
III DOMENICA DI QUAREISMA Luca 13, 1 - 9
Due disgrazie ieri, ai tempi di Gesù: Galilei uccisi gratuitamente nel Tempio di Gerusalemme su ordine di Pilato e diciotto persone schiacciate e uccise dal crollo della torre di Siloe. Cronaca nera. Tragedie ad alto impatto sociale. Anche Gesù ne è a conoscenza. E decide di commentare quanto scuote l’opinione pubblica. Per evitare che vengano lette o interpretate come un castigo di Dio per peccati commessi da chi è stato ucciso.
Mille disgrazie oggi, ai nostri tempi: guerre, massacri, aggressioni, incendi con 59 morti bruciati vivi (Macedonia), terremoti, ma anche malattie, incidenti stradali e lutti che aggrediscono le nostre case. La tentazione di attribuire a Dio queste disgrazie è sempre presente: “Ma dov’era Dio?”, “Perché permette queste disgrazie?”, etc. Dio, però, non è un burattinaio che a qualcuno dà il potere di spadroneggiare sulla vita degli altri; altri li punisce con disgrazie che si sono meritate; mentre altri ancora, invece, li “prova” con malattie che solo Lui può mandare e – ovviamente – solo Lui può togliere o curare.
Era così ieri ed è così ancora oggi. Non c’è potente della terra – da Trump a Putin passando per Netanyahu – che non dichiari di essere stato incaricato da Dio a svolgere quanto di bene (purtroppo poco) e di male (tanto!) sta facendo. Gesù ribadisce a caratteri cubitali, in questo passo del Vangelo, che il Dio che ha creato il cielo e la terra e che ci ha voluti a Sua immagine e somiglianza rispetta la nostra libertà. Sempre e per tutti. Non è Lui, dunque, che manda malattie a piccoli, grandi o anziani o che organizza incidenti sul lavoro, in discoteca o sulla strada. Il Dio di Gesù non si preoccupa di rendere uno Presidente per poi collocare un altro dalla parte della opposizione. E se qualcuno dice che è Dio che gli ha affidato quell’incarico amministrativo, dirigenziale o politico, è evidente che si tratta di un bugiardo e di un manipolatore del genere umano. Dio non “manda” malattie o guarigioni come punizioni o premi. E chi prima di entrare nel gioco d’azzardo invoca il nome di Dio per ottenere vincite strepitose, sappia che compie una doppia immoralità: la prima perché spera di vincere del denaro con il gioco anziché ottenerlo con il lavoro; la seconda perché “invoca il nome di Dio invano”.
Significa che Dio è assente dalla nostra vita? Assolutamente no. Ci è accanto. Ci è vicino. È chinato su di noi per aiutarci ad ascoltare la Sua Parola – il Vangelo – ed è costantemente con noi con il dono dello Spirito Santo che, giorno dopo giorno, ci guida per un’esistenza in direzione del bello, del vero, del buono e del giusto. D’altra parte il nome del Signore Gesù è “Emanuele”, il Dio-con-noi, ma non per assecondare i nostri deliri di onnipotenza (quante volte i potenti usano il nome di Dio per giustificare le loro nefandezze!) o per cambiare all’ultimo minuto l’evolversi della cronaca che dipende solo e sempre da noi. Dio è con noi con il Gesù risorto e il Suo Spirito per aiutarci a capire i tempi che viviamo da soli e per educarci a riconoscere la sua presenza in quanto ci accade. Pochissimi versetti prima di questo passo, Gesù così dice folle: “Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia", e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. 6Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Luca 12, 54-57).
Come a dire: non scomodate la fede in Dio per capire dove siete e quanto vi accade. Ma sappiate che nella storia di ogni giorno il Dio di Gesù ci lascia mille segni della Sua presenza affinché ognuno di noi sappia riconoscerlo, ascoltarlo e seguirlo. Ma per fare questo è necessario che ognuno di noi decida di “convertirsi” e decida di mettere al centro della sua vita non l’io che rincorre sé stesso, ma l’altro: che per noi è fratello e – allo stesso tempo – colui che ci fa incontrare l’Altro di cui abbiamo continua nostalgia.
Cambiare modo di pensare. Cambiare modo di vivere. Cambiare modo di giudicare la storia, la società e il fratello. Cambiare modo di amare per immettere in questa attività la forza liberante del perdono. Cambiare anche il modo di pregare e di credere: per non usare Dio per i nostri affanni quotidiani, ma anche per non estrometterlo dalla nostra vita così da perdere la speranza e la voglia di infinito. Significa educare il nostro cuore a pensare, a giudicare e ad agire come il Signore Gesù
Quanta speranza in questa pagina di Vangelo. E se non riesco, si domanda il lettore di san Luca? Nessuna paura. Quando il padrone della vigna si accorge che il suo albero di fichi non produce frutti, dà ordini al vignaiolo di tagliarlo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”.
Ma il vignaiolo – che fuor di metafora è il Signore Gesù – replica al padrone della vigna: “Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire.”. Dio non decide per noi e non si sostituisce alla nostra libertà. Ma Suo Figlio, il Signore Gesù, ci è accanto per sostenere le nostre incertezze; per implorare presso il Padre un supplemento di pazienza per la nostra conversione; per donarci – finalmente – la forza di portare, là dove viviamo, frutti di bontà, di giustizia e di solidarietà. Il Signore Gesù non guida, non studia e non prende le medicine al nostro posto. Ma zappa attorno al nostro cuore affinché venga sradicata la cattiveria dell’egoismo, dell’avarizia o del rancore e ciascuno di noi diventi capace di assumersi – liberamente – le sue responsabilità per fare quel bene di cui abbiamo conoscenza e che a volte non riusciamo a realizzare.
Ecco il bello della Quaresima.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
anche oggi accadono disgrazie. In Macedonia, l’altro giorno, sono morti bruciati vivi 59 giovani. Israele ha messo fine alla tregua nella Tua terra e ha ripreso a bombardare i palestinesi. Ma è così in qualsiasi guerra nel mondo.
Ma le disgrazie avvengono anche nelle nostre case; dove viviamo. Il papà di un mio compagno è morto all’improvviso per un infarto fulminante.
Grazie Gesù perché oggi ci ricordi che non è Dio che ci manda le disgrazie e che la causa del male non è mai del Padre Tuo.
Tu sei sceso sulla nostra Terra, Gesù, per aiutarci ad uscire dal male, non per punire l’uno o l’altro con guerre, terremoti, malattie o incidenti stradali.
Grazie Gesù perché con noi non usi la “scure” che condanna e che uccide, ma la “zappa”: che pulisce il terreno per aiutarci a portare frutti di pace e di bontà.