo coraggioso di dare seguito, con coerenza e franchezza di fede, a una visione del rapporto tra Chiesa e mondo in vista del bene comune non esclusiva, piuttosto capace di collaborazioni creative, seppur rischiose, nell’ottica del superamento dei pregiudizi rispettivi per individuare punti di contatto e così dare inizio a un dialogo fino ad allora impensabile in campo politico.

L’impegno di pastore nella Diocesi di Ivrea fu segnato per trentatré intensi anni (1966-1999) soprattutto da due dimensioni: la sinodalità e il dialogo ecumenico. Il sinodo diocesano eporediese celebrato dal 1984 al 1986 e quello sulla Parola di Dio dal 1995 al 1996, indicarono un percorso di Chiesa condiviso nella corresponsabilità estesa ai laici, uomini e donne partecipi di un percorso di comunione. L’attenzione in campo ecumenico ispirò l’episcopato di Bettazzi fin dagli inizi e portò alla istituzione della Commissione diocesana per l’Ecumenismo e il Dialogo, presieduta da un laico e impegnata nella promozione di iniziative concrete di solidarietà, culminate agli inizi degli anni Novanta con la realizzazione della Casa di Abramo, casa di accoglienza per immigrati, in collaborazione con la Chiesa evangelica Valdese, le Chiese dei Fratelli di Ivrea e Chiaverano, nonché la Comunità ebraica. Questa opera di solidarietà, soprattutto nei confronti di fratelli musulmani che giungevano nel Canavese, fu il frutto delle riflessioni elaborate negli incontri di formazione proposti con costanza a clero e laici negli anni, con uno sguardo aperto e condiviso con i cristiani di altre confessioni presenti in diocesi, senza trascurare la dimensione interreligiosa e un fecondo rapporto con la Comunità ebraica in special modo. L’attenzione a livello ecumenico fu accompagnata dall’amicizia spirituale con le comunità di Taizé e di Bose, con frère Roger presente alla sua ordinazione episcopale il 4 ottobre 1963 e poi con Enzo Bianchi fino all’ultimo giorno.

Accanto all’impegno pastorale in quel di Ivrea si andò affermando nella vita di Mons. Luigi Bettazzi il coinvolgimento a livello nazionale e internazionale sui temi della pace, della nonviolenza e della giustizia. Fu presidente del movimento cattolico Pax Christi, nato in Francia nel 1945, prima in Italia poi a livello più ampio dal 1978 al 1985. In questo quadro va situata la profonda amicizia con Mons. Antonio (Tonino) Bello, fino alla morte di questi nel 1993. Con il Vescovo di Molfetta, nel 1992 aveva preso parte alla marcia pacifista organizzata dai movimenti Beati i costruttori di pace e Pax Christi, nel cuore dello scontro armato in Bosnia ed Erzegovina. La interposizione tra le parti in conflitto, di cui la marcia era stata una concretizzazione, assieme al disarmo e all’azione diplomatica erano i tre elementi che il Vescovo Luigi ribadiva con fermezza ancora durante i suoi ultimi interventi pubblici a poche settimane dalla morte, nel suo accorato appello per una possibile soluzione del conflitto russo-ucraino e alla luce della enciclica Pacem in Terris che andava commentando nel sessantesimo anniversario. È stato l’impegno in favore della nonviolenza, della difesa dei diritti umani e della giustizia, sempre calato in una visione lucida, disincantata e attuale delle vicende, che ha fatto guadagnare a Mons. Bettazzi l’attenzione e la stima di molti non credenti e dei giovani con cui non ha mai smesso di dialogare.

In campo teologico ha avuto il coraggio di affrontare temi scomodi, ancora negli ultimi tempi, con atteggiamenti di apertura, di accoglienza e di confronto in vista del bene. Ha saputo interrogarsi e interpellare i suoi interlocutori senza dettare lezioni, ma sollevando questioni da affrontare senza precomprensioni anche attraverso il senso dell’intuito, di cui negli ultimi tempi andava affermando il ruolo essenziale, accanto all’intelligenza discorsiva e deduttiva.

Così si espresse sul tema del ruolo della donna nella Chiesa e su temi di teologia morale rispetto ai quali era più difficile trovare una convergenza, cercando di promuovere ulteriori passi nella ricerca e servendosi talvolta anche del suo spiccato umorismo, capace di spiazzare ogni difensiva, anche dottrinale.

Mons. Bettazzi, convinto del valore dell’umano e della sua sacralità, a partire dalla quale procedere nella ricerca del divino, ha saputo insegnare a molti, come padre e pastore, come si vive da cristiani e a coloro che hanno avuto la possibilità di incontrarlo sul suo letto di morte ha insegnato come da cristiani si muore, con serena fiducia, sorridendo all’incontro con il Tu di comunione che si è amato e servito per una vita intera.

È morto così il 16 luglio scorso, a quasi cento anni, più giovane in spirito di molti di noi!

 

Negli ultimi tempi il Vescovo Luigi è stato spesso partecipe delle iniziative proposte da don Mario Marchiori a Ronco di Cossato nell’ambito dell’iniziativa Una Chiesa a Più Voci, per raccontare il “suo” Concilio, per presentare le sue recenti pubblicazioni e per condividere il suo pensiero su temi di attualità e sulla pace. Questa sera in quello stesso luogo, in presenza, si farà memoria della sua esistenza assieme a quanti l’hanno accompagnato nel suo impegno e a coloro che desiderano accoglierne l’eredità spirituale. Nel corso della serata sarà presentato l’ultimo lavoro editoriale del Vescovo emerito di Ivrea “A tu per tu con Dio”, considerato il suo testamento spirituale.

Da segnalare in special modo la presenza di Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente di Pax Christi, e l’intervento di Giuliana Bonino, Segretaria di Pax Christi per diciassette anni dal 1968, stretta collaboratrice del suo Vescovo fino alla fine. Federica Zanardo proporrà alcuni brani come era solita fare in occasione degli ultimi compleanni di Mons. Bettazzi che con lei condivideva l’amore per la musica e la passione per il pianoforte.