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IL SONNO DELLA RAGIONE

IL SONNO DELLA RAGIONE

Cari amici, Si è tenuto a Vilnius il vertice della NATO, che ha accolto la Finlandia e dato il benvenuto alla Svezia nell’Alleanza. Alla Russia sono state dettate condizioni di resa, fin sulla soglia, che si è stati però ben attenti a non oltrepassare, di una dichiarazione di guerra. All’Ucraina, cui si assegna il compito di sconfiggere la Russia, sono stati promessi ponti d’oro per la completa integrazione nella NATO, giunta peraltro già alla conclamata “interoperabillità” tra le relative Forze Armate, inclusa una perenne fornitura di armi, beffardamente definite “non letali”. Tutto ciò con la spensierata idea che non si rischi in tal modo la guerra mondiale. Come interpretazione autentica di queste decisioni vale ciò che, andando a Vilnius, il presidente Biden ha detto In un’intervista alla CNN , in cui ha fornito un quadro di come concepisca la NATO, così contraddittorio da renderla assurda. Biden ha detto che, finché c’è la guerra, l’Ucraina non può entrare nella NATO, perché ciò significherebbe entrare tutti in guerra con la Russia, e anzi, con l’Ucraina nella NATO “se la guerra è in corso, allora siamo tutti in guerra con la Russia”. Questa è una cosa che tutti sapevano, ma che nessuno aveva osato dire in modo così perentorio, e ora dopo un anno e mezzo di guerra dà clamorosamente ragione a Putin che proprio per questo l’ha fatta, per non trovarsi in guerra con gli Stati Uniti e tutto “l’Occidente allargato” una volta che la NATO fosse giunta ad inglobare l’Ucraina. È chiaro infatti che una guerra di tale natura avrebbe segnato la fine della Russia, e messo a rischio l’America. Dunque Putin ha fatto un favore anche a Biden, che ricambia, come fosse anche lui un “putiniano”, dicendo che l’Ucraina “non è pronta” a questo ingresso, “perché ci sono altri requisiti che devono essere soddisfatti inclusa la democratizzazione” (Putin più brutalmente l’ha chiamata “denazificazione”), che è l’altra ragione dell’invasione. Da qui l’ira di Zelensky, lasciato da solo ad officiare il sacrificio. Nello stesso tempo Biden , ribadendo che, finita la guerra, le porte della NATO saranno “aperte” all’Ucraina, ha istituito la condizione per la quale questa guerra non deve finire mai, perché se la guerra venisse meno la Russia di nuovo rischierebbe la fine, e dunque finché la NATO è NATO, e l’Ucraina confina con la Russia, mai più potrà esserci pace in Europa. Se questa è la pena inflitta all’Ucraina, il fine pena non arriverà mai. Il fatto è che Biden, mentre vuole la guerra in Ucraina senza fine, tant’è che ora le manda perfino le bombe a grappolo ed intende continuare a fornirle “armi e sicurezza come gli USA insieme agli alleati fanno per Israele” non vuole affatto entrare in guerra con la Russia perché sa benissimo che questa sarebbe la fine anche per gli Stati Uniti; e se c’è una costante della politica dell’America attraverso tutti i suoi presidenti e nel passaggio da un’epoca all’altra, dalle guerre mondiali del Novecento alla guerra fredda alla guerra “a pezzi” di oggi, è che la guerra contro la Russia in nessun modo si deve fare, Cuba docet. E tuttavia l’attuale programmazione americana, espressa nei documenti scritti della Casa Bianca e del Pentagono dell’ottobre scorso, contempla che entro il decennio la Russia deve essere messa fuori gioco per poi passare alla sfida finale con la Cina. Mettendo insieme tutti i postulati di questo teorema, ne viene fuori il seguente risultato: la Russia deve essere debellata ma non con la guerra a campo largo, l’Ucraina deve continuare a combattere a questo scopo in nome e per conto altrui, perché non fa problema la sua fine: sempre del resto il sacrificio della vittima è stato considerato salvifico (per gli altri); la NATO, è fatta per la guerra e a tal fine armata fino ai denti e fonte di spese militari e profitti infiniti distolti da altri necessari e nobili scopi, ma l’unica cosa che non può fare è la guerra; e se con la Russia gli Stati Uniti non possono né vogliono fare la guerra, tanto meno la faranno entro il decennio contro la Cina, nonostante la “sfida culminante” annunciata oggi a tutte lettere contro di lei . E il mondo, e noi? Noi e il mondo dovremmo stare a guardare tranne che questo meccano fatto di contraddizioni, perversità e algoritmi non imploda, per imprevedibili e perciò incontrollabili eventi, e tutto finisca nell’Armageddon. Per questa ragione glielo dobbiamo dire all’America, che la sua politica è completamente sbagliata. Glielo dobbiamo dire se le siamo alleati, se siamo la civiltà e perfino la religione che l’abbiamo data alla luce. Possiamo anche ammettere che il suo movente non sia quello di voler dominare il mondo come un unico Impero, ma sia l’ossessione della sua sicurezza in un mondo giudicato come pericoloso e cattivo, da dover tenere perciò sotto scacco, nella memoria storica manichea dei Padri pellegrini e del West. Ma dobbiamo dire all’America che ci sono più cose in cielo e in terra che non nell’”American heritage”, che ci sono altri modi di stare al mondo che armarsi fino ai denti e schierarsi nella lotta tra il Bene e il Male. Dobbiamo dire all’America: “no, non così”, se le siamo amici, o se siamo addirittura disposti ad accettarne la leadership, ma per fare migliore il mondo, non per distruggerlo. Nel sito pubblichiamo un discorso di Robert Kennedy Jr., in cui ha ammonito il suo Paese che ogni Impero si dissolve se sparge il suo esercito in mezzo mondo, un’analisi sul “sonno della ragione” dell’ex ambasciatore Carnelos, e una poesia di Erri De Luca sul pasto dei pesci nel Mediterraneo.

