XI DOMENICA ANNO B con preghiera dei bambini
[In quel tempo, Gesù] diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Marco 4, 26-34
Quando san Marco compone questo racconto sono passati tre o forse quattro decenni dal mattino di Pasqua. I discepoli che hanno deciso di seguire Gesù risorto sono stanchi e messi a dura prova dalle persecuzioni. Alcuni di loro si stanno scoraggiando. Altri hanno già deciso di tornare indietro, ma per tutti le oggettive difficoltà che vivono sono fonte e premessa di sfiducia (“Ma che senso ha resistere e perseverare nella fede? Ma perché vince sempre il male? Ci eravamo illusi che bene e vita potessero essere le ultime parole, in realtà non cambia mia nulla: violenza, soprusi e ingiustizie sembrano vincere sempre.”).
San Marco conosce molto bene questi loro stati d’animo. E per consegnare loro una forte promessa di speranza presenta il Regno di Dio (annunciato e inaugurato da Gesù) con l’immagine del seminatore che con il gesto largo e generoso del “gettare” il seme su qualsiasi terreno diffonde e “consegna” la Parola di Dio senza stancarsi mai.
Il messaggio è forte e intenso: seminare la Parola di Dio è impegno continuo e faticoso, ma il crescere di quel seme non è affidato al contadino che lo lancia. La Parola di Dio cresce con una sua forte e decisa autonomia. Al di là di qualsiasi sforzo del seminatore. È vero: dopo la semina tutto tace; non si vede nessun risultato ed in quel silenzio che sembra annunciare la morte del proprio lavoro, è normale scoraggiarsi.
In realtà, dice san Marco, si tratta di un inganno ottico. Al di là delle apparenze, il seme cresce, germoglia e si prepara a donare – a chi ha la forza di perseverare nell’attesa – raccolti abbondanti (“Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce”).
DOMANDE PER LA NOSTRA ATTUALITÀ. Ma non siamo anche noi in questo scenario? È vero: la pandemia sta rallentando e abbiamo ripreso quasi tutte le nostre precedenti libertà, ma le nostre comunità cristiane e le nostre famiglie restano scosse dai lutti, dalle fatiche, dalla perdita di lavoro di molti di noi e dalla difficoltà di arrivare a fine mese che, purtroppo, caratterizza molte nostre case. Incidenti sul lavoro, tragedie nei trasporti, violenze e disonestà continuano ad affiancare le nostre settimane e non poche volte abbiamo l’impressione che tanto nostro impegno sia inutile. Catechisti, animatori, educatori, laici impegnati nelle comunità cristiane, ma anche suore o noi preti: tanto impegno, tanta fatica, ma – di fatto – sono sempre meno coloro che si accorgono del nostro “seminare”. “Dove stiamo sbagliando?”, cominciano a domandarsi in molti. Perché non vediamo i risultati che vorremmo vedere?
Ma lo stesso lo potremmo dire anche per i non credenti o i non praticanti. Alla luce dei continui e troppi scandali che emergono giorno dopo giorno, ha ancora senso credere nell’onestà, nella giustizia, nel “pagare le tasse” o nella solidarietà generosa e gratuita per aiutare i più disperati? Se quasi tutti fanno i furbi e pensano solo al loro “profitto” – ecco la domanda insidiosa che serpeggia in noi – devo “salvarlo” io il mondo?
San Marco non ha dubbi. Il bene vince sul male. L’onestà, la giustizia e la solidarietà sono più forti di qualsiasi ingiustizia, violenza o egoismo. A noi non è chiesto di spingere il seme che cresce (“non tirare l’erba che cresce” recita un saggio proverbio). A noi il buon Dio domanda di ascoltare la Sua Parola e di “allargare le braccia” per lanciarla nel mondo (sul terreno) con la testimonianza di un vivere per gli altri. Tutto il resto lo fa Lui.
Buona domenica. E auguri cordiali di buon onomastico a chi porta il nome di sant’Antonio.
Preghiera dei bambini
CARO GESU'
oggi a messa sono riuscito ad ascoltare anche la prima lettura.
Parlava di Dio che prende un ramoscello dalla cima di un cedro e che lo pianta sull’alto monte di Israele per farlo diventare un albero grandissimo e magnifico (dove tutti i passerotti trovano riposo, ombra e fresco).
Tutto è grande in questo racconto. Tu, però, hai cambiato schema. E al posto del cedro magnifico e del grande monte, hai fatto riferimento all’orto di casa! Per dirci che Tu fai crescere il Tuo amore là dove noi viviamo.
Gesù Tu parli sempre in modo semplice e usi gli esempi e i luoghi della vita di tutti i giorni per farci capire che ci vuoi bene e che ci sei vicino.
Grazie Gesù per questo anno scolastico appena finito. E grazie perché la Tua Parola cresce dentro di noi (quando siamo svegli, ma anche quando dormiamo).