Torniamo all'essenziale

22-02-2024 - Notizie

Dopo duemila anni di cristianesimo e oltre 200 anni dal grido di "liberté, égalité, fraternité (a cui aggiungerei dignité), ci ritroviamo immersi fino al collo in un neoliberismo diffuso che è la negazione dell'amare il prossimo come noi stessi ed e dei suggerimenti proposti dalla rivoluzione francese.

E allora proprio oggi, c'è più che mai bisogno di tornare all'essenziale.

 Spesso durante la pandemia, abbiamo sentito ripetere:" Dopo questi eventi cambierà tutto. Non potremo più tornare come prima".

E invece l'egoismo, l'individualismo, il menefreghismo, il consumismo… hanno stravolto i criteri per valutare le cose che contano. Siamo nati con ciò che è essenziale per vivere il respiro, due braccia che ci hanno accolto.

Tornare all'essenziale, vuol dire tornare all'origine, ravvivare il fuoco e le motivazioni dell'inizio, riassaporare la bellezza del saper fare a meno, esperti nell'individuare il superfluo.

Il concetto di necessario oggi si è allargato tanto da comprendere anche il superfluo.

Già secoli fa, Marco Aurelio ci ammoniva:« La maggior parte delle cose che diciamo e facciamo non sono necessarie: chi le elimina dalla sua vita sarà più tranquillo e sereno».

La grandezza di una persona sta nel riconoscere che tutto è importante ha anche un'alba, un tramonto, un arcobaleno, un fiore di campo, il profumo di un bosco, anche se questi piaceri implicano consumare un po' di meno. E al contrario, il consumo, invece di essere ridimensionato, è considerato addirittura una virtù del buon cittadino.

LA COSTITUZIONE È ESSENZIALE

L'articolo 3 della nostra Costituzione è essenziale. Nella prima parte dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E nel contemplativo americano Tomas Merton il concetto che "ognuno di noi è diverso dall'altro, ma ognuno di noi è insostituibile". Nel film di Federico Fellini "La strada"( 1955) a Giulietta Masina in lacrime che scoraggiata dice: "Nessuno mi ama, io sono inutile" il clown risponde: "Vedi questo sasso? È importante. Anche tu sei importante".

LA DIGNITÀ È ESSENZIALE

Dignità e reciprocità. È non piegare strumentalmente l'altro hai proprio obiettivi. Kant ci dice in maniera  inequivocabile cosa bisogna fare per rispettare la dignità dell'altro:« Considerare "sempre l'essere umano, nella sua espressione individuale così come in quella collettiva, un fine e non un mezzo».

La dignità fonda l'essenza dell'individuo come esemplifica la lingua ebraica, nella quale l'attributo etico viene definito "onore verso se stessi".

Viviamo in una società che producono quelle che Zygmunt Bauman ha definito" vite di scarto", selezionate con criteri attinti unicamente dal processo produttivo. Ecco allora un orizzontale ingombro di poveri e disoccupati, precari e immigrati, persone alle quali vengono negate eguaglianza e dignità derubate della propria umanità. (Quante volte, in questi anni, ce lo ha ricordato Papa Francesco)!

L' I CARE (MI STA A CUORE) È ESSENZIALE.

La democrazia-anche la nostra-corre seri rischi non tanto per l'arroganza del potere quanto per l'indifferenza della maggioranza del popolo. Solo la fine dell'indifferenza, solo la difesa intransigente di principi e valori irrinunciabili potrà porre un argine a qualsiasi potere. Lo slogan dell'insurrezione scoppiata a Tunisi durante le "primavere arabe" del 2011 recitava:" Siamo pronti a mangiare anche solo pane e acqua, ma vogliamo libertà e dignità".

Una grande lezione ci viene dalla Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana:" Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio, sortirne insieme è la politica, sortirne da soli e l'avarizia".

Per questo Don Milani aveva affisso alla porta della scuola un grande cartello con la scritta  "I care", Mi sta a cuore.

L'INDIGNAZIONE È ESSENZIALE

L'indignazione è un impegno troppo spesso sottovalutato e dimenticato: una fatica che appare inutile, una reazione sproporzionata. Tanto vale accettare, sopportare, adattarsi. Indignarsi appare troppo spesso vano. Ma così si apre la porta alle ingiustizie, alle corruzioni, alla immoralità. È la nostra storia di tutti i giorni: una storia fatta di appiattimenti, di rinunce, di pensiero debole. L'indignazione è un'idea nobile di rifiuto attivo delle ingiustizie e dei torti.

È una virtù da veri cittadini, è aperta alla responsabilità e affronta le ingiustizie, le disuguaglianze, permettendo così di cambiare almeno la piccola parte di mondo in cui ci troviamo a vivere.

LA TENEREZZA È ESSENZIALE

In tempi improntati al cinismo e all'individualismo, la tenerezza è in primo luogo ascolto e sa metterci in contatto con la sofferenza, con le ferite più profonde dell'animo degli altri. Ci pone in sintonia con loro, arricchisce le nostre relazioni. È la strada migliore, più efficace, per farci uscire da quella roccaforte che è il nostro io.

Leopardi definisce la ragione come la vera follia, e aggiunge che solo la conoscenza emozionale ci consente di cogliere la tenerezza. 

VIVERE DA "VERI" CRISTIANI È ESSENZIALE

Per noi europei che ci richiamiamo fino alla noia alle nostre "radici cristiane" è essenziale cominciare a esserlo davvero.

La vita spirituale adulta è un preciso esercizio di attenzione. Attenzione al momento presente, a ciò che stiamo facendo in quest'attimo: insomma un vivere da svegli e non da "sonnambuli "come veniamo definiti nel rapporto CENSIS di quest'anno.

Custodire il fuoco, essere lievito e sale: a questo siamo chiamati!

Il fuoco si affievolirà sino a spegnersi quando l'attenzione sarà rivolta solamente al "mio" e all' "io". Al mio interesse, al mio vantaggio, al mio punto di vista, ai miei progetti, ai miei pre-giudizi, alle mie attese…

da un'amica ho ricevuto la foto di un cartello esposto da un commerciante davanti al suo negozio, foto che ritengo significativa per fissare il momento presente.

Sul cartello c'è scritto: «Oggi chiudo per troppa stanchezza. Riapro martedì»

Non è anche questo un modo (purtroppo poco praticato) per tornare all'essenziale?

(Pasquale Iannamorelli, Qualevita)