IV DOMENICA DI QUARESIMA anno A con preghiera dei piccoli
Dal Vangelo secondo Giovanni 9, 1 - 41
(In quel tempo, Gesù) passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?". 3Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo". 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe" - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Domenica scorsa il Vangelo di Giovanni ci ha comunicato in modo forte e chiaro che l’acqua vera che disseta la nostra voglia di infinito si chiama Gesù. Oggi lo stesso evangelista utilizza un simbolo diverso e ci dice che Gesù è la luce che rende possibile – per ciascuno di noi – il vedere. E sul fatto che oggi siamo un po’ tutti ciechi nei confronti di quanto ci circonda, non ci sono dubbi. I cambiamenti climatici sono visibili (siccità compresa), ma non vogliamo vedere le cause che hanno stravolto le nostre stagioni per non cambiare stili di vita. Per quanto riguarda l’aggressione in Ucraina della Russia, idem come sopra: gli effetti dei bombardamenti li vediamo, ma i nostri occhi non riescono a scorgere vie di uscite in grado di costruire negoziati e di arrivare alla Pace (quest’ultima ormai barattata da tutte le parti in causa con la parola “vittoria”). Ma siamo ciechi anche davanti alla questione migranti che riempie le pagine dei nostri giornali e i dibattiti televisivi. Quando possiamo facciamo finta di non vederli, altre volte li guardiamo con un po’ di fastidio e in molti li vedono solo come stranieri, come nemici, come invasori o come una minaccia per la nostra sicurezza. La Coldiretti, la Confindustria e quanti operano nel settore della cura delle persone ci dicono che senza immigrati (almeno un milione all’anno per sostenere la nostra denatalità) il nostro Paese muore. Nonostante tutto questo, però, i nostri occhi non riescono a vederli come fratelli che cercano accoglienza e le nostre politiche sull’immigrazione guardano il migrante solo ed esclusivamente per difendersi da chi chiede accoglienza mentre in realtà è presenza che ci aiuta a diventare un Paese migliore.
Si noti però la bellezza di questa pagina di vangelo. Chi vede il cieco (seduto lungo il ciglio della strada a mendicare?) è Gesù. L’iniziativa, ci dice l’evangelista, è sempre Sua. Ed il fatto che la figura del cieco non abbia nome è per permettere a ciascuno di noi di identificarci con lui e scoprire che è sempre il Signore Gesù che ci vede per primo, che ci cerca e che ci viene incontro. Gli altri (i discepoli, i vicini, i genitori, i giudei e i farisei) vedono in lui solo un poveraccio che ha peccato e che è responsabile dei suoi guai. Perché questo vuole dire essere ciechi: ridurre l’altro – ogni altro – al suo problema e considerarlo colpevole anche se in realtà è solo una vittima. Andiamo però avanti. Dopo essersi presentato come la luce del mondo, Gesù costruisce un gesto altamente simbolico: “sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco…”. Il richiamo alla creazione dell’uomo di Genesi 2,7 è immediato e trasparente. E serve a chi scrive per dire a ciascuno di noi che quando Gesù ci vede e ci incontra ci rinnova in modo così profondo da renderci creature nuove liberate dalla paura di amare. Da adesso in poi chi legge è invitato a non farsi distrarre dal rumore generato da chi non vuole “vedere” questo scomodo Gesù perché ha paura di perdere il suo potere o perché non si sente pronto ad una libertà così grande. Il lettore deve camminare al seguito del cieco a cui Gesù ha ridato la vista. A cominciare dal dire – con lui e come lui – “sono io”.
“Io sono” è il nome di Dio (così si è presentato Jahvè a Mosè quando gli ha chiesto quale è il Tuo nome). Ed è il modo con cui Gesù si presenta ai Suoi (“Io sono la strada, io sono il buon pastore, etc.”). Toccato da Gesù, il cieco prende coscienza che quell’incontro lo introduce nella vita stessa di Dio (al punto di poter dire “sono io”) e che “quell’uomo che si chiama Gesù” (9,11) è “un profeta” (9,17), che certamente viene da Dio (9,33) e che è il solo Signore che salva e a cui ha senso affidare la propria vita (“Credo, Signore!” - 9,38).
Tutto il racconto è costruito perché nel pregare domenicale come comunità e personalmente si dica in modo nuovo – con il cuore, con la mente e con le labbra – “Credo, Signore!”. Esattamente come qualcuno ha detto – al nostro posto – quando, bambini, siamo stati battezzati. Con molta saggezza la chiesa ci chiede – con questa pagina di Vangelo – di rinnovare, da adulti, le nostre promesse battesimali perché quel “Credo, Signore!” diventi la nostra preghiera, la nostra litania che – con l’aiuto del Vangelo – ci apre gli occhi e ci rende consapevoli – da un lato – che le ginocchia vanno piegate solo davanti al Signore Gesù e – dall’altro lato – che il principio della libertà è dato dal non ridurre mai l’altro ad un problema per riconoscerlo sempre e solo come il fratello che mi è stato donato da Dio per rendere migliore la mia vita. Ritrovare il nostro battesimo e riscoprire la forza generata dall’inginocchiarsi solo davanti al Signore Gesù: che bella la quaresima.
Preghiera dei piccoli
Caro Gesù,
sai che cosa mi colpisce di questo racconto? Che quel povero cieco “è visto” da tutti, tutti lo conoscono, tutti parlano di lui, ma nessuno parla “con” lui e nessuno fa qualcosa per lui.
Anche oggi è così.
Anche davanti alla nostra chiesa ci sono spesso dei poveri che chiedono l’elemosina.
Tutti li vediamo, ma solo pochi parlano con loro.
Sai che cosa mi piace di Te, Gesù?
Che al povero Tu non fai una piccola offerta per evitare di fermarti a parlare con lui.
Tu decidi di incontrarlo. Ti fermi. Prendi l’iniziativa, vuoi capire, parli con Lui e lo ascolti.
E non lo giudichi. Mai.
Quel cieco dopo aver parlato con Te è l’unico che ti vede e che ti riconosce.
Gesù ti posso chiedere di aprire anche i miei occhi e di insegnarmi a guardare il mondo come lo vedi Tu?
Grazie Gesù.