
XXVI DOMENICA ANNO C con preghiera dei piccoli
Dal Vangelo secondo Luca 16,1-13
«C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma".25Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". 27E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". 29Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro".30E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". 31Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».
La parabola dell’uomo ricco che banchetta ogni giorno ignorando la presenza del povero Lazzaro seduto alla sua porta, è stata raccontata da Gesù per aiutare chi lo ascolta a cambiare stile di vita e a impegnarsi nell’unico tempo che ci è dato di vivere: il presente.
Lungo la storia, però, abbiamo spostato l’insegnamento di Gesù dal presente al futuro per costruire quell’al di là pensato come il luogo della ricompensa o del castigo della vita terrena. Se sei stato povero avrai retribuzioni gratificanti una volta morto e se invece hai vissuto da ricco e da avaro indifferente nei confronti dei deboli, avrai la “giusta punizione”!
Gesù con questa parabola, però, non pensa al futuro. Ciò che per Lui conta è vivere bene l’unica vita che ci è stata donata e non trovarsi mai così soli da sperimentarsi senza aiuti. Certo, il fatto che “l’aiuto” che tutti cerchiamo ci arrivi dal “povero” che vivacchia vicino a noi, è elemento che spiazza e che disorienta il lettore di ieri come quello di oggi.
E si notino alcuni particolari. Il ricco è senza nome. Si sa però come è vestito (abiti di porpora e di lino finissimo) e veniamo informati che ogni giorno mangiava più del necessario per vivere. Del povero non si conosce nulla (perché è in quella condizione, da dove proviene, etc.) sappiamo però che la miseria che lo circonda non gli ha tolto la dignità di figlio di Dio e che il suo nome è Lazzaro. Che significa “Dio aiuta”. E l’insegnamento è tutto qui: Dio non ha creato la povertà e l’ingiustizia. Queste sono generate dall’ingordigia di chi accumula e di chi trattiene per sé quanto appartiene anche ad altri.
Il Dio di Gesù ha però scelto di affidare ai “poveri” (letteralmente ai “piegati” e “curvi” nell’atto del mendicare) che ci sono vicini l’affascinante compito dell’aiutarci a traghettare la nostra vita dall’egocentrismo all’altruismo, dall’ingiustizia a pratiche di giustizia. Al ricco della parabola non interessa questo tipo di “aiuto”. A lui bastano abiti lussuosi e continui banchetti. E dell’aiuto che proviene da Lazzaro è convinto di non averne bisogno. Chissà se quando san Luca scrive che Erode, durante il processo farsa a Gesù, “gli mise addosso una splendida veste” (Lc. 23,11) aveva in mente questa parabola. Un dato però è certo: quando il mondo dei ricchi usa gli abiti eleganti per nascondere i poveri, è il segno evidente che si rifiuta l’aiuto che Dio ci mette accanto per contrastare l’ingiustizia che ci rovina.
Per la nostra attualità. Gli squilibri tra Nord e Sud del mondo sono visibili ad occhio nudo e sono conosciuti anche dai bambini. Così come è risaputo che la quasi totalità dei nostri indumenti è prodotta in Cina, in India e in quelle parti del mondo dove la mano d’opera costa quasi nulla per garantire profitti stratosferici al mondo della moda (che solo in Italia fattura più di cento miliardi all’anno).
I poveri che tante volte ci disturbano sulle nostre strade non sono- però – presenze da respingere o da rimandare al Paese d’origine (anche perché la casa non ce l’hanno), ma coloro che ci aiutano a vivere (penso alle nostre badanti, ai lavoratori stagionali nell’agricoltura, nel mondo dell’edilizia e in tutti quei lavori che non vogliamo più fare) e coloro che ci aiutano a ritrovare la strada di Dio, di noi stessi e della bellezza di un vivere per gli altri. Che Dio abbia bisogno di noi per soccorrere i poveri è decisamente bello; ma che noi abbiamo bisogno dei poveri per imparare la grammatica della vita e di Dio, è affascinante. Interessante anche il fatto che quando il ricco capisce che ha impostato male la sua vita vorrebbe aiutare e avvisare “solo” i suoi parenti (simpatico scoprire che l’avarizia rende chiusi e gretti anche da morti!), ma tra i vivi e i morti è cambiato il modo di comunicare. La sola maniera che ci è data per capire la logica della vita buona è quello di “ascoltare” la Parola di Dio e di accorgersi di chi, vicino a noi, è pronto ad aiutarci con la sua povertà.
Considerata la giornata elettorale, preghiamo anche perché chi oggi viene eletto usi la responsabilità (alta) che gli sarà affidata per servire il nostro Paese e per aiutare il mondo intero a trovare – finalmente –le strade della Pace, della giustizia e della solidarietà verso i tanti Lazzaro che ci sono accanto.
Buona domenica.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
a tavola parlavamo della parabola che oggi abbiamo pregato in chiesa e mia nonna l’ha chiamata: “la parabola del ricco epulone”. Un’espressione che mi ha fatto ridere perché non l’avevo mai sentita.
Lei mi ha spiegato che “epulone” vuole dire “mangione” (uno che organizza sempre banchetti e feste) e che non accorgersi che davanti a casa sua c’era un povero di nome Lazzaro, lo ha fatto vivere male, triste e sempre solo.
Gesù te lo chiedo con insistenza: aiutami a capire che i poveri che vivono vicino a noi sono come Lazzaro: “l’aiuto che Tu ci dai” per non restare chiusi nel nostro egoismo.
E come dice mia nonna: insegnami a vedere e ad aiutare soprattutto i poveri che non sanno chiedere aiuto. Sono loro i primi che dobbiamo aiutare.
Grazie Gesù.
Gesù oggi in Italia si vota. Aiuta chi viene eletto a servire il nostro Paese.