Con i più cordiali saluti, Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri

Finalmente un futuro per lo spirito di Bose

Riflessione di Riccardo Larini, autore di "Bose. La traccia del Vangelo". Larini, che vive a Tallinn, teologo, traduttore e pedagogista, esperto di ecumenismo, dal 1994 al 2005 è stato monaco di Bose con incarichi di responsabilità.

Siamo un gruppo di docenti e alunni...

Pubblichiamo la lettera di un gruppo di docenti dell'IISS Giovanni Falcone di Gallarate (VA)  che si esprime collettivamente contro le iniziative della NATO all'interno della scuola con alunne e alunni....

«Siamo un gruppo di docenti e alunni dell'Istituto Superiore Giovanni Falcone di Gallarate (VA).
Vi scriviamo preoccupati in merito alla questione dell'alternanza scuola lavoro (ora PCTO), che sta sempre più prendendo una piega militare. Da un anno, alunne/ della scuola prestano servizio all'interno della base Nato di Solbiate Olona (VA). A fine maggio militari della base

Nato hanno distribuito ad alunne/i impegnati nell'attività di PCTO cappellini con la scritta "We are

Nato" (Noi siamo Nato) e un volantino dove, nero su bianco, c'era scritto: "La manifestazione è nata per avvicinare al mondo militare" (vi alleghiamo le foto).

Proprio la Nato che propone agli Stati membri di aumentare la quota di spese militari ad ALMENO il 2% del Pil, quando già ora, con l'1,38%, si spendono 25 miliardi (MILIARDI!) di euro.

II Parlamento europeo ha già approvato a stragrande maggioranza la procedura d'urgenza per destinare una quota dei fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e

Resilienza) alla produzione di munizioni per l'Ucraina!

Tutto questo mentre lo 0,7 del Reddito Nazionale Lordo per aiutare i Paesi più poveri è ben lontano dall'essere raggiunto (l'Italia è allo 0,3...). Nato che non si spende per un negoziato e cessate il fuoco in Ucraina, ma continua in questa escalation che potrebbe portarci alla catastrofe nucleare (si è arrivati a parlare dell'invio dei cacciabombardieri F16!). Tutto questo stride enormemente con il vituperato articolo 11 della nostra Costituzione, che proprio quest'anno celebra i 75 anni ("L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali").

IL DIRITTO E LA STRAGE

 IL DIRITTO E LA STRAGE di Raniero La Valle

 
Cari amici,
un appello al governo perché la smetta di inviare armi e imbocchi invece la via della pace è stato fatto da quanti hanno partecipato a un incontro su “Guerra o pace?”- da Domenico Gallo ad Alfiero Grandi, da Barbara Spinelli al generale Fabio Mini, dall’ex ambasciatore Cassini  alla vice-presidente del Senato Mariolina Castellone -  tenutosi il 30 giugno alla  Biblioteca del Senato. Nello stesso tempo “la Repubblica”  pubblica oggi “a caratteri di scatola”, come si diceva una volta: “Bombe italiane per Kiev”...
 

Lettera aperta sul caso del prof. Martin Lintner

Lettera aperta sul caso del prof. Martin Lintner di Andrea Grillo

in “Come se non” - http://www.cittadellaeditrice.com/munera/ - del 1 luglio 2023

La decisione del Dicastero per la cultura e l’educazione cattolica di non concedere il nulla osta al prof. Martin Lintner per la nomina a preside dello Studio teologico accademico di Bressanone è oggettivamente sproporzionata e intrinsecamente incoerente – stanti le generiche ragioni addotte senza argomentazione pubblica...

Sinodo, censura e vigilanza episcopale

Sinodo, censura e vigilanza episcopale di Andrea Grillo

in “Come se non” - http://www.cittadellaeditrice.com/munera/ - del 2 luglio 2023

In un certo modo pare quasi provvidenziale che nel corso della parte finale del cammino che porterà il Sinodo dei Vescovi al doppio appuntamente sinodale dell’ottobre 2023 e 2024, si sia manifestata, improvvisamente, una crisi di consenso, con il mancato “nihil obstat” alla promozione a Preside del prof. di teologia morale Martin Lintner. Questo mette in luce almeno tre questioni vitali, che vorrei qui brevemente richiamare...

Sperare insieme, Chiara Castellani

"Sperare insieme", Chiara Castellani: "Bisogna fidarsi dei propri sogni"

Missionaria laica in Congo, medico Chiara è un piccolo, meraviglioso concentrato di energia e di speranza. Ascoltare la sua testimonianza al convegno di Romena "Sperare insieme" fa bene all'anima, alimenta energie buone. “Bisogna fidarsi dei propri sogni”: è questo il suo grande insegnamento. Chirurgo di guerra in Nicaragua, poi medico in Africa, trent’anni fa Chiara perse un braccio in un incidente, ma ha deciso di restare in Congo perchè, dice: "Potevo accettare di vivere con un braccio amputato, ma non avrei saputo vivere se mi fosse stato amputato il mio sogno